Per alcune settimane la Francia è stata attraversata da una densa nube di sabbia proveniente dal deserto del Sahara. Un fenomeno noto anche in Italia: non è così raro trovare la tipica coltre ocra sui vetri delle automobili, soprattutto in inverno. Stavolta, però, il fenomeno ha assunto contorni inquietanti, poiché si è scoperto che la sabbia contiene cesio-137, un elemento radioattivo.
Nessun rischio per la salute, ma un “boomerang” in arrivo dal passato
Piccolo passo indietro: l’episodio è cominciato il 6 febbraio e ha coinvolto dapprima la porzione meridionale e orientale della Francia. Quindi si è spostato anche sul resto del territorio. L’Associazione per il controllo della radioattività nell’ovest (Acro) ha deciso quindi di analizzare le polveri, scoprendo appunto gli elementi radioattivi. Soprattutto, secondo quanto specificato dalla stessa Acro, quello rintracciato è “un radioelemento artificiale che non è presente in modo naturale nella sabbia e che è prodotto dalla fissione nucleare in caso di esplosione”.
È bene specificare che, fortunatamente, il quantitativo di radioattività è pari a 80mila becquerel per chilometro quadrato: una dose molto bassa e non pericolosa per la salute. Ad effettuare l’analisi è stato infatti lo scienziato Pierre Barbey, dell’università di Caen, che parlando all’emittente France 3 ha spiegato che col passare dei decenni la radioattività risulta via via più debole. “In questo caso – ha spiegato – non si tratta di un problema sanitario ma di ricordare al mondo cosa ha fatto la Francia”.
Negli anni Sessanta il Sahara algerino fu teatro di numerose esplosioni
Da dove viene infatti quel cesio-137? All’inizio degli anni Sessanta, il governo di Parigi aveva effettuato numerosi test nucleari nella porzione del deserto del Sahara presente in Algeria. A tal fine, a partire dal 1957, furono costruite due basi nella zona.
As revealed in declassified maps in 2013, radioactive fallout from the Gerboise Bleue test spread far across north Africa. pic.twitter.com/705sir1SRZ
In particolare, il 13 febbraio del 1960 fu realizzata una devastante esplosione nucleare, battezzata Gerboise bleue. La bomba era tra tre e quattro volte più potente di quella sganciata su Hiroshima al termine della Seconda guerra mondiale.
La Francia non ha mai bonificato le zone in cui effettuò i test
Da allora, la sabbia del deserto è radioattiva. E se in Europa arriva solamente di rado, “la popolazione locale convive ogni giorno con quelle tracce di cesio-137. Alcuni terreni, in particolare, sono ancora fortemente contaminati”, ha precisato Barbey. Ciò nonostante, a più di sessant’anni di distanza dal primo test, la Francia ancora non ha accettato di bonificare le zone rese radioattive.
Des remontées de #sable du #Sahara vont à nouveau concerner la #France dans les prochains jours avec un ciel adoptant un aspect laiteux dès demain sur de nombreuses régions. Récurrence marquée de ce phénomène depuis plusieurs semaines. Image via https://t.co/9APBzQiFpTpic.twitter.com/JyRoktLnvB
Un meteorologo francese, Guillaume Séchet, ha pubblicato su Twitter una mappa che evidenzia l’estensione della nube di sabbia, la cui osservazione sembra indicare che anche alcune zone italiane siano state interessate: in particolare la Sicilia, la Sardegna, una parte della Liguria, il Piemonte e la Valle d’Aosta. In Europa, la sabbia del Sahara ha inoltre raggiunto Spagna, Portogallo, Svizzera, Belgio, Regno Unito e Irlanda.
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