Dopo lo scioglimento del Parlamento francese, la sinistra annuncia una lista unica. E il centrodestra, inaspettatamente, tende la mano agli estremisti.
Le elezioni europee hanno visto crescere l’estrema destra nell’Ue, ma senza che questa sia stata in grado di raggiungere la maggioranza. Tuttavia, in due paesi – Francia e Italia – le forze ultra-conservatrici hanno vinto nettamente. E il terremoto politico che non c’è stato a livello comunitario, si è manifestato in maniera dirompente a Parigi.
L’estrema destra al 31,4 per cento, crolla il partito del presidente Macron
Il presidente Emmanuel Macron, la sera stessa della proclamazione dei risultati, ha infatti deciso di sciogliere il Parlamento e di indire nuove elezioni legislative. Si tratta di una scelta drastica, che ha suscitato anche numerose critiche nei confronti del capo di stato. Il rischio, infatti, è che l’ottimo risultato del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, partito di destra radicale che si è classificato primo alle europee con il 31,4 per cento dei voti, possa ripetere la performance. E il governo potrebbe passare per la prima volta nella storia francese nelle mani degli ultra-conservatori.
Ciò soprattutto in ragione del risultato pessimo ottenuto dal movimento dello stesso presidente Macron, Renaissance (ex La République en Marche), che non ha superato il 14,6 per cento (assieme tra l’altro ai moderati di Modem e ai partiti Horizons e Udi). Pochi decimi di punti in più del rinato Partito socialista, che ha ottenuto il 13,83 per cento. La situazione, però, è molto più fluida e imprevedibile di quanto sembri, anche per via del sistema elettorale francese per le legislative.
Perché il sistema elettorale in Francia può risultare determinante
Quest’ultimo prevede infatti un’elezione a suffragio universale diretto a scrutinio maggioritario con due turni, in ciascuna circoscrizione. per essere eletti al primo turno i candidati devono ottenere almeno il 50 per cento più uno dei voti espressi (nonché un numero di suffragi uguale ad almeno il 25 per cento del totale degli iscritti sulle liste elettorali). Qualora in una circoscrizione data nessuno raggiunga tali soglie, è organizzato un ballottaggio al quale partecipano i due candidati che erano arrivati in testa, nonché quelli successivi a condizione di aver ottenuto un numero di voti pari ad almeno il 12,5 per cento degli aventi diritto.
Accord d'union signé pour un #NouveauFrontPopulaire. Candidatures communes dès le premier tour, programme commun en cours de préparation. Un bon travail qui déjoue la division sur laquelle comptaient Macron et Le Pen. pic.twitter.com/pHmERF9Pyp
Nel quadro politico attuale, non è impensabile immaginare che in numerose circoscrizioni possano andare al ballottaggio i candidati del Rassemblement National e quelli della sinistra. Nella serata di lunedì 10 giugno, infatti, il Partito socialista (forte del 14 per cento ottenuto alle europee), il partito di Jean-Luc Mélenchon La France Insoumise, gli ecologisti di Eelv e il Partito comunista francese hanno pubblicato un comunicato congiunto nel quale fanno sapere che si presenteranno uniti alle prossime legislative, sotto l’insegna del nuovo Fronte popolare.
Le sinistre annunciano una lista unica, il nuovo Fronte popolare. Dai sindacati appello anti-estrema destra
Martedì 11 giugno, anche i principali sindacati francesi hanno lanciato un appello alla mobilitazione. Pur non nominando direttamente il Fronte popolare, le sigle Cgt, Cfdt, Unsa, Fsu e Solidaires hanno invitato la popolazione a scendere in piazza per esprimere la volontà di respingere l’estrema destra. E hanno attaccato anche i governi dell’era Macron: “Una politica che volta le spalle alla società e che crea regressione, l’abbandono delle nostre industrie e dei nostri servizi pubblici, il calpestare le mobilitazioni storiche contro la riforma delle pensioni, l’assenza di prospettiva di progresso e la banalizzazione delle tesi razziste, tutto ciò costituisce il terreno sul quale cresce l’estrema destra. Serve un sussulto democratico e sociale“.
Benché sia impossibile paragonare i dati di due elezioni distinte, facendo la somma dei voti ottenuti dai quattro partiti di sinistra alle europee, si supera il 30 per cento. Le sinistre unite, in altre parole, possono competere con il partito di estrema destra di Marine Le Pen. E in caso di ballottaggi tra candidati dei due schieramenti opposti, è probabile immaginare che gli elettori di Renaissance, possono preferire socialdemocratici, ecologisti perfino esponenti della sinistra radicale piuttosto che estremisti di destra.
Ciò potrebbe portare ad una coabitazione tra un governo progressista e un presidente liberale. Ma non è esclusa neanche l’altra possibilità, ovvero che si verifichi un’affermazione talmente netta del Rassemblement National da portare all’instaurazione di un governo di destra radicale.
Lo strappo senza precedenti della destra moderata, il cui presidente propone l’alleanza con Le Pen
Anche perché, in modo del tutto inaspettato, a sostenere l’estrema destra saranno, almeno in parte, i conservatori moderati (o che, almeno, moderati lo erano stati fino a pochi giorni fa). Il secondo grande terremoto politico che si è scatenato in Francia riguarda infatti il partito Les Républicains (Lr), il cui presidente Eric Ciotti è intervenuto martedì 11 al telegiornale di Tf1 (l’equivalente di Raiuno) per annunciare la volontà di allearsi, appunto, con il Rassemblement National. Lui, che soltanto nel 2021 definiva il partito di Marine Le Pen “l’avversario, se non il nemico storico della famiglia gollista, per ragioni storiche che affondano le loro radici molto lontano nel tempo”.
Le choc.
Ciotti et son parti font alliance avec le Rassemblement National.
Le 30 juin ce sera donc le Front Populaire contre le Front National.
Il faut une mobilisation générale. Tous en manifestation ce soir contre l’extrême droite.
La notizia ha provocato un’ondata di reazioni sdegnate in tutto l’arco parlamentare, compreso lo stesso partito di centrodestra di Ciotti, che si è immediatamente spaccato. Ciò dopo essere già ridotto ai minimi termini, avendo centrato alle europee il peggior risultato da quando il Parlamento di Strasburgo è eletto direttamente dal popolo. “L’ho saputo dalla televisione, è una decisione individuale, presa senza alcuna concertazione”, ha tuonato la deputata Virginie Duby-Muller. “Nessuno era al corrente, ci passa sopra come un carro armato”, ha confermato un’altra parlamentare conservatrice, Emilie Bonnivard. “A volte si vince, a volte si perde, ma non si può tradire mai”, ha aggiunto Laurent Wauquiez, esponente di spicco tanto da essere un possibile candidato alle presidenziali del 2027. Infine, uno dei vice-presidenti del partito, Florence Mosalini-Portelli, ha chiesto che Ciotti sia “licenziato. Andremo a spulciare lo statuto del partito e forse finiremo col rovesciare la scrivania”.
Macron lancia la campagna elettorale: “Le maschere cadono, a destra e a sinistra, con alleanze contro natura”
Impossibile sapere come reagiranno gli elettori di centro-destra, poiché nella storia non si era mai registrato uno scenario del genere. Il principale quotidiano francese, Le Monde, scrive questa mattina: “Eric Ciotti, non ignorava nulla di questo gesto simbolico. Un accordo tra, a un lato, un lontano erede del partito gollista, e dall’altro, un movimento strutturato da uomini ostili al generale De Gaulle: ex membri dell’Organizzazione dell’esercito segreto (gruppo terroristico operante negli anni Sessanta, ndr), ex collaborazionisti, neofascisti”. Eppure, è possibile che alcuni voti dei Républicains possano finire proprio a Bardella e Le Pen, facendo pendere l’ago della bilancia dalla loro parte.
Di fronte a tale situazione, il presidente Macron ha tenuto una conferenza stampa nella mattinata di mercoledì 12, puntando il dito contro la decisione di Ciotti, “che tradisce De Gaulle”, ma anche contro il Fronte popolare, tacciato di essere “una somma di partiti che non sono d’accordo tra loro su temi fondamentali come politica estera o energia”. Ha quindi lanciato un appello agli elettori sia di centrodestra che di centrosinistra affinché votino per i centristi, parlando di “maschere che cadono” a destra e sinistra, con “alleanze contro natura”. Ha poi di fatto avviato la campagna elettorale, elencando quelli che a suo avviso sono gli obiettivi centrati da governo e presidenza, e indicando le linee programmatiche future.
La partita, insomma, è estremamente complessa. E l’esito non è affatto scontato. Ciò che è certo è che la Francia, adesso, si prepara a vivere tre settimane di intensa campagna elettorale prima del primo turno previsto per il 30 giugno. I ballottaggi si terranno invece il 7 luglio.
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