Come vanno gli scioperi contro la riforma delle pensioni in Francia?

La riforma vuole alzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni e aumentare di un anno il periodo di versamento dei contributi. Le proteste contro la riforma hanno assunto natura trasversale: manifestazioni, scioperi, boicottaggi. Secondo i sondaggi il 63 per cento dei francesi approva la mobilitazione contro la riforma. Da fine gennaio 2023 in Francia

  • La riforma vuole alzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni e aumentare di un anno il periodo di versamento dei contributi.
  • Le proteste contro la riforma hanno assunto natura trasversale: manifestazioni, scioperi, boicottaggi.
  • Secondo i sondaggi il 63 per cento dei francesi approva la mobilitazione contro la riforma.

Da fine gennaio 2023 in Francia milioni di persone scendono in piazza per scioperare contro la riforma delle pensioni. Il progetto di legge del presidente Emmanuel Macron vuole alzare l’età pensionabile, dopo che un tentativo simile era naufragato nel 2019. Ma una larga fetta del popolo francese non ci sta e da settimane si verificano blocchi nei trasporti, nelle attività educative, nella produzione industriale, nel commercio e altre forme di lotta più o meno tradizionali.

Secondo i sondaggi il 63 per cento dei francesi approva la mobilitazione contro la riforma, ma questo difficilmente cambierà lo stato delle cose. Nel giro di pochi giorni la riforma delle pensioni potrebbe essere realtà.

Cosa prevede la riforma delle pensioni

Il sistema pensionistico francese funziona “a ripartizione”, con i contributi pagati dai lavoratori e dai datori di lavoro che vengono usati per elargire immediatamente le pensioni agli attuali pensionati. Un “patto di solidarietà tra diverse generazioni”, scrive il giornale britannico The Guardian, un sistema che viene descritto come costoso e anche molto complesso, dal momento che prevede 42 regimi diversi, ciascuno con le sue peculiarità. Oggi l’età pensionabile in Francia è di 62 anni, molto bassa per esempio rispetto all’Italia dove è di 66 anni e 7 mesi e in generale tra le più basse d’Europa. 

In Francia da tempo si discute di cambiare questo sistema di pensioni, visto che la popolazione è in generale invecchiamento e la sua sostenibilità è sempre più a rischio. L’obiettivo del presidente Emmanuel Macron e del governo guidato da Elisabeth Borne è di alzare l’età pensionabile a 64 anni, così da ritardare di due anni il momento in cui lo stato deve pagare le pensioni e avere più persone che versano contributi e rimpinguano dunque le casse statali. Il rialzo non sarebbe immediato, ma progressivo di tre mesi ogni anno, fino ad arrivare a compimento nel 2030.

Oltre a questo, nel progetto di riforma c’è l’anticipazione dal 2035 al 2027 della legge Touraine che aumenta di un anno il periodo per cui è necessario versare contributi per andare in pensione, oltre che l’abolizione di alcuni dei 42 regimi pensionistici, quelli definiti speciali. Il progetto di legge imporrebbe poi alle aziende di calcolare e pubblicare a cadenza periodica un “indice di anzianità”, vale a dire quante persone in età quasi pensionabile sono assunte. Tra gli altri punti della riforma, il fatto che per chi ha iniziato a lavorare prima dei 21 anni la pensione arriverebbe a 63 anni, un termine che verrebbe anticipato ancor di più per chi già lavorava da teenager.

Macron aveva già cercato di far passare una riforma simile nel 2019, ma le contingenze legate alla Covid-19 avevano poi portato alla sospensione del progetto. Con la sua rielezione nel 2022, la riforma delle pensioni è diventata il pilastro del suo programma politico.

I sindacati contro la riforma

Il sistema pensionistico francese ha avuto un costo del 13,6 per cento del Pil nel 2020. Secondo organi come il Conseil d’orientation des retraites (Cor), una sorta di centro studi legato al primo ministro, presto potrebbe non essere più sostenibile e portare la Francia in deficit. “Se non attuiamo queste riforme, il sistema attuale è in pericolo”, fa notare da mesi Macron, che chiede ai partiti politici e ai sindacati una dimostrazione di responsabilità in merito.

Le proteste contro la riforma delle pensioni in Francia © CHARLY TRIBALLEAU/AFP via Getty Images

Ma lo scontro politico e sindacale sul tema è molto forte. Da una parte c’è la destra, che appoggia la riforma, dall’altra il centro-sinistra e la destra più radicale che la contestano, sottolineando che a pagarne le spese saranno sempre i ceti sociali medio-bassi. I sindacati sono per la prima volta da anni tutti uniti nel contestare la riforma e Frédéric Souillot, segretario generale del sindacato Force Ouvrière, ha detto che “se Emmanuel Macron vuole farne la madre di tutte le riforme, noi ne faremo la madre di tutte le battaglie”. 

Una lotta politica e sociale che è uscita dalle istituzioni ed è arrivata nelle strade, con la Francia che da gennaio sta vivendo la stagione di scioperi più partecipata degli ultimi decenni, in un paese dove le battaglie sociali sono storicamente importanti.

Milioni di francesi in piazza

Il 7 marzo scorso si sono tenute manifestazioni in 250 città francesi e solo a Parigi sono scese in piazza oltre 700mila persone. Si è trattato della sesta grande giornata di scioperi in Francia da gennaio e il leader del sindacato CFDT, Laurent Berger, ha parlato di mobilitazione storica. Si sono verificati anche scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, con numerosi arresti.

La protesta sta assumendo anche forme trasversali che non riguardano solo le manifestazioni di piazza. In questi giorni Parigi è sommersa di rifiuti con oltre 5mila tonnellate di immondizia per le strade, dal momento che i netturbini stanno incrociando le braccia contro la riforma e si sono fermati anche gli inceneritori. Nelle scorse settimane alcuni tecnici delle principali società francesi di distribuzione del gas e dell’elettricità hanno iniziato a manomettere i contatori dei cittadini per far risultare i consumi, e dunque i costi, dimezzati. Inoltre hanno riattaccato l’energia a chi ce l’aveva staccata a causa dei pagamenti arretrati. Una forma di protesta contro lo Stato che è stata ridefinita “azione Robin Hood”. A fermarsi sono state anche le raffinerie, con le spedizioni di carburante in uscita bloccate. E gli scioperi hanno riguardato anche il settore dei trasporti e le scuole.

Nuovi blocchi e manifestazioni ci sono stati l’11 marzo e secondo i sondaggi la maggior parte dei francesi è favorevole a queste proteste. Ma la riforma delle pensioni è sempre più vicina a diventare realtà. Il 12 marzo il Senato ha dato il via libera alla legge con 195 voti favorevoli e 112 contrari. “È stato fatto un passo importante”, ha dichiarato la premier Elisabeth Borne, mentre nelle prossime ore si terrà il voto dell’Assemblea nazionale, la camera bassa. L’ultimo step per l’approvazione definitiva.

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