Parigi ha annunciato la cancellazione di una piccola parte dei voli interni brevi. Ridimensionando la misura inizialmente prevista e imponendo deroghe.
Questo articolo è stato pubblicato la prima volta nel giugno del 2020 e aggiornato il 25 maggio del 2023 – A distanza di tre anni dall’annuncio, i primi collegamenti aerei sono stati vietati in Francia. “Sono state chiuse le tratte per le quali è disponibile un’alternativa in treno il cui tragitto duri meno di due ore e mezzo”, ha spiegato su Twitter il presidente Emmanuel Macron. In realtà, però, ad essere bloccate saranno solamente tre tratte: quelle tra l’aeroporto di Parigi Orly (escluso quello di Roissy-Charles de Gaulle) e Bordeaux, Lione e Nantes.
Interdire les lignes aériennes en cas d’alternative de moins de 2h30 en train.
Si tratta di collegamenti che prevedono meno di cinquemila voli all’anno. Ovvero una porzione estremamente ridotta del traffico aereo interno complessivo della nazione europea, che ne conta circa 200mila. Da un punto di vista del numero di passeggeri, parliamo di 500mila persone contro un totale di 16 milioni. La proposta iniziale della Convenzione cittadina per il clima – organismo voluto e creato dallo stesso governo francese – chiedeva la soppressione di tutte le tratte aeree per le quali esiste un’alternativa ferroviaria con un collegamento inferiore alle quattro ore.
La misura adottata dal governo di Parigi, dunque, riguarda il 2,5 per cento dei voli interni. Ovvero all’incirca quanto imposto ad Air France in cambio del suo salvataggio, nel giugno del 2020, quando si parlò per la prima volta di eliminare alcuni voli da e per Parigi Orly. All’epoca, però, la Convenzione aveva consegnato le sue proposte da pochissimi giorni. Proposte che, successivamente, Macron aveva promesso che sarebbero state adottate “senza modifiche”. Tuttavia, già nella Legge sul clima e sulla resilienza dell’anno successivo, nel 2021, si parlava di due ore e mezzo e non quattro: valore ben inferiore a quanto chiesto dalla Convenzione.
Considerando i 150 minuti previsti da Macron e dal governo, però, per lo meno il provvedimento avrebbe dovuto riguardare almeno otto collegamenti (e 12mila voli all’anno). Ma alla fine, nel decreto attuativo della legge in questione, si è deciso di effettuare ulteriori pass indietro, applicando numerose deroghe. Il che ha permesso di salvare, ad esempio, i collegamenti tra l’aeroporto di Charles de Gaulle e Rennes, Lione, Bordeaux e Nantes. Allo stesso modo, è stata “salvata” la tratta Lione-Marsiglia.
Ad aver cambiato le carte in tavola sembra essere il metodo di calcolo che è stato scelto dal governo di Parigi. Ad esempio, la tratta tra Nantes e il centro di Parigi è facilmente percorribile in meno di due ore e mezzo. Tuttavia, si è deciso di considerare il collegamento fino all’aeroporto di Roissy, situato in periferia. Non tenendo conto del fatto che la stragrande della maggioranza delle persone che da Nantes si recano nella capitale lo fanno proprio per raggiungerne il centro urbano.
Infine, da un punto di vista della limitazione delle emissioni di gas ad effetto serra, i dati appaiono desolanti: strutturata in questo modo, come spiegato dal quotidiano Le Monde, la misura permetterà di evitare la dispersione nell’atmosfera di 55mila tonnellate di CO2 all’anno. Ovvero il 2,6 per cento delle emissioni totali dei voli interni francesi, lo 0,23 per cento di quelle del settore aereo transalpino nel suo complesso e lo 0,055 per cento delle emissioni complessive a livello nazione.
Giugno 2020 – Se vorrà essere salvata dallo Stato, la compagnia di bandiera francese Air France dovrà accettare di eliminare della propria offerta tutti i voli interni troppo brevi, per ragioni ecologiche. E anche le altre compagnie che operano sul territorio della nazione europea dovranno adeguarsi.
Si punta a tagliare i voli se esiste un’alternativa ferroviaria
Ad annunciare il cambiamento – di non poco conto – è stato il ministro dei Trasporti Jean-Baptiste Djebbar in un’intervista concessa all’emittente Rtl. “Nel quadro del piano di salvataggio – ha spiegato il membro del governo di Parigi – chiederemo che siano soddisfatte alcune condizioni ambientali. Tra queste, il fatto che siano eliminate le tratte brevi sul territorio nazionale, in particolare da e per l’aeroporto parigino di Orly”.
Nel mirino del governo francese ci sono in particolare tutti i voli “per i quali esiste un’alternativa ferroviaria” che consenta di effettuare il viaggio “in meno di due ore e mezzo”. Djebbar ha inoltre aggiunto che la misura non riguarderà unicamente Air France: si coglierà l’occasione per imporre la regola a tutte le compagnie. “Non è ovviamente immaginabile – ha precisato il ministro – che in questo vuoto si inseriscano altri operatori, in particolare quelli low cost. Imporremo dunque una normativa per ragioni ecologiche, che sia ovviamente compatibile con il diritto europeo, in modo che non ci siano effetti distorsivi sulla concorrenza”.
Le critiche delle ong al piano di rilancio economico della Francia
In questo modo il presidente Emmanuel Macron e il primo ministro Edouard Philippe contano di rispondere alle forti critiche che sono piovute dalle organizzazioni non governative al piano di rilancio economico proposto dalla Francia. Greenpeace, la rete Réseau action climat, Oxfam, il Wwf e l’associazione France Nature Environnement hanno sottolineato in un comunicato lo scarso orientamento ecologico delle misure adottate. Il cui valore complessivo si aggira attorno ai 40 miliardi di euro.
“Si spendono 15 miliardi di euro per il settore aereo – aveva denunciato Jean-François Julliard, direttore generale di Greenpeace Francia – di cui 7 miliardi per Air France-Klm. Altri 8 miliardi per l’automobile. E soltanto 60 milioni per le biciclette. Zero, infine, per i trasporti ferroviari”. Allo stesso modo, secondo la rete Réseau action climat, “il governo assume una volta ancora decisioni nefaste per il clima. Non concede il denaro necessario per accelerare la transizione ecologica, abbattere le emissioni e contrastare le diseguaglianze sociali”.
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