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Perché il fratino è il simbolo della fragilità delle spiagge italiane
Il fratino, il piccolo uccello che nidifica sulle spiagge italiane è seriamente minacciato. Fra i colpevoli c’è la stravaganza dell’essere umano.
L’uccello che con il suo corpo piccolo e tozzo, la testolina tonda dal becco sottile e la caratteristica mascherina nera, è diventato negli anni il simbolo delle dune e delle spiagge del nostro paese, è a rischio. Stiamo parlando del fratino. Il suo nome è tornato alla ribalta questa estate con un’iniziativa della Lipu (Lega italiana protezione uccelli) che ne ha certificato il lento e inarrestabile declino e ha fatto conoscere l’immagine e la storia di questo uccellino a chi si interessa di ambiente e natura. Con tanto di leggende che sono sorte su questo volatile nostrano che abita e prospera da secoli nei nostri litorali sono molteplici. Scopriamone qualcuna.
Il fratino, un uccellino dal grande fascino
Il fratino (Charadrius alexandrinus) è un piccolo limicolo, appartiene cioè a una di quelle specie che vivono principalmente in ambienti umidi caratterizzati dall’acqua bassa e si nutrono di insetti e altri animali che trovano nel limo. Riconoscere il fratino è veramente facile anche per i birdwatcher (coloro che sono appassionati a molteplici specie di uccelli e vanno alla loro ricerca) alle prime armi. Questo, grazie alla silhouette caratteristica e alle inconfondibili macchie nere ai lati del petto e tra becco e occhi che disegnano nel maschio una specie di mascherina. Il segreto dell’alimentazione e della salute del fratino sta tutto nel limo, il fango del bagnasciuga e delle zone di acqua bassa al largo delle coste. È qui, in questo terreno che brulica di vita, che il fratino trova il suo piatto preferito: insetti e piccoli molluschi che mangia scavando buche nella sabbia. Per questo motivo non è difficile vedere il piccolo uccello sul bagnasciuga delle nostre spiagge. E forse, proprio per il suo essere così comune, sul fratino sono sorte leggende e storie tramandate da secoli.
Una leggenda sul fratino
Una è particolarmente affascinante. Il volatile fa parte della famiglia dei Caradridi alla stregua di corrieri, pivieri, pivieri tortolini e pavoncelle. Una famiglia che prende il nome dal leggendario Caradrio, un uccello bianco che secondo gli antichi greci visitava solo i giardini dei re. Il filosofo Platone parla del Caradrio come di un uccello ingordo a cui vengono paragonati gli uomini alla ricerca continua del piacere. Il Caradrio aveva però anche poteri magici di guarigione: se posato sul letto di un malato poteva sanarlo da una malattia mortale, assorbendo tutte le cattive influenze per poi volare verso il sole, bruciandole. Una storia che, ai giorni nostri, credo possa testimoniare come il potere magico della natura e dei suoi abitanti si possa estendere alla sopravvivenza umana e al suo benessere. E ciò sia noto da secoli agli uomini che hanno popolato la terra.
La presenza del fratino è indice di benessere dell’ecosistema
Allo stato attuale delle cose restano solamente 600 coppie di fratino lungo gli 8.300 chilometri di coste italiane, l’habitat ideale per la riproduzione della specie. Un declino imputabile ad alcuni fattori che comprendono la forte urbanizzazione degli arenili, un diffuso e intensivo turismo balneare con attività connesse, la pulizia meccanica delle spiagge che spesso distrugge i nidi, la presenza di moto, fuoristrada e cani non gestiti dai proprietari liberi di predare i pulcini. A stilare il bilancio è la Lipu, a conclusione del censimento effettuato dai volontari in Calabria, tra marzo e agosto, in coordinamento con il Comitato nazionale per la conservazione del fratino (Cncf) a livello nazionale. La Lipu assegna il semaforo rosso al fratino, che significa cattivo stato di conservazione, mentre la Lista rossa, nel 2019, ha confermato, rispetto alla precedente edizione del 2012, la collocazione di questa specie nella categoria minacciata, la seconda più grave per il rischio di estinzione di una specie. Il lavoro svolto dai volontari in Calabria ha visto quest’anno all’opera 32 persone che hanno percorso 58 chilometri per cercare la presenza del fratino e metterne in sicurezza i nidi. Nelle 32 aree controllate, divise tra i mari Tirreno e Ionio, per un totale di 642 ore impegnate e 183 uscite effettuate, sono stati rinvenuti 4 nidi, oltre a 3 coppie, qualche individuo singolo e un gruppo di 12 fratini che ha stazionato sulla spiaggia di Catanzaro lido tra febbraio e metà marzo.
“La scarsità di nidi trovati ci fa capire la rarità di questa specie e lo status di conservazione non ottimale delle nostre spiagge. Il fratino è infatti anche un indicatore ecologico della salute dell’ambiente costiero e la sua assenza è indice di una spiaggia priva di elementi di naturalità, dove le attività umane intervengono alterando l’equilibrio di un ecosistema complesso”, affermano i volontari Lipu.
L’attività di monitoraggio in Calabria è stata affiancata da un’opera di sensibilizzazione, diretta alle amministrazioni locali e alla società civile, utile a informare sui pericoli e sulle minacce che stanno conducendo questa specie sull’orlo dell’estinzione. “La rarità attuale di questi volatili è purtroppo un segnale negativo per quel che riguarda la presenza di litorali sempre più depauperati dal punto di vista ecologico. Un pericolo per la salute del nostro ecosistema e per la vita degli esseri – piccoli e grandi – che popolano questi luoghi”, ribadisce Roberto Santopaolo, delegato Lipu di Rende.
Quando la minaccia arriva dall’essere umano
Una minaccia concreta all’esistenza del fratino è venuta, anche quest’anno, dall’organizzazione di eventi e riti di massa. In particolare il riferimento è al Jova beach party, la manifestazione musicale curata da Jovanotti che sembra nascere già di per sé con un’ottica ambigua per la scelta degli sponsor: da una parte il Wwf e dall’altra un’azienda come Fileni specializzata nell’allevamento di pollame destinato alla grande distribuzione. Il parere di Ermanno Giudici, scrittore e blogger, che cita un suo articolo nel blog Il patto tradito: “Un appuntamento di questo genere non può essere considerato ‘senza impatto’. Rimane l’interrogativo: queste operazioni fanno davvero bene all’ambiente o all’ambientalismo in generale? Difficile non dare ragione a chi fa notare certi temi a Jovanotti e al Wwf. Il Jova beach party è stato un evento commerciale come tanti altri. Farlo diventare un momento sostenibile è una mistificazione. Saranno stati lanciati anche messaggi di tutela ambientale durante i concerti, ma questo non basta a farli giudicare positivamente”.
E, in questo caso, a essere stato sottovalutato è proprio l’impatto sull’ambiente di queste manifestazioni. E le loro conseguenze sugli abitanti – volatili, molluschi, insetti – che popolano le nostre dune e che traggono dai litorali il loro sostentamento. Stupisce pensare che una grande organizzazione ambientalista non ci abbia pensato. E che la logica del guadagno sia stata, ancora una volta, privilegiata, inficiando i diritti degli animali e dell’ecosistema. Un errore di percorso o una pervicace volontà di sopprimere ciò che di bello e affascinante ci fornisce la natura?
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