I Fridays for future propongono al governo italiano un piano in sette punti per un climate recovery fund. Perché il rilancio economico può (e deve) andare di pari passo con la transizione verde.
10.700 miliardi di euro: è la cifra che si ottiene sommando i vari pacchetti di stimolo approvati a seguito della pandemia da coronavirus. Da sole, le maggiori economie del mondo (cioè i paesi del G20, a cui si aggiungono Spagna, Singapore e Filippine) ne hanno stanziati 3,7 miliardi, più di un terzo del totale. Basti pensare al Next Generation Eu (o recovery fund) dell’Unione europea, che vale 750 miliardi. È un’opportunità incredibile per ridare slancio all’economia globale messa in ginocchio dalla pandemia, ma anche per costruire un mondo più sostenibile e resiliente, arginando i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. Su questo fronte, però, i governi si mostrano ancora impreparati. A dirlo è uno studio chiamato Greeness of stimulus index (Gsi) realizzato dalla società di consulenza Vivid economics nell’ambito della Finance for biodiversity initiative (F4b).
Troppo poco ambiente nei piani di rilancio post-Covid
Su un totale di 23 economie analizzate, solo cinque hanno adottato un approccio che avrà conseguenze positive per l’ambiente. L’esempio da seguire è il fondo europeo Next Generation Eu: 750 miliardi di euro che per il 37 per cento verranno indirizzati al Green Deal europeo, come ha annunciato a settembre la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Da questa fonte attingono i nuovi piani di rilancio di Francia e Spagna, annoverati anch’essi tra i più virtuosi. La Germania è stata la prima ad annunciare massicci finanziamenti per infrastrutture verdi e attività di ricerca e sviluppo, in particolare nel settore dell’energia e dei trasporti. Promosso anche il Regno Unito, ma soprattutto perché parte da una situazione più favorevole; le cifre destinate alla transizione ecologica, in realtà, sono ben più risicate rispetto a quelle erogate da altri paesi.
Latest Greenness of Stimulus Index report is out!
France, Germany, South Korea, Spain and Canada have achieved substantial improvements in their index scores. The United States remains a laggard.
Bocciati i pacchetti di stimolo del governo italiano
I pacchetti di stimolo varati dal governo italiano – decreto Cura Italia, decreto Liquidità e decreto Rilancio – rimediano una sonora bocciatura. Con un punteggio di meno 16, il Belpaese è fanalino di coda in Europa. Criticato in particolare il salvataggio di Alitalia che non è ancorato ad alcun impegno in termini di decarbonizzazione. Il report spende invece parole positive per il Superbonus 110 per cento per le ristrutturazioni edilizie, le sovvenzioni all’efficienza energetica nei piccoli Comuni e gli incentivi alla mobilità elettrica.
Un modo per recuperare terreno, però, esiste. E si chiama Next Generation Eu. Su questo fronte insistono i giovani attivisti dei Fridays for future, promotori di una campagna rivolta al governo guidato da Giuseppe Conte. I miliardi in arrivo dall’Europa – insistono – non possono essere sperperati per portare avanti stancamente il business as usual. Al contrario, sono un’occasione imperdibile per dare impulso a un’autentica transizione ecologica.
Nella cornice della campagna Ritorno al futuro incentrata sulle soluzioni alla crisi sanitaria e ambientale, i Fridays for future hanno messo nero su bianco i sette pilastri di un vero e proprio climate recovery fund.
Costruire nuovi impianti eolici, solari, comunità energetiche e sistemi di autoproduzione, arrivando al 100 per cento di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030. In parallelo il governo deve scoraggiare l’uso di fonti fossili, tagliando i sussidi dannosi per l’ambiente (che secondo Legambiente sono pari a 18,8 miliardi di euro ogni anno) e approvando una carbon tax.
Ridurre del 50 per cento i consumi energetici degli edifici pubblici e privati, attraverso un capillare piano di efficientamento.
Investire sulla mobilità sostenibile, realizzando almeno 200 km di metropolitane, 250 km di tram e 5mila km di piste ciclabili nell’arco di dieci anni.
Riconvertire le industrie più inquinanti, puntando su settori innovativi e strategici come automotive elettrico per la mobilità pubblica, batterie, idrogeno verde, elettrificazione e digitalizzazione dei porti e del trasporto pubblico locale.
Mettere in sicurezzai territori – urbani e non – più vulnerabili ad alluvioni e fenomeni meteorologici estremi.
Sostenere la ricerca pubblica e privata incentrata sulle nuove produzioni bio e circolari, appianando il digital divide che compromette l’affermazione di attività economiche e comportamenti sostenibili.
Heeta Lakhani, originaria dell’India, è portavoce dello Youngo, l’organo delle Nazioni Unite che riunisce i giovani attivisti per il clima. L’abbiamo intervistata.
È stata una settimana intensa a Milano, tra Youth4Climate e pre-Cop26. E gli attivisti per il clima di Fridays for future ed Extinction rebellion non hanno mollato un colpo.
Una grande manifestazione attraversa Milano nel secondo giorno della pre-Cop delle Nazioni Unite sul clima. Il racconto in diretta della mobilitazione.
Com’è andata la Youth4Climate, la conferenza dei giovani sul clima che si è tenuta dal 28 al 30 settembre a Milano. Giovani che ora non possono più essere messi in un angolo.
Vanessa Nakate, attivista per il clima, ha tenuto un toccante discorso sul palco dello Youth4Climate, un evento dedicato ai giovani in vista della Cop26.