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Dotato di note acidule e tinte sgargianti, il frutto della passione spicca anche per le sue proprietà benefiche. E la versatilità in cucina.
Il frutto della passione viene ricavato dalla Passiflora edulis, una specie rampicante nativa del Brasile e appartenente alla famiglia delle Passifloraceae. Diversi secoli fa, i suoi fiori simboleggiavano la passione di Cristo: da qui la denominazione usuale che viene utilizzata ancora oggi. Noto anche come maracuja, questo frutto presenta fattezze peculiari ed esotiche, delineate dall’involucro rigido e dalla polpa ricca di semi eduli. Questi ultimi vantano un aroma acidulo e particolare, racchiudendo, come il frutto nel suo insieme, proprietà benefiche ampiamente documentate.
Una quantità standard di 100 g di frutto della passione contiene quasi 73 g di acqua e presenta un valore energetico di 97 kcal. L’apporto di carboidrati è di 23,4 g, per un contenuto di zuccheri semplici pari a 11,2 g. Le proteine, a basso valore biologico, ammontano a 2,2 g, mentre la frazione lipidica, che è trascurabile, corrisponde a 0,7 g. Interessante l’apporto di fibre, nelle quantità di 10,4 g.
Tra i micronutrienti spiccano la vitamina C e la vitamina A, nelle quantità, rispettivamente, di 30 mg e 64 µg. Da evidenziare anche alcuni minerali, come il magnesio (29 mg), il potassio (348 mg), il ferro (1,6 mg) e lo zinco (0,1 mg).
Le proprietà del frutto della passione (e della varietà viola, nello specifico) sono state indagate a livello scientifico. Gli studi in vitro, in particolare, suggeriscono interessanti proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antimicrobiche. Per quanto concerne le potenzialità antiossidanti, le indagini sono state effettuate sulla buccia, sulla polpa e sui semi del frutto, ricorrendo a diverse modalità di estrazione. L’attività antiossidante, volta a limitare l’accumulo dei radicali liberi nelle cellule, viene attribuita a diverse sostanze bioattive, che comprendono componenti fenolici, carotenoidi e steroli.
Esperimenti di laboratorio con modelli cellulari, eseguiti sulla polpa del frutto, hanno evidenziato effetti antinfiammatori piuttosto marcati. Questi effetti vengono correlati all’attività biologica dei componenti fenolici e, in particolare, dell’acido ferulico e delle epigallocatechine. Molto interessanti anche gli studi in vitro sulle proprietà antimicrobiche del frutto. I test svolti sugli estratti della buccia hanno mostrato una spiccata attività antibatterica su diverse specie, quali Escherichia coli, Listeria monocytogenes, Staphylococcus aureus e Salmonella typhimurium. Da evidenziare anche l’attività antifungina, dimostrata sulle specie Aspergillus niger, Penicillium funiculosum e altre. Gli estratti dei semi, inoltre, hanno mostrato potere antimicrobico contro il batterio dell’acne, il Propionibacterium acnes (o Cutibacterium acnes), con un’attività inibitoria più elevata per gli estratti più concentrati.
Le indagini cliniche su varie tipologie di pazienti, oltre agli ulteriori esperimenti di laboratorio, attribuiscono al frutto della passione diverse proprietà terapeutiche. Le condizioni studiate, nello specifico, includono alcune patologie croniche, come l’ipertensione arteriosa, l’asma, il diabete e l’osteoartrite. Le evidenze si riferiscono, per lo più, agli estratti ricavati dalla buccia, la cui somministrazione orale, in dosaggi prestabiliti, è stata associata al miglioramento delle condizioni patologiche. Nei pazienti con ipertensione, è stata osservata la riduzione dei valori di pressione sanguigna (diastolica e sistolica). Mentre nei soggetti affetti da asma e osteoartrite è stata riscontrata un’attenuazione dei sintomi di malattia. Nei pazienti diabetici, infine, è stata evidenziata una riduzione dei valori di glicemia a digiuno. Nel complesso, gli effetti benefici evidenziati vengono attribuiti alle attività antiossidanti e antinfiammatorie degli estratti, con un riferimento particolare al loro contenuto di flavonoidi. Si tratta, in ogni caso, di proprietà parzialmente indagate, che richiedono chiarimenti ulteriori sui meccanismi molecolari alla base.
Grazie al relativo apporto di vitamina C, il consumo di questo frutto si presta al supporto delle difese immunitarie. La quota di fibra che ne deriva, inoltre, si rende funzionale ai fini della regolarità intestinale.
Il consumo generico di frutta fresca, secondo le linee guida per una sana alimentazione, prevede una porzione di circa 150 g, da inserire due o tre volte nell’ambito della giornata. Lo stesso criterio può estendersi al frutto della passione, sebbene sia preferibile alternare il consumo dei vari prodotti di stagione.
In virtù delle sue caratteristiche di consistenza, colore e aroma, il frutto della passione si presta a preparazioni fantasiose e innovative. Tra le ricette più comuni si collocano senza dubbio i dessert, che comprendono dolci al cucchiaio, semifreddi e rivisitazioni dei classici tiramisù e cheesecake. Gli antipasti e i secondi di mare offrono altre possibilità interessanti. Sotto forma di salsa, il frutto della passione si abbina efficacemente a salmone e tonno, nelle versioni crude, affumicate o cotte al forno. Ma l’abbinamento è vincente anche con i gamberi, siano essi marinati, cotti al vapore o fritti. In modo più o meno convenzionale, tra l’altro, i semi del frutto sono adattabili a insalate di vario tipo.
Ma veniamo al grande escluso: la buccia. Poco gradevole se consumata tal quale, essa è invece un buon ingrediente se macinata e ridotta in polvere. Utilizzata come spezia, la buccia può conferire aromaticità a confetture e biscotti fatti in casa, ma anche a frullati, centrifugati, cocktail alla frutta e tisane.
Pur non essendo numerose, le controindicazioni associate al consumo di questo frutto sono degne di nota. Per il relativo apporto di alcune componenti proteiche, note come chitinasi, il frutto della passione è controindicato in caso di allergia al lattice, per motivi di cross-reattività.
Il succo del frutto della passione e, in particolare, quello della varietà gialla, ha mostrato il contenuto di glicosidi cianogenici. Si tratta di sostanze tossiche per l’uomo, correlandosi a vertigini, debolezza e sintomi gastrointestinali. Le normali quantità di consumo del succo, tuttavia, non consentono di superare la soglia di tossicità, rivelandosi essenzialmente sicure.
In quantità più o meno abbondanti, il frutto della passione può rivelarsi un alimento lassativo, sebbene valga una certa soggettività.
L’importazione di prodotti esotici, come il frutto della passione, si associa a notevoli problematiche di carattere ambientale. Basti pensare alle tratte di trasporto, talvolta piuttosto lunghe, e alle emissioni di CO2 inevitabilmente correlate. Ma non finisce qui. Importare prodotti vegetali da paesi remoti significa sottostare a metodi di trattamento e conservazione non sempre compatibili con quelli vigenti in Italia. Pesticidi e conservanti dalla documentata tossicità potrebbero contaminare la nostra alimentazione, rappresentando un rischio non trascurabile per la salute. Il frutto della passione, tuttavia, è entrato a far parte dei prodotti “nostrani”, presentando una certa adattabilità ad alcune aree climatiche del nostro Paese. La regioni meridionali, e dunque Calabria, Sicilia, Puglia e Campania, vantano un’interessante coltivazione di maracuja. Ciò si ripercuote positivamente sull’entità delle emissioni di CO2, così come sulle procedure di commercializzazione dei frutti.
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