Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
4 anni dopo Fukushima. Per evitare altri disastri bisogna investire di più
Era l’11 marzo di quattro anni fa, quando un terremoto sottomarino di magnitudo 9 registrato a nordest della città di Sendai, capoluogo della prefettura di Miyagi, crea un’onda anomala, uno tsunami che devasta gran parte della costa nordorientale del Giappone. Ad oggi si tratta dell’evento sismico più forte che abbia mai colpito l’arcipelago del Pacifico.
Era l’11 marzo di quattro anni fa, quando un terremoto sottomarino di magnitudo 9 registrato a nordest della città di Sendai, capoluogo della prefettura di Miyagi, crea un’onda anomala, uno tsunami che devasta gran parte della costa nordorientale del Giappone. Ad oggi si tratta dell’evento sismico più forte che abbia mai colpito l’arcipelago del Pacifico. Una catastrofe naturale che ha causato oltre 18mila morti (dispersi inclusi) e che ha dato origine all’incidente nucleare più grave degli ultimi trent’anni, dal disastro nucleare di Chernobyl, in Ucraina, del 1986. Si tratta del disastro alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi.
La prevenzione dei disastri secondo l’Onu
A pochi giorni dal quarto anniversario della catastrofe giapponese, il programma United Nations international strategy for disaster reduction (Unisdr) ha pubblicato il nuovo rapporto sulla prevenzione dei disastri che quest’anno concentra la sua attenzione sui danni e sui costi amplificati dai cambiamenti climatici. Il rapporto chiede a governi e istituzioni di agire meglio e più velocemente contro la potenza del riscaldamento globale, ad esempio realizzando piani per rendere il territorio più resiliente in caso di eventi climatici estremi. Per evitare che l’inazione faccia lievitare i costi dei danni in futuro.
Investire per prevenire
Bastano investimenti pari a sei miliardi di dollari l’anno (lo 0,1 per cento degli investimenti previsti per le infrastrutture a livello globale) per avere benefici, cioè per prevenire danni per 360 miliardi di dollari. Le stime del rapporto Global assessment report on disaster risk reduction 2015 si concentrano sui Caraibi dove il costo dei danni causati dai cicloni tropicali potrebbe aumentare anche di 1,4 miliardi di dollari nei prossimi 35 anni.
Verso il punto di non ritorno
“Stiamo giocando con il fuoco. C’è una possibilità molto reale che il rischio di catastrofi alimentate dai cambiamenti climatici raggiunga un punto di non ritorno, oltre il quale gli sforzi e le risorse necessarie per ridurle supererà la capacità delle future generazioni” ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Di questo si discuterà alla terza Conferenza internazionale delle Nazioni Unite sulla prevenzione dei disastri in programma dal 14 al 18 marzo a Sendai, in Giappone. La città simbolo del terremoto del 2011 perché la più colpita. Il luogo scelto per ripartire, per rialzarsi, per fare in modo che l’umanità possa farsi trovare preparata davanti alla forza della natura, ma soprattutto possa evitare di contribuire a rendere un evento ancora più catastrofico.
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