I funghi e gli alberi hanno, da tempo immemore, “fuso la loro dualità in un’unità, – usando le parole dell’ecologa canadese Suzanne Simard – creando la foresta”. L’interazione mutualistica tra piante e funghi, perfezionatasi in oltre quattrocento milioni di anni, genera un sistema cooperativo che garantisce il benessere degli ecosistemi forestali e, di riflesso, il nostro.
Questa relazione tra viventi appartenenti a due regni distinti, quello vegetale e quello dei funghi, che attraverso le ife dei funghi che si introducono nelle radici capillari delle piante, crea una complessa connessione nel bosco, è oggi a rischio a causa della crisi ambientale in atto. È quanto emerso dal rapporto State of the world’s plants and fungi 2023, redatto dal Kew botanical garden.
Dimmi quante piante e funghi ci sono e ti dirò come stanno
Il rapporto, giunto alla quinta edizione e basato sugli studi condotti da oltre duecento scienziati provenienti da trenta paesi, ha cercato innanzitutto di rispondere a due domande fondamentali. Quante specie di piante e funghi esistono nel mondo? E dove sono distribuite?
Le risposte a tali quesiti, oltre a colmare lacune di conoscenza, consentirebbero chiaramente di indirizzare in maniera più efficace gli sforzi di conservazione e di migliorare la protezione e il ripristino degli habitat più ricchi di biodiversità. In questo senso ci sono stati importanti progressi grazie alla pubblicazione della World checklist of vascular plants (Wcvp), storico risultato raggiunto grazie ad un lavoro durato oltre 35 anni e guidato da Rafaël Govaerts del Kew botanical garden – che alla fine degli anni Ottanta ha iniziato a classificare le piante minacciate della foresta pluviale, e alle nuove informazioni sulla diversità fungina ottenute tramite analisi del Dna di campioni di suolo provenienti da tutto il mondo.
“La tassonomia è fondamentale per conservare la biodiversità perché devi sapere quali piante esistono prima di realizzare valutazioni per comprenderne il grado di minaccia”.
Rafaël Govaerts
In una sorta di ciclicità, così come i nostri antenati avevano bisogno di avere una conoscenza avanzata delle specie di piante e funghi che crescevano nel territorio che abitavano per la loro sopravvivenza, noi abbiamo bisogno di recuperare e ampliare tali conoscenze, per salvaguardare tali specie per le generazioni future.
Alla scoperta del misterioso mondo deifunghi
I funghi, in virtù dei loro stili di vita discreti e apparentemente imperscrutabili, restano un enigma e sono stati a lungo trascurati dalla scienza. Si ritiene che tra Il 92 e il 95 per cento dei funghi debba ancora essere identificato e descritto. Secondo una nuova stima ne esisterebbero 2.500.000 specie, confermando l’idea che i funghi, dopo gli animali, siano il secondo regno più grande degli eucarioti.
“Dare un nome e descrivere le specie è il primo passo fondamentale verso il processo che mira a documentare la vita sulla Terra – ha affermato la dottoressa Tuula Niskanen, ex ricercatrice del Kew botanical garden e ora curatrice del Museo di storia naturale di Helsinki. – È essenziale sapere quali specie di funghi esistono e di cosa abbiamo bisogno fare per non perderle per sempre”.
Questi strani esseri viventi sono comparsi sul pianeta circa 1,3 miliardi di anni fa e hanno dimensioni che variano da minuscolo a enorme. Un singolo individuo genetico di fungo della specie Armillaria ostoyae, noto con il nome comune di chiodino, rinvenuto in Oregon, si estende su una superficie di oltre dieci chilometri quadrati ed è uno dei più grandi organismi presentii sulla Terra.
Al tasso attuale con cui gli scienziati stanno classificando le specie di funghi, si legge nel rapporto, ci vorranno dai 750 ai mille anni per descrivere tutte le specie esistenti.
Perché dobbiamo salvare i funghi
I funghi ricoprono dunque un ruolo oscuro ma fondamentale negli ecosistemi. Sono alla base di quasi tutta la vita sulla Terra, essendo di vitale importanza per la salute delle piante terrestri, per il funzionamento degli habitat, svolgendo l’importante ruolo di decompositori di materia organica, e, in definitiva, per l’intera umanità. È inoltre in crescita l’utilizzo di funghi in medicina, sono infatti una preziosa fonte di composti bioattivi, da cui ricavare farmaci tra cui antibiotici e immunosoppressori.
Per tutti questi motivi, evidenzia il rapporto del Kew botanical garden, “trovare, nominare e comprendere il 92-95 per cento dei funghi ancora non documentati esistenti nel mondo è una priorità urgente”. Per accelerare questo processo, propongono i ricercatori, è necessario modificare il protocollo di classificazione di una nuova specie fungina, che attualmente richiede la presenza di un esemplare fisico. Il gruppo di ricerca che ha collaborato alla realizzazione del rapporto, promuove invece nuovi protocolli che consentano la denominazione di “taxa oscuri”, quelli conosciuti solo dalla loro sequenza di Dna. In questo modo i funghi potrebbero essere formalmente descritti e classificati basandosi esclusivamente su dati molecolari.
The significance of fungi in maintaining the intricate balance of life on our planet cannot be overstated.
Solo per lo 0,4 per cento dei funghi descritti finora è stato valutato lo stato di conservazione globale. Le informazioni presenti sulle liste rosse globali e nazionali suggeriscono che le minacce per la sopravvivenza delle specie fungine sono in gran parte analoghe a quelle che devono affrontare animali e piante. Tra queste c’è l’inquinamento atmosferico. Molti funghi necessitano infatti di bassi livelli di azoto, l’aumento del traffico veicolare ha invece provocato un livello crescente delle concentrazioni di ossidi di azoto.
“In passato alcuni micologi sostenevano che sappiamo troppo poco dei funghi per fare valutazioni, poiché le specie spesso crescono invisibili come miceli e spuntano solo a intervalli imprevedibili – ha dichiarato il professor Anders Dahlberg, dell’Università di Scienze agrarie di Uppsala, promotore dell’iniziativa per includere più funghi nella Lista rossa della Iucn. – Ma io sono in disaccordo”.
“Sappiamo molto di molte specie, in particolare quelle più comuni e quelle con esigenze di habitat specifiche. Possiamo quindi supporre che i funghi potrebbero scomparire allo stesso ritmo con cui perdiamo le foreste a causa del disboscamento. È un po’ come pianificare una vacanza. Puoi farlo con poca o molta conoscenza e tanto più preciso sarai, meglio potrai pianificare in anticipo il tuo viaggio. Il processo di valutazione dello stato di conservazione dei funghi è simile”.
Anders Dahlberg
L’estinzione è qui e comincia adesso
Circa il 45per cento delle specie note di piante che fioriscono è a rischio estinzione, riferisce il rapporto State of the world’s plants and fungi. Per ottenere questa stima i ricercatori hanno incrociato i dati della Lista di controllo mondiale delle piante vascolari e della Lista rossa delle specie a rischio della Iucn.
Dal rapporto emerge inoltre che le specie maggiormente a rischio sarebbero quelle scoperte in tempi più recenti. La scomparsa di tali specie, secondo i ricercatori, potrebbe rendere più omogenea la flora globale, causando potenzialmente la perdita di determinati ecosistemi e dei servizi che forniscono e da cui dipendono numerose specie, tra cui la nostra.
Le piante sono fondamentali per gli ecosistemi terrestri e acquatici, oltre che per il nostro sostentamento. Regolano importanti cicli planetari i quali ci forniscono l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo, e contribuiscono al nostro benessere generale. Per la nostra sopravvivenza, e per la salvaguardia della vita sul Pianeta per come la conosciamo oggi, è assolutamente necessario arginare l’attuale crisi di estinzione in cui le specie vegetali stanno scomparendo ad un ritmo almeno cinquecento volte più rapido di quanto avveniva prima dell’avvento della nostra specie.
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