Marcovaldo in città, una novella di vita

Inizio della novella, tratto da: Italo Calvino, “Marcovaldo”, Einaudi, Torino, 1966. Vita di città, cemento e fumi in tutte le stagioni dell’anno

Tratto da “Marcovaldo”, di Italio Calvino, Einaudi.

Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni
inconsueti, di cui s’accorgono solo poche anime sensibili, come i
raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre
terre.

Un giorno, sulla striscia d’aiola d’un corso cittadino,
capitò chissà donde una ventata di spore, e ci
germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse tranne il manovale
Marcovaldo che proprio lí prendeva ogni mattina il tram.

Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di
città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose,
manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai
fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del
deserto. Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma
che si impigliasse ad una tegola, non gli sfuggivano mai: non c’era
tafano sul dorso d’un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola,
buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non
notasse…

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