Come sta Furia, il capodoglio con la coda avvolta in una rete da pesca (illegale)
La rete che intrappola la coda di 'Furia'
Scomparso dalla vista della Guardia costiera e dei volontari della Sea Shepherd, è in pericolo di vita.
La rete che intrappola la coda di 'Furia'
“Li chiamiamo i muri della morte”, dice Andrea Morello, appena tornato sulla terraferma dopo l’uscita in mare. Ed è contro uno di questi muri – delle reti da pesca illegali delle spadare –, che Furia, un capodoglio femmina, è andata a “sbattere”.
“Dopo averlo tenuto in osservazione per due giorni e due notti e provato a liberarlo, il capodoglio ha iniziato a fare apnee sempre più lunghe, fino a scomparire dalla nostra vista”, racconta a LifeGate Morello, presidente di Sea Shepherd Italia. “In questo momento le ricerche sono molto difficili”.
The Italian coastguard has been working for days to free a massive sperm whale caught in an abandoned fishing net in open sea off the Sicilian Aeolian Islands. pic.twitter.com/y6nH1k1dBO
Già lo scorso lunedì, insieme alla Guardia costiera di Lipari il primo subacqueo arrivato da Furia è stato Enrico Salierno, vicepresidente di Sea Shepherd Italia, chiamato da Muciara diving di Roberto Carini. Poco dopo ne sono arrivati molti altri, ma solo Enrico, il suo aiutante Alberto, il biologo Carmelo e la biologa marina Monica sono rimasti a inseguire Furia insieme alla Guardia costiera.
Secondo il presidente dell’associazione che si occupa della salvaguardia della fauna ittica e degli ambienti marini, il capodoglio femmina ora non si trova più nelle acque nel sud del Tirreno, nella zona delle isole Eolie. “Si sarà spostata verso nord e nord-ovest tra Ustica e la Sardegna”.
La rete che ha nella coda ne può compromettere la sopravvivenza, come già successe a Siso, capodoglio trovato spiaggiato e il cui scheletro oggi risiede al MuMa di Milazzo grazie al biologo Carmelo Isgrò. Ma non sono i soli, già qualche tempo fa un altro capodoglio, Spike, si è trovato in pericolo e fortunatamente liberato dalla rete mortale che lo avvolgeva.
Le reti illegali minacciano il mar Mediterraneo
“Furia ci ha portato la prova dell’illegalità presente nei nostri mari”, continua Morello. “Noi ci troviamo in questo tratto di mare per tentare di bloccare attivamente quest’attività e ovviamente per provare ad avvistare il capodoglio”. Solo quest’anno la Guardia Costiera ha già sequestrato oltre 100 chilometri di reti illegali, muri alti 42 metri capaci di catturare qualsiasi cosa passi loro attraverso. “Queste reti sono da vietare categoricamente”.
Il meraviglioso mammifero marino sembrava comunque ancora nel pieno delle proprie forze, tanto che continuava a nuotare con grande vivacità. La speranza è che riesca in qualche modo a liberarsi dal “muro della morte” e tornare a nuotare libera.
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