8,5 miliardi di tonnellate di ghiaccio che si sono fuse in un giorno, oltre 100 miliardi in due mesi. Quest’estate sta cambiando volto alla Groenlandia.
Sappiamo che la fusione dei ghiacci in Groenlandia avanza a un ritmo incessante, contribuendo in modo decisivo all’innalzamento del livello dei mari. Una descrizione simile, però, può apparire un po’ astratta. Per avere un’idea tangibile della portata di questo fenomeno, un dato può aiutare. Basterebbe il ghiaccio che si è fuso in sole 24 ore per ricoprire l’intero stato americano della Florida con cinque centimetri di acqua.
100 miliardi di tonnellate di ghiaccio perse in due mesi
Queste cifre, immediatamente rimbalzate tra le testate giornalistiche di tutto il mondo, sono state elaborate dal servizio di monitoraggio Polar portal. La stagione della fusione dei ghiacci è iniziata il 27 maggio ma il record per quest’anno è stato toccato martedì 27 luglio, con la perdita di 8,5 miliardi di tonnellate in un solo giorno. Abbastanza per ricoprire con uno strato di 5 centimetri di acqua una superficie di 170mila chilometri quadrati, pari allo stato americano della Florida o, per usare un altro termine di paragone, al doppio dell’Austria. E non si è trattato di un caso isolato visto che appena due giorni dopo sono stati totalizzati altri 8,4 miliardi di tonnellate. A partire da giugno è stato sfondato il tetto dei 100 miliardi di tonnellate.
Massive melting event in Greenland. While not as extreme as in 2019 in terms of gigatons (left image – but still would be enough to cover Florida with two inches of water), the area over which melting takes place (right image) is even a bit larger than two years ago. pic.twitter.com/rEeDIlYTA7
In termini di volume siamo ancora lontani dal primato del 2019, con 11 miliardi di tonnellate di ghiaccio che si erano fuse nella sola giornata del primo agosto, abbastanza per riempire 4,4 milioni di piscine olimpioniche. Quest’anno, però, è stata coinvolta un’area ben più vasta.
Cosa ci insegna la fusione dei ghiacci in Groenlandia
“La cosa allarmante per me è la risposta politica, o meglio, la mancanza di risposta. L’innalzamento del livello dei mari è come un treno che avanza a velocità moderata. Quando si è messo in marcia, però, non si può più fermare”, commenta al GuardianBrad Lipovsky, glaciologo presso l’università di Washington. Gli eventi di questi giorni probabilmente “cambieranno volto alla Groenlandia, perché saranno un motore molto forte per un’accelerazione della fusione in futuro”, puntualizza Mario Tedesco, anch’egli glaciologo ma per l’università della Columbia e la Nasa. Il motivo scatenante è una zona di alta pressione che risucchia l’aria calda da sud “come un aspirapolvere” e la trattiene sulla Groenlandia orientale; da qui il picco di 19,8 gradi centigradi raggiunto mercoledì 28 luglio.
Se per assurdo tutto il ghiaccio della Groenlandia si fondesse, il livello dei mari si alzerebbe di 6 metri. Si tratta di un’ipotesi che per ora non è nemmeno contemplata dai modelli degli scienziati, ma è vero anche che ormai è stato raggiunto il punto di non ritorno. Ciò significa che questo fenomeno è irreversibile; non si potrebbe fermare nemmeno se la temperatura media globale, d’ora in poi, restasse invariata.
Temperature elevate e anomale condizioni di alta pressione hanno provocato la fusione di enormi quantità di ghiaccio, causando un repentino aumento del livello del mare.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.