Una proposta di direttiva europea spaventa l’Italia perché costringerebbe a riqualificare il 60 per cento degli edifici: ma sono preoccupazioni fondate?
Nel futuro di Nice, la smart home è la chiave d’accesso alla carbon neutrality
Le soluzioni di smart home & building automation abilitano la transizione ecologica, come dimostra il Report di sostenibilità “Welcome to the Nice future”.
Il settore delle costruzioni è responsabile del 37 per cento delle emissioni globali. Nel vecchio continente, secondo i dati della Commissione europea relativi al 2021, il 40 per cento dell’energia è consumato dagli edifici, che sono per il 75 per cento inefficienti dal punto di vista energetico. E almeno l’85 per cento delle costruzioni attualmente in uso in Europa sarà ancora in piedi nel 2050. Intervenire sulle performance energetiche di questi stabili è quindi fondamentale per raggiungere gli obiettivi del Green Deal.
In questo contesto si collocano le soluzioni di Nice, leader globale nei settori dell’home & building management e security, presente in 23 paesi e operativa in più di 100, che quest’anno ha pubblicato il suo primo Report di sostenibilità “Welcome to the Nice future”, con la collaborazione di LifeGate.
Il processo di rendicontazione è una tappa importante del programma di transizione sostenibile che il gruppo ha annunciato nel luglio 2021. “Si tratta di un vero e proprio cambiamento di paradigma, il punto di partenza per una nuova fase, in cui intendiamo fare della sostenibilità il fondamento della nostra strategia aziendale, mettendo in chiaro gli obiettivi che vogliamo raggiungere”, spiega Roberto Griffa, ceo di Nice. “La nostra missione, insita nel concetto di smart home, è offrire una casa accessibile, sicura, confortevole. E vogliamo fare lo stesso per la nostra grande casa comune, la Terra”.
Il settore dell’home & building management, in effetti, dà un grande contributo all’efficientamento dei consumi, tema più che mai attuale nel momento di crisi energetica che stiamo vivendo. Si pensi che le soluzioni di schermatura solare – se montate sul 75 per cento delle finestre – potrebbero far risparmiare il 19 per cento dell’energia necessaria al riscaldamento e raffrescamento degli edifici. “Vogliamo dare più valore al prodotto – dichiara Marco Bianchet, quality & sustainability global director di Nice – diventando abilitatori: le soluzioni di efficienza rese possibili anche grazie ai nostri sistemi sono infatti essenziali per raggiungere gli obiettivi di carbon neutrality”
La climate action di Nice coinvolge anche l’impatto nell’uso della smart home
Per meglio fotografare il proprio impatto ambientale, Nice ha calcolato la propria carbon footprint secondo un’analisi di GHG Inventory in conformità con lo standard Iso 14064. Nice si è posta l’obiettivo di dimezzare le emissioni di Scope 1 e 2 da qui al 2025, attraverso l’utilizzo di energia rinnovabile da fonti certificate (attualmente è al 28 per cento) e convertendo gradualmente la flotta aziendale con l’introduzione progressiva di autoveicoli ibridi ed elettrici.
Il gruppo ha poi misurato le emissioni di Scope 3 (ovvero legate a tutte le attività non gestite direttamente dall’organizzazione, come i viaggi, lo smaltimento dei rifiuti, gli investimenti, la logistica), così da avere la fotografia della propria carbon footprint lungo tutta la catena del valore. Da quest’ultima analisi, è emerso che l’uso dei prodotti è responsabile del 64 per cento dei gas serra, ed è quindi soprattutto su quest’ultimo aspetto che occorre agire per interventi significativi. Nice ha quindi sviluppato un piano per progettare soluzioni a minor impatto ambientale, focalizzando il proprio impegno sul consumo energetico e sulla scelta dei materiali, per garantire la riduzione dell’energia impiegata sia durante l’utilizzo delle automazioni domestiche sia in fase di stand-by.
Il miglioramento delle performance ambientali dei prodotti sarà mappato da un numero sempre maggiore di studi di Life cycle assessment (Lca), che consentono di analizzare le soluzioni Nice nello loro impatto “dalla culla alla tomba”. Per ampliare la gamma di soluzioni green, nel 2022 Nice ha infatti esteso la certificazione Epd – Environmental product declaration all’intero processo di produzione.
Contribuiscono all’obiettivo anche l’uso esclusivo di plastica riciclata e la conversione del 100 per cento degli imballaggi a basso impatto ambientale, realizzati prevalentemente con carta o cartoncino e inchiostri naturali. Nel 2022, inoltre, Nice ha iniziato a mappare le performance ambientali dei fornitori. E l’impegno per il futuro è di andare oltre, estendendo l’analisi agli aspetti sociali.
Gli obiettivi dei pilastri social e governance
Non c’è infatti solo l’ambiente nel futuro di Nice. “La sostenibilità viene concepita a 360° abbracciando la dimensione ambientale, sociale e di governance – conferma Bianchet -. Tutte le funzioni di Nice sono coinvolte in questo progetto: abbiamo infatti deciso di intraprendere un percorso strutturato e strategico, coinvolgendo gli stakeholder interni ed esterni”. Per raggiungere i traguardi con un’adeguata struttura di governance, Nice ha creato una funzione dedicata alla sostenibilità, il Sustainability department, che fissa gli obiettivi, monitora le prestazioni e assicura che tutte le componenti aziendali dispongano degli strumenti adeguati. Inoltre, è stato definito un Comitato di sostenibilità, con un ruolo di indirizzo, strategia e supervisione globale.
Gli obiettivi di Nice abbracciano anche l’ambito people. Dopo l’acquisizione dell’americana Nortek Security & Control, i dipendenti hanno superato le 3mila unità. L’azienda vuole ora affrontare la sfida di essere one company, abbattendo le differenze tra le società per un approccio omogeneo. In questa visione comune, la dimensione lavorativa tiene conto anche del benessere delle persone, combinando un’occupazione stabile (il 95 per cento dei contratti è a tempo indeterminato) con la promozione di uno stile di vita sano e attivo, in un’ottica di inclusione e valorizzazione delle diversità. I traguardi al 2025 prevedono l’aumento del 30 per cento della presenza femminile nelle posizioni di leadership e la riduzione del divario retributivo tra i generi, verso la certificazione della parità salariale.
E, non a caso, inclusività è una parola d’ordine anche per l’acquirente delle soluzioni smart home: secondo il rapporto Smart Home del Centro Studi TIM, la possibilità di abbattere le barriere grazie a comandi vocali, sensoristica e automazione è un importante driver d’acquisto, in quanto consente una migliore qualità di vita alle persone non autosufficienti, come disabili e anziani. Insomma, la smart home non aiuta solo l’ambiente, ma consente un mondo più inclusivo.
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