Nonostante i proclami, le promesse e gli impegni, le nazioni più ricche della Terra stanno continuando a finanziare pesantemente il settore delle fonti fossili. A confermarlo è un nuovo report di Bloomberg Nef e Bloomberg Philanthropies, secondo il quale nel solo 2021 i paesi del G20 hanno concesso a chi sfrutta a vario titolo carbone, petrolio e gas quasi 700 miliardi di dollari.
G-20 spending on fossil fuels jumped to almost $700 billion last year in a threat to global climate goals https://t.co/2kc0vDJCCq
Sovvenzioni alle fossili in aumento del 16 per cento rispetto al 2020
Denaro che non ha fatto altro che rallentare il processo di transizione verso le fonti di energia pulite, allontanandoci così dagli obiettivi che la scienza ha indicato in termini di limitazione della crescita della temperatura media globale. Si tratta d’altra parte di somme consistenti e che rappresenteranno un fardello per parecchi anni, poché è difficilmente immaginabile che si possa investire in nuove infrastrutture per dismetterle a breve distanza di tempo.
Il report, intitolato Climate Policy Factbook, indica inoltre che la cifra (693 miliardi di dollari, precisamente) risulta in netto aumento rispetto all’anno precedente: la crescita è stata pari al 16 per cento. “I governi continuano a concedere sussidi alle fonti fossili – ha dichiarato Michael Bloomberg, inviato speciale dl segretario generale delle Nazioni Unite per il clima – sconfessano gli impegni che loro stessi hanno dichiarato, minacciando la salute pubblica e compromettendo le nostre possibilità di evitare gli impatti peggiori dei cambiamenti climatici. Abbiamo bisogno di un’accelerazione straordinaria nella transizione verso le fonti pulite, abbandonando il carbone e le altre fonti fossili”.
“Sorprendenti” i miliardi concessi ancora al carbone
Per lo meno, proprio dal carbone arriva una parziale buona notizia, poiché il denaro concesso dai governi del G20 alla fonte in assoluto più dannosa per il clima risultano scesi nel corso degli ultimi anni. Si è passati infatti dal 4,1 per cento del 2016 (ma all’epoca il totale dei sussidi fu pari a 662 miliardi di dollari) al 2,9 per cento del 2021. In termini assoluti, tuttavia, parliamo di 20 miliardi che ancora finiscono nelle tasche di chi sfrutta miniere e centrali.
🔊 URGENT! Ahead of the upcoming #G20 Summit, we, as youth climate activists, have a simple message from #COP27 : Fight for 1.5°C 🔥
Giving up on climate action is an easy road to hell.
Phase out all fossil fuels, expand renewables and deliver the money for loss & damage ⚡️🌍 pic.twitter.com/QMT12BRTeD
Un ammontare giudicato “sorprendente” dalle organizzazioni che hanno pubblicato il rapporto, “alla luce degli impegni annunciati sul carbone nel corso dei recenti summit del G20 e nel corso della Cop26”, la ventiseiesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite che si è tenuta a Glasgow nel 2021.
Limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 1,5 gradi centigradi, alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre industriali, non è impossibile. Lo sarà se i governi di tutto il mondo continueranno a mantenere un atteggiamento incoerente.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.
L’ad del colosso statunitense, Darren Woods, ha parlato dalla Cop29 di Baku. Exxon prevede di investire nella transizione oltre 20 miliardi di dollari entro il 2027.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alla Cop29 a Baku, ha ribadito il proprio approccio in materia di lotta ai cambiamenti climatici.