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G7 agricoltura, “500 milioni di persone fuori dalla fame entro il 2030”
Il G7 Agricoltura adotta la Dichiarazione di Bergamo e individua 5 priorità su cui agire per centrare gli obiettivi contro la fame nel mondo.
500 milioni di persone fuori dalla fame entro il 2030 attraverso impegni concreti dei 7 Paesi. È questo l’obiettivo che esce dal G7 agricoltura che si è tenuto il 13, 14 e 15 ottobre a Bergamo.
“La fame è una questione prima di tutto agricola – ha detto il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina come Presidente G7 agricoltura -. Per questo abbiamo deciso di aumentare gli sforzi per favorire la produttività sostenibile in particolare in Africa, attraverso la condivisione di buone pratiche per aumentare la resilienza e accompagnare lo sviluppo delle comunità locali”. Il ruolo della cooperazione agricola sarà decisivo per raggiungere il traguardo, poiché la maggioranza delle persone che soffrono la fame vive in aree rurali.
Durante la riunione è stato affrontato anche il tema della difesa dei redditi degli agricoltori davanti alle crisi dovute ai cambiamenti climatici e a quelle economiche, affidando il mandato alla Fao per studiare azioni sul tema.
La Dichiarazione di Bergamo
Durante la due giorni dedicata all’agricoltura è stata varata la Dichiarazione di Bergamo, che focalizza l’attenzione sulla tutela del reddito dei produttori, la cooperazione agricola con l’Africa, la trasparenza dei prezzi, lo spreco alimentare e la tracciabilità.
Il documento è stato Firmato da Italia, Stati Uniti, Canada, Francia, Regno Unito, Giappone, Germania, dall’Unione europea e sostenuto dalle istituzioni non governative che operano nel contesto agricolo e alimentare, come la Fao, Ifad, l’Unione africana, l’Ocse, il World food program e Slow food.
Le 5 priorità del G7 Agricoltura
Tra le mura veneziane di Bergamo, i ministri del G7 agricoltura hanno individuato 5 priorità:
- Difendere i redditi dei produttori agricoli, soprattutto piccoli, dai disastri climatici, con mandato alla Fao per studiare azioni e individuare una definizione comune di eventi catastrofici che oggi manca.
- Aumentare la cooperazione agricola, nel continente africano, dove il 20% della popolazione soffre di povertà alimentare.
- Impegnarsi a rafforzare la trasparenza nella formazione dei prezzi e nella difesa del ruolo degli agricoltori nelle filiere soprattutto di fronte alle crisi di mercato e alla volatilità dei prezzi.
- Battere con nuove politiche gli sprechi alimentari, che oggi coinvolgono un terzo della produzione alimentare mondiale.
- Adottare politiche concrete per la tracciabilità e lo sviluppo di sistemi produttivi legati al territorio.
Un G7 con molte teorie e poche azioni concrete
Secondo Oxfam, l’organizzazione che lotta contro la povertà nel mondo, il G7 agricoltura di Bergamo è stata un’altra occasione persa per la lotta alla fame nel mondo. “I Ministri dell’agricoltura dei paesi G7 non hanno assunto impegni concreti, di fronte all’aumento, per la prima volta in dieci anni, del numero degli affamati a livello globale”, si legge nella dichiarazione di Oxfam che sottolinea come il numero degli affamati nel mondo sia salito da 795 a 815 milioni nel 2016, di questi 155 milioni sono bambini e bambine.
Secondo uno studio Oxfam per adattarsi ai cambiamenti climatici, i paesi in via di sviluppo potrebbero dover affrontare costi tra i 140 e i 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, mentre oggi i finanziamenti multilaterali stanziati negli ultimi anni ammontano a 345 milioni di dollari.
Al G7 non vi sono stati impegni concreti, ma solo mere dichiarazioni di intenti. Il ruolo della cooperazione agricola tra nord e sud del mondo, in relazione al fenomeno migratorio, avrebbe dovuto essere al centro dell’agenda del summit, ma la dichiarazione finale del vertice contiene solo timidi accenni sul tema.
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