È in corso il G7 clima, energia e ambiente a Torino. Tra promesse da parte dei governi, richieste della società civile e contestazioni in piazza. Segui gli aggiornamenti in tempo reale.
Aggiornamento delle 17:15 – “Abbiamotrovato un accordo per chiudere col carboneentro la prima metàdegli anni Trenta”, ha dichiarato Andrew Bowie, ministrobritannico per la Sicurezzaenergetica, intervistato da Class Cnbc al G7 in corso alla Reggia di Venaria.
Una dichiarazione che però è stata “smorzata” dall’omologo italiano e presidente di turno del G7 clima, energia e ambiente Gilberto Pichetto Fratin che, nel corso del punto stampa a chiusura dei lavori del primo giorno, lunedì 28 aprile, ha affermato che l’accordo sul carbone è solo di natura tecnica, mentre per quella politica bisogna ancora aspettare.
I ministri dell’Ambiente di Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Italia, Francia e Canada si riuniscono fino a martedì 30 aprile, a Torino, per una riunione del G7 su clima, energia e ambiente. Il nostro paese, infatti, presiede quest’anno il gruppo e la volontà del governo – almeno stando ai documenti ufficiali – è di stabilire delle “linee strategiche” in vista della ventinovesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop29), in programma nel prossimo mese di novembre in Azerbaigian.
Pichetto Fratin: “Stabilire le direttrici in vista della Cop29 di Baku”
“L’obiettivo è di rendere quanto deciso alla Cop28 di Dubai praticabile, reale e concreto”, ha affermato il ministro dell’Ambiente e dell’Energia Gilberto Pichetto Fratin. La realtà, però, è che le sette grandi potenze industriali del mondo sono molto lontane dal raggiungere gli obiettivi necessari per mantenere vivo quanto indicato dall’Accordo di Parigi del 2015. Ovvero limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 1,5 gradi centigradi, entro la fine del secolo, rispetto ai livelli preindustriali.
First working session of the #G7 Ministers' meeting on Climate, Energy and Environment, with the participation of #B7 President Emma Marcegaglia and representatives of the industry associations. #G7Italypic.twitter.com/nW4npu6qbU
Pichetto Fratin ha anche parlato di difesa della biodiversità, degli ecosistemi e lotta contro il riscaldamento delle acque marine come di temi che sarebbero in cima all’agenda del governo. Le cui politiche energetiche, però, non paiono di certo particolarmente ecologiste. Per questo, le organizzazioni non governative si preparano a manifestare, e chiedono di spiegare concretamente in che modo si vogliano rendere operativi alcuni impegni assunti a Dubai, come nei casi del raddoppio del tasso di efficienza energetica e la moltiplicazione per tre della potenza installata di energie rinnovabili, entro il 2030.
Carbone, gas e plastica sul tavolo del G7 di Torino
L’agenda del G7 Ambiente prevede anche temi come la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento di materie prime cruciali per la transizione energetica. Così come politiche per il riuso di minerali, al fine di diminuire la dipendenza da nazioni come la Cina, che domina ad esempio il mercato delle terre rare. Canada, Francia, Germania e Regno Unito, inoltre, hanno chiesto che si facciano passi avanti su un possibile trattato per la riduzione dell’inquinamento da plastica. Su questo punto, ben più reticenti appaiono Stati Uniti e Giappone.
La presidenza francese, inoltre, potrebbe proporre al G7 di abbandonare totalmente il carbone di qui al 2030. Nei giorni scorsi, il presidente americano Joe Biden ha annunciato che a partire dal 2032 verranno introdotte limitazioni alle emissioni di biossido di carbonio delle centrali a carbone statunitensi. Il che rappresenta una buona notizia ma, al contempo, indica chiaramente che per Washington non è in alcun modo sul tavolo l’ipotesi di chiudere tali siti di produzione. Almeno non entro il 2030.
Il think tank Ecco critica la strategia italiana che punta sul gas
Germania e Italia, invece, continuano a puntare sul gas. In particolare, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha a più riprese dichiarato di voler fare del nostro nostro paese un “hub” europeo per la produzione di tale fonte fossile. Che ancorché risulti la meno nociva dal punto di vista climatico, se utilizzata in modo intensivo renderà comunque impossibile centrare l’obiettivo degli 1,5 gradi.
Non a caso, secondo Luca Bergamaschi, fondatore del think tank Ecco, l’affermazione secondo la quale il gas sarebbe strategico per una nazione come l’Italia è quantomeno contestabile. Senza dimenticare che parlare di fusione nucleare – altro tema sul quale l’Italia insiste – è evidentemente ingannevole nei confronti della popolazione, dal momento che i tempi per lo sviluppo eventuale di tale tecnologia sono totalmente e indiscutibilmente incompatibili con le risposte immediate che occorre fornire di fronte alla crisi climatica.
La critica radicale al G7, “club dei ricchi” giudicato illegittimo e antidemocratico
La speranza delle ong che protestano, inoltre, è di riuscire a far includere anche un aumento degli aiuti ai paesi in via di sviluppo al fine di consentire loro di deboli le loro produzioni industriali, in particolare nei settori dell’acciaio e del cemento. Si spera inoltre di poter strappare qualche promessa anche per quanto riguarda i fondi dedicati all’adattamento rispetto agli impatti dei cambiamenti climatici.
Everything is ready for today’s sessions of the #G7 Ministers’ meeting on Climate, Energy and Environment at the Palace of Venaria, near Turin. #G7Italypic.twitter.com/l6O8It3AqR
Ma c’è anche chi propone punti di vista più radicali rispetto al G7. Il gruppo fu creato nel 1975 e rappresenta, di fatto, una sorta di “club dei paesi ricchi” di tutto il mondo. Un consesso non previsto dagli ordinamenti nazionali o internazionali, che scavalca anche organismi preposti ai negoziati multilaterali come quelli delle Nazioni Unite, e che non gode di alcuna legittimità democratica. Ciò nonostante, assume decisioni di particolare rilevanza non soltanto per le sette nazioni in questione ma per il mondo intero.
Proprio per questo, gli incontri del G7 (che inizialmente era un G5, poi divenne un G6 e per un periodo è stato G8 includendo la Russia, fino all’invasione dell’Ucraina) sono da decenni contestati dai movimenti altermondialisti. Secondo questi ultimi, il reale obiettivo dei paesi che formano il gruppo è di consolidare la propria influenza a livello globale, appropriandosi fette di mercato e di ricchezza sempre più importanti, anche a svantaggio di nazioni che non sono invitate a partecipare.
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