Nella prima giornata del G7 di Hiroshima si è parlato di Ucraina, ma anche di transizione.
Il Canada ha incalzato l’Italia sul tema dei diritti della comunità Lgbt.
Per La Gran Bretagna non solo l’immigrazione illlegale, ma anche quella legale è eccessiva.
L’aggressione russa all’Ucraina, il ruolo geopolitico della Cina in economia ma anche nella stessa guerra in corso. Sono questi macro-temi che hanno monopolizzato la prima giornata del G7 di Hiroshima, il vertice dei capi di governo dei 7 paesi più industrializzati del mondo. Ma, a cascata, questione ucraina e questione cinese aprono altro cartelle, come quelle legate alla transizione energetica ed ecologica, alla sicurezza alimentare. E c’è stato spazio anche per l’immigrazione e diritti delle comunità Lgbtq.
I diritti della comunità Lgbtq
#Trudeau ha espresso preoccupazione a Meloni per la situazione dei diritti lgbtqia+ in Italia. Meloni farebbe bene a ricordare che al G7 non c’è Orban, non c’è Duda, ci sono i leader del mondo occidentale dove i diritti sono patrimonio comune. Quella fuori posto è solo lei. pic.twitter.com/n0v1Vpth4m
Quest’ultimo punto è quello che riguarda più da vicino l’Italia, ed ha costituito una sorta di fuori programma del G7 di Hiroshima. Durante l’incontro bilaterale con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, infatti, il premier canadese Justin Trudeau ha aperto un fronte di polemica sulla questione diritti civili. “Il Canada – ha detto il leader progressista nordamericano – è preoccupato da alcune posizioni che l’Italia sta assumendo in merito ai diritti Lgbt”: il riferimento è probabilmente all’eco delle notizie sullo stop alle registrazioni dei matrimoni civili omosessuali, e forse anche alla volontà di una stretta sulla maternità surrogata all’estero. Preoccupazioni alle quali Meloni ha replicato sottolineando che “il governo sta seguendo le decisioni dei tribunali e non si sta discostando dalle precedenti amministrazioni”. Insomma, che “non c’è nulla di cui preoccuparsi”.
Minaccia nucleare
Thank you @kishida230 for such a warm welcome to the @G7.
It was deeply moving to visit the Hiroshima Peace Memorial Park which holds such significance.
This Summit carries the weight of history and it’s important that we learn from the past, including from its darkest moments. pic.twitter.com/eDTvwX5WGG
La prima giornata del G7 di Hiroshima è stata l’occasione per varare un nuovo pacchetto di sanzioni verso la Russia, tra cui l’embargo sui diamanti preziosi. I leader delle sette potenze mondiali, nella prima delle dichiarazioni congiunte emanate hanno ribadito che l’aggressione russa all’Ucraina “costituisce una violazione del diritto internazionale, in particolare della Carta dell’Onu” e hanno condannato “la retorica nucleare irresponsabile della Russia”. Tutto questo subito dopo aver visitato il memoriale della pace di Hiroshima e deposto una corona di fiori in onore delle vittime della bomba atomica sganciata dagli Stati Uniti durante la seconda guerra gondiale il 6 agosto 1945.
Insicurezza alimentare
I leader del G7 di Hiroshima hanno anche condannato l’uso del cibo come arma di ricatto da parte della Russia, con riferimento alla carenza di grano, che ha afflitto soprattutto i paesi africani che dipende dall’export dall’Ucraina, a causa dell’impossibilità di portare a termine i raccolti e del controllo russo dei porti del Mar Nero, già considerato un crimine di guerra dall’Unione europea. “Ribadiamo il nostro impegno a rispondere alle crescenti esigenze dei Paesi vulnerabili, aggravate dalla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. In particolare, sottolineiamo come l’uso del cibo come arma da parte della Russiaa abbia aggravato le vulnerabilità economiche, esacerbato crisi umanitarie già terribili e fatto crescere l’insicurezza alimentare e la malnutrizione a livello globale a livelli senza precedenti”. I leader si impegnano a “fornire assistenza rapida per aiutare i Paesi e le popolazioni colpite” e a sostenere l’esportazione “di prodotti agricoli ucraini, anche attraverso le corsie di solidarietà Ue-Ucraina”.
La minaccia energetica
Analoga condanna è arrivata per l’utilizzo dell’energia come strumento ricattatorio: i leader G7 di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti e dall’Unione europea, si sono impegnati “per garantire che la Russia non sia più in grado di rendere un’arma la disponibilità di energia contro di noi e contro il mondo. Dal febbraio 2022, abbiamo adottato sanzioni, divieti di importazione e altre misure per ridurre la nostra dipendenza dalle fonti energetiche russe”. I leader hanno ricordato che nei mesi scorsi “abbiamo concordato di lanciare un tetto ai prezzi del petrolio e dei prodotti petroliferi russi e queste misure stanno funzionando. Le entrate della Russia sono in calo. I prezzi globali del petrolio e del gas sono diminuiti in modo significativo, a vantaggio dei Paesi di tutto il mondo”.
La transizione energetica
The clean energy transition in the EU is accelerating.
It offers real growth opportunities.
We will focus on strengthening the clean manufacturing ecosystem in Europe.
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) May 19, 2023
Rendersi indipendenti dal gas e dal petrolio russo ha comportato, da una parte, il ricorso massiccio a fonti alternative che si pensavano in declino, come il carbone e il nucleare. Dall’altra ha rappresentato uno stimolo a investire più rapidamente in tecnologie verdi: ne è convinta la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. “La transizione verso l’energia pulita sta accelerando. Ci concentreremo sul rafforzamento del sistema di produzione pulita in Europa. Quando ho avviato il Green Deal europeo nel 2019, la priorità era la rapida diffusione delle energie rinnovabili. Ora dobbiamo concentrarci anche sull’approvvigionamento delle rinnovabili: come arrivare a una capacità produttiva sufficiente? Come garantire l’accesso alla tecnologia e, ancora di più, alle materie prime fondamentali? Il G7 e molti altri vogliono sfruttare le enormi opportunità che derivano dalla transizione verso emissioni nette zero. Dobbiamo trovare la strada migliore per il clima e per le nostre economie, che sono intrecciati”.
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