I paesi del G7 sovvenzionano ancora, nel 2018, pesantemente petrolio e carbone

Le economie cosiddette avanzate spendono ancora enormi risorse per finanziare l’industria dei combustibili fossili, secondo uno studio pubblicato in concomitanza col G7.

Gli stati membri del G7, oltre a non aver raggiunto un accordo all’ultimo incontro del G7 in Canada, non sono nemmeno riusciti a tagliare i sussidi all’industria dei combustibili fossili. Al di là delle tante buone intenzioni per limitare i cambiamenti climatici, uno studio condotto da Overseas development institute (Odi)– un think-tank indipendente – ha dimostrato come, nonostante la maggior parte dell’opinione pubblica lo ignori, le fonti tradizionali continuino a spostare importanti risorse pubbliche in tutti i Paesi delle sette maggiori economie avanzate degli Stati Uniti, Canada, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia e Italia.

100 i miliardi spesi per supportare i combustibili fossili

Lo studio prende in esame i dati disponibili e, sulla loro base, stima che siano 100 i miliardi di dollari di sussidi che i Paesi del G7 forniscono annualmente ai settori del petrolio, del gas e del carbone. Un dato che va nella direzione opposta agli impegni che gli stessi governi si sono presi per sostenere l’energia pulita e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Le nazioni del G7 – come quelle del G20 – hanno ripetutamente proclamato il loro impegno per eliminare progressivamente le sovvenzioni ai combustibili fossili e arrivare entro il 2025 ad azzerare tali quote. La nuova analisi mostra però che la strada è ancora lunga in quanto, dall’accordo sul clima di Parigi datato 2016, tutti i Paesi hanno continuato a spendere risorse pubbliche – attraverso sovvenzioni o prestiti – per sostenere l’industria del petrolio e del gas.

Il sostegno al consumo di petrolio e carbone non è un problema dei soli mercati emergenti

In generale, lo studio mostra come tutti i governi del G7 abbiano destinato risorse pubbliche per l’esplorazione e la produzione di petrolio e gas anche dopo il 2016, anno in cui è entrato in vigore l’Accordo di Parigi. Nel 2015 e nel 2016 gli stessi Paesi hanno fornito almeno 81 miliardi di dollari americani al settore gas & oil che possono essere classificati di sostegno fiscale e 20 miliardi in finanziamenti pubblici per la produzione e il consumo di petrolio, gas e carbone in patria e all’estero. Il 64% di questo sostegno fiscale è stato destinato al trasporto, alle famiglie, all’industria e ad altri settori. Un elemento questo che va contro il comune pensiero che ritiene che i sussidi al consumo siano presenti solo nei mercati emergenti o in via di sviluppo per stimolarne la crescita.

Classifica g7 sussidi combustibili fossili
La classifica dei paesi G7  emersa dallo studio dall’Overseas Development Institute. Fonte: Odi

Francia bene, Stati Uniti male se non malissimo

Tra la generale difficoltà a trasformare le parole in fatti, l’impegno a eliminare i combustibili fossili si sta realizzando in modo diverso nei sette Paesi presi in esame. In una classifica che prende in esame trasparenza, impegni e azione, la Francia si colloca al primo posto mentre gli Stati Uniti all’ultimo. I cugini d’Oltralpe sostengono l’industria dei combustibili fossili con circa 8 miliardi di dollari l’anno, poco meno di un terzo (26 miliardi) di quello che invece investono gli Usa. In particolare, la posizione degli USA rilevata dallo studio è evidente a partire dall’insediamento del Presidente Donald Trump che ha sempre ammesso di voler sostenere l’industria dei combustibili fossili anche nonostante le critiche e le resistenze interne. In Europa, oltre all’impegno francese, la Germania ha ottenuto buoni risultati in termini di trasparenza e impegni, ma è risultata meno attenta riguardo alle azioni concrete per limitare il consumo di combustibili fossili.

Sovvenzioni dell'Italia ai combustibili fossili
L’Italia spende 17 miliardi di dollari a favore dei combustibili fossili. Fonte: Odi

L’impegno dell’Italia che ancora non basta

E l’Italia? Secondo lo studio, il nostro Paese si posiziona terzultimo tra quelli del G7 con una spesa dedicata all’industria del petrolio e del gas pari a 17 milioni di dollari. Ma, al di là di questo, l’Odi rileva i passi avanti fatti avendo eliminato quasi tutto il sostegno all’estrazione di carbone, sia in patria che all’estero. Continuiamo però a spendere risorse pubbliche per l’esplorazione dei combustibili fossili. Se queste attività stanno sempre meno avvenendo tra i confini interni, le nostre istituzioni continuano a sostenere tali operazioni all’estero. Il Bel Paese continua inoltre a fornire livelli alti di supporto al consumo dei combustibili fossili nei settori dell’industria, dei trasporti e dell’agricoltura, anche attraverso riduzioni della tassazione del carburante.

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