La Central african forest initiative, nata per volontà dell’Onu, ha versato 17 milioni di dollari al Gabon per premiare le sue politiche di salvaguardia ambientale.
Il Gabon ha ricevuto 17 milioni di dollari come ricompensa per aver tagliato con successo le proprie emissioni di anidride carbonica. Lo stato dell’Africa centrale, coperto per il 90 per cento da foresta pluviale, nell’ultimo decennio ha fatto sforzi molto importanti per proteggere i suoi alberi e per questo motivo la Central african forest initiative (Cafi), un’organizzazione legata all’Onu, lo ha voluto premiare. La quota versata fa parte di un più ampio pacchetto da 150 milioni di dollari, che verranno corrisposti in successive rate se il paese proseguirà nel suo percorso virtuoso.
L’esempio del Gabon nella lotta alla deforestazione
Il Gabon è il secondo paese al mondo per superficie ricoperta di foresta. Questo significa che svolge un compito fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici, grazie all’assorbimento di carbonio dei suoi alberi. Peraltro, nel paese si trovano specie vegetali molto vecchie che hanno una capacità di trattenimento di CO2 superiore, per esempio, agli alberi della foresta amazzonica. In media, la foresta del Gabon assorbe 140 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno.
Allo stesso tempo però la foresta svolge un ruolo primario nell’economia del Gabon. Il paese è un grande esportatore di legname e il governo punta molto su questo settore, tanto che se nel 2019 il giro d’affari era di 500 milioni di euro, entro il 2025 l’obiettivo è arrivare a 5 miliardi. Questo avviene però sempre con un occhio alla salvaguardia ambientale. In questi anni sono stati piantati un numero molto alto di nuovo alberi, è stato ridotta la quota di attori autorizzati ad abbattere specie vegetali mentre è cresciuta la tutela contro il disboscamento della foresta primaria.
L’obiettivo è quello di creare un sistema sostenibile, dove il legname possa svolgere un ruolo sempre più fondamentale per l’economia tra introiti e nuovi posti di lavoro senza che però questo comporti perdita di foresta, con tutte le conseguenze negative che questo avrebbe per il Pianeta.
La ricompensa internazionale per le buone pratiche
Tra il 1990 e il 2000, il Gabon ha perso oltre 10mila ettari di foresta all’anno. Il trend è proseguito anche nel decennio successivo, ma da un po’ di tempo le cose sono cambiate. Secondo l’esame di osservatori indipendenti, la lotta alla deforestazione messa in atto dalle istituzioni del paese ha portato a una riduzione delle emissioni di anidride carbonica a partire dal biennio 2016-2017. Questo ha spinto la Central african forest initiative (Cafi), un’organizzazione nata nel 2015 per volontà dell’Onu, a premiare il Gabon con un versamento di 17 milioni di dollari.
Le #Gabon est le premier pays d'Afrique à recevoir un paiement basé sur les résultats pour la réduction de ses émissions dues à la déforestation et à la dégradation des forêts. pic.twitter.com/m8Xim8mm8n
— Ministère des Eaux et Forêts (@ForetmerGOUVGA) June 22, 2021
La quota è importante ma costituisce solo lo 0,1 per cento del Pil del paese. Nei prossimi anni però l’impegno ambientale del paese potrebbe avere un ritorno economico ben più ampio. Il pacchetto potenziale di cui dovrebbe beneficiare, sempre che continui nel suo percorso di salvaguardia di quell’enorme serbatoio di carbonio che è la sua foresta pluviale, è infatti di 150 milioni di dollari. Le nuove tranche verrebbero sbloccato di qui al 2030.
“È la prima volta che un paese africano viene premiato per aver ridotto le emissioni legate alle foreste a livello nazionale. È estremamente importante che il Gabon abbia compiuto questo primo passo. Il paese ha dimostrato che con visione, dedizione e determinazione, è possibile ottenere riduzioni delle emissioni nella foresta del bacino del Congo”, ha sottolineato Sveinung Rotevatn, ministro del Clima e dell’Ambiente norvegese e tra i rappresentanti della Cafi. I fondi ricevuti dal Gabon verranno ora utilizzati per finanziare progetti legati alla protezione forestale e alla ricerca scientifica, in un paese che già può contare su 13 parchi naturali che coprono l’11 per cento del territorio, tra cui l’ecosistema Patrimonio dell’umanità dell’Unesco di Lopé-Okanda.
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