La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Per James Lovelock non è vero che la terra non ha passato il punto di non ritorno. Noi esseri umani non siamo solo la malattia
“Il nostro pianeta è un organismo vivente, che ha più di tre miliardi di anni, capace di autoregolarsi e di ospitare la vita”. Questa è la visione di James Lovelock, autore dell’ipotesi Gaia, scienziato ambientalista membro della Royal Society.
Alcuni giornali, riassumendo il suo nuovo scritto, titolano pessimisticamente “Abbiamo passato il punto di non ritorno”.
Invece l’autentico pensiero di James Lovelock si trova proprio nelle sue conclusioni. Leggiamole:
“…Gli abbiamo fatto venire la febbre, e presto le sue condizioni peggioreranno fino a farlo andare in coma. Per guarire, impiegherà più di 100.000 anni… Forse la cosa più triste è che Gaia perderà molto più di quanto perderemo noi soli. La vita selvaggia e gli ecosistemi soffriranno fino alla possibile estinzione, ma… nella civilizzazione umana, il pianeta ha una preziosa risorsa. Non siamo solo la malattia. Siamo, con la nostra intelligenza e la comunicazione, il sistema nervoso del pianeta. Attraverso questo, Gaia si vede dallo spazio, e conosce il suo posto nell’universo. Noi dovremmo essere il cuore e la mente della Terra, non la sua malattia. Quindi, dobbiamo essere forti e smettere di pensare solo ai bisogni e ai diritti umani; capire che abbiamo danneggiato la Terra vivente, e che ora dobbiamo fare la pace con lei”.
Il nuovo libro di Lovelock uscirà il 2 febbraio, si intitolerà “The revenge of Gaia”. La vendetta di Gaia.
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