La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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Oltre 1.400 iguane di terra, assenti sull’isola dal 1835, sono state reintrodotte sull’isola di Santiago nell’ambito di un programma di restauro ecologico.
Come siano finite delle iguane sulle isole Galapagos, isole di origine vulcanica di recente formazione, è ancora un mistero. L’ipotesi più accreditata è che vi siano arrivate casualmente, provenienti dalle coste sudamericane a bordo di zattere naturali composte da tronchi o agglomerati vegetali. Dopo aver vagato per settimane in balia delle correnti oceaniche, questi antichi e resistenti rettili sarebbero sbarcati sull’arcipelago ecuadoriano, iniziando un progressivo adattamento che li avrebbe portati a diversificarsi in quattro specie, tre terrestri e una marina. Tra queste c’è l’iguana terrestre delle Galapagos (Conolophus subcristatus), classificata come “vulnerabile” nella Lista Rossa della Iucn, che negli ultimi 150 anni ha subito un forte declino, soprattutto a causa della presenza di animali introdotti dall’uomo, ed è estinta sull’isola di Santiago. O meglio, era estinta, perché ora, grazie ad un progetto di reintroduzione, la specie è tornata a popolare una delle principali isole dell’arcipelago dopo quasi duecento anni.
L’ultima persona che aveva segnalato ufficialmente la presenza di un’iguana terrestre delle Galapagos sull’isola di Santiago, era stata nientemeno che Charles Darwin nel 1835. Tra il 3 e il 4 gennaio 1.436 iguane sono state reintrodotte sull’isola, lo ha annunciato Jorge Carrión Tacuri, direttore del parco nazionale delle isole Galapagos. Gli animali sono stati prelevati dalla vicina isola di North Seymour e rilasciati nelle regioni costiere di Puerto Nuevo e Bucanero poiché, come hanno spiegato i responsabili del parco, hanno ecosistemi simili.
Le iguane sono state liberate nell’ambito di un progetto di restauro ecologico e rinaturalizzazione dell’isola di Santiago. Questi grandi e pacifici rettili si erano estinti localmente a causa dell’introduzione di animali domestici o alloctoni come gatti, cani, maiali e ratti. Questi animali, tramite la competizione per le risorse e la predazione di uova e piccoli, hanno causato il rapido tracollo della popolazione di iguane di terra. Una delle principali minacce era costituita dal maiale selvatico, che non rappresenta però più un pericolo per le iguane, essendo stato definitivamente eradicato nel 2001. “L’iguana terrestre è un erbivoro che aiuta gli ecosistemi disperdendo semi e mantenendo spazi aperti privi di vegetazione”, ha spiegato Danny Rueda, responsabile delle aree protette delle Galapagos.
Un gran noticia para #Galápagos, para el #Ecuador y el mundo.
Gracias a nuestros aliados estratégicos @NoExtinctions#AcciónGuardaparque ? https://t.co/d5ULZJSmAb— Jorge Carrión Tacuri (@JcarrionTacuri) 7 gennaio 2019
Il progetto di reintroduzione, definito dal direttore del parco nazionale delle Galapagos “una grande notizia per le Galapagos, per l’Ecuador e per il mondo”, è stato condotto con la collaborazione della Massey university della Nuova Zelanda. Uno degli obiettivi del programma è anche proteggere la popolazione di iguane che vive sull’isola di North Seymour, composta da circa 5mila esemplari. Le fonti alimentari dell’isola, in particolare i cactus di cui si nutrono le iguane, sono in diminuzione, anche per questo alcune iguane sono state trasferite sull’isola di Santiago. Come le iguane siano giunte sulle Galapagos resta dunque un mistero, ci auguriamo però che possano continuare a popolare a lungo queste isole, contribuendo a renderle uniche al mondo.
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