bosnia erzegovina

Le donne bosniache

Sarajevo, quale vento di cambiamento?. © Arianna Pagani

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Rep. Serpska, Sarajevo. Nel cimitero di Niglevick sono sepolti la madre e il fratello di Ratko Mladic, figura ritenuta responsabile del massacro di Srebrenica dall'opinione pubblica e dai bosgnacchi. Luogo di maggior importante per i serbobosniaci © Arianna Pagani

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Sarajevo. Kanita Focak, bosniaco croata, oggi architetto, è stata l'interprete per l'esercito italiano durante il periodo del conflitto © Arianna Pagani

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Sarajevo, Srebrenica Virtual Museum, Remembering Srebrenica. Tappa di molti turisti accoglie mostre permanenti sui fatti di Srebrenica © Arianna Pagani

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Visegrad. Mara Kuganin è arrivata a Visegrad nel 1993. Oggi fa partedell’associazione di Andric con la quale riesce a ricevere degli aiuti. Suo padre e suofiglio hanno perso la vita sotto una granata durante il conflitto serbobosniaco © Arianna Pagani

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Visegrad. Lenka Sinikovic insieme alla madre Mara, si occupa della serra regalataglidall'associazione di Andric. Sia Lenka che Mara sono passate dai campi di prigioniaper arrivare a Visegrad nel 1993 © Arianna Pagani

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Visegrad. Visegrad è una città per cui a distanza di vent'anni ne viene contesa la suamemoria tra serbi e musulmani. Attraversata dal famoso fiume Drina, Visegrad oggi èa prevalenza musulmana con una piccola enclave serba © Arianna Pagani

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Sarajevo. Poco distanti dal confine tra Federazione e Rep. Serpska, ancora oggi, si trovano diversi siti in cui sono avvenuti crimini di guerra © Arianna Pagani

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Foca o Srbinje. Foca, regione ad est della Bosnia, dopo gli Accordi di Dayton diviene a maggioranza musulmana restringendo il numero di serbi ad una piccola enclave sopra le colline. Citata in molte testimonianza di stupri avvenuti nei campo, viene ricordata anche per la Battaglia della Sutjeska © Arianna Pagani

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Dijana Vukovic nata a Cogniz, paese alle porte di Sarajevo, dopo gli Accordi di Dayton viene trasferita a Foca dove oggi abita insieme al marito e i suoi due figli © Arianna Pagani

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Località vicina a Sarajevo. In questo fazzoletto di terra Dijana Vukovic fu fatta prigioniera dai mujhaeddin durante il conflitto bosniaco. Ci restò per un anno insieme alla sorella e alla madre © Arianna Pagani

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Sarajevo. Dijana, giovane donna serbo bosniaca dopo vent'anni dal conflitto vive con il marito e i due figli. Non ha un lavoro e non si sente felice nella città in cui è stata costretta a vivere © Arianna Pagani

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Sarajevo. Nadira Mingasson con il progetto Udrezene, ha messo insieme le donne di Sarajevo e delle aree più rurali che sono state vittime del conflitto bosniaco. L’obiettivo non è solo quello di affrontare il trauma della guerra ma soprattutto il reinserimento economico e sociale © Arianna Pagani

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Sarajevo. Nadira Mingasson è fuggita da Sarajevo all’inizio della guerra e ci è ritornata, vent’anni dopo, fondando un progetto di tessitura artigianale chiamato Udezene © Arianna Pagani

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Prijedor. Lo spazio Kvart è un'associazione non governativa gestita da giovani ragazzi del territorio. Si dichiarano antifascisti e mirano a creare attività per i giovani ragazzi della comunità. Dalle loro testimonianze sono soggetti a molte rivendicazioni e abusi da parte di ignoti © Arianna Pagani

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Kozarac. Esmuda Mujagic, bosniaco musulmana, è membro fondatore dell'associazione "throught heart to peace" che apre nel 1996 quando anche lei, vittima del conflitto, fa ritorno a Kozarac © Arianna Pagani

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Kozarac. Esmuda davanti ad uno dei pochi monumenti musulmani nella città di Kozarac, poco distante da Prijedor. Uno dei problemi é anche la scarsa pulizia dei monumenti da parte dell'amministrazione filo serbobosniaca © Arianna Pagani

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Kozarac. Esmuda ha subito violenze all'interno del campo di Kozarac da parte dei serbi dopo i fatti del 1992 che hanno visto bruciare le case dei musulmani nella zona da Prijedor a Sanski © Arianna Pagani

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Sarajevo. Mira Mehmedovic ha combattuto in prima linea a fianco dell’Armata Popolare Jugoslava e oggi lavora per un’organizzazione non governativa © Arianna Pagani

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La guerra viene condotta ancora oggi con l'arma della memoria. Un conflitto psicologico quello di oggi in cui si alimenta un clima di odio che consiglia a chi si trova all'estero di non tornare e a chi vive in queste zone più remote di andarsene © Arianna Pagani