Il trail runner Daniele Persico sta facendo in solitaria uno dei percorsi più duri al mondo, per raccontare il suo spirito, quello della montagna e delle persone che la abitano. La sua avventura diventerà un documentario: Lo spirito del Tor. LifeGate seguirà questa avventura passo dopo passo.
13 settembre — Giorno 1
Finalmente si parte: Daniele ha lasciato Courmayeur alle 10 di domenica, dopo aver salutato la compagna Laura e la piccola Teresa, scortato da Lé Beuffon de Courmayeur lungo la via principale della cittadina.
Quando mi hanno lasciato tutti e dopo mezzo chilometro mi sono trovato totalmente da solo, allora ho iniziato a realizzare che stavo per vivere 5 giorni da solo correndo.
Ruggiero Isernia, storico partecipante del Tor des Géants, e Enrico Vazzoler, fratello di Luciano Vazzoler, volontario storico dell’Operazione Mato Grosso che gestisce il Rifugio Le Marmotte, sono stati i suoi accompagnatori per la prima notte fino al rifugio dove hanno ricevuto un caloroso benvenuto.
Al Rifugio Le Marmotte c’è stato uno di quei momenti che rappresentano bene il Tor: alle due di notte erano lì tutti svegli, ci avevano preparato le brandine e la cena, questo è il Tor, le persone che ti accolgono quando sei stanco e stremato e hanno voglia di regalarti un po’ di conforto.
Non c’è tempo per dormire e dopo una veloce cena, Daniele e i suoi temporanei compagni ripartono verso il Col Entrelor.
14 settembre — Giorno 2
All’alba di lunedì, Ruggiero e Enrico salutano Daniele, che prosegue da solo verso il Rifugio Vittorio Sella. Sono le 11 quando arriva e anche qui riceve una bellissima accoglienza da parte dei gestori, che gli offrono il pranzo.
Riparte subito dopo verso Valnontey per passare poi da Cogne e raggiungere il Rifugio Dondena per una cena in compagnia. Ad aspettarlo c’è anche Ruggiero che lo accompagna nella seconda notte verso Donnas.
Arrivati alla loro meta, Daniele può finalmente godersi qualche ora di sonno.
15 settembre — Giorno 3
Sono le 9 di mattina e Daniele riparte verso il rifugio Coda. Laura, la rifugista, lo aspetta sventolando un campanaccio da 5kg e, non appena spunta dalle nuvole, lo invita a mangiare un bel piatto di pasta cucinato da sua sorella Cristina.
Subito dopo la pausa pranzo, si va verso Gressoney Saint Jean, ma nel giro di un paio d’ore Daniele chiama i ragazzi di Babel Collective per avvisarli di un dolore al ginocchio che aveva già conosciuto nell’edizione del Tor del 2017.
Alle 21 riesce comunque ad arrivare a Gruba e a cenare, mentre Ruggiero lo raggiunge per la loro terza notte assieme. La nuova meta è il Residence Gressoney Halldis, gestito da amici della produzione Babel Collective. Dopo una visita dal fisioterapista, trova a sorpresa Laura ad accoglierlo quando arriva nella notte. Finalmente può godersi qualche ora di sonno.
16 settembre — Giorno 4
Al risveglio, Daniele è accolto da tre amici venuti da Genova per accompagnarlo durante il suo quarto giorno di corsa da Gressoney fino al rifugio Tournalin, sopra Champoluc. Ci sono Gianluca Biondi, conosciuto nel capoluogo ligure per lavoro, Daniele Cavallino, un collega, e Matteo Corizzato, medico e amico anche lui.
Sono le 7.30 del mattino quando partono tutti assieme da Gressoney e alle 12.30 sono a Champoluc, dove vengono accolti dai ragazzi di Babel Collective con spezzatino e polenta.
Il pranzo è rapidissimo e i quattro amici si dirigono dopo poco verso il rifugio Tournalin. Daniele si gode un caffè al volo, saluta gli amici che tornano verso casa e riprende da solo.
Valicato il Col di Nana, arriva in Valtournenche alle 20 e riposa qualche ora in camper. Ancora una volta sarà Ruggiero a fargli compagnia per la corsa notturna verso il rifugio Cuney che raggiunge alle 3.
17 settembre — Giorno 5
Dopo qualche ora di sonno, Daniele mangia un panino e alle 5.30 è di nuovo in movimento verso Oyace.
Sono le 11 quando raggiunge la sua meta e anche questa volta non manca un po’ di riposo e un pranzo veloce. Alle 13 è tempo di andare verso Ollomont. È oramai vicina l’ultima base vita ufficiale del Tor des Gèants.
A Ollomont, intorno alle 17, opta per una pausa di mezz’ora per far riposare le gambe e divorare un gelato. Si va verso Saint Rhemy En Bosses e poi al rifugio Frassati.
I ragazzi di Babel Collective lo aspettano al rifugio per documentare l’ultimo passo del Tor, il Col di Malatrà, la fine di questo viaggio. Daniele arriva con Ruggiero, con cui ha trascorso l’ultima notte di corsa. Ruggiero lo saluta, si rivedranno a Courmayeur tra qualche ora. È tempo di affrontare l’ultima salita con i ragazzi, pronti a riprendere l’istante epico per tutti i corridori del Tor.
18 settembre — Giorno 6
Quando arriva in cima al Col di Malatrà, Daniele si gira verso gli altri con gli occhi lucidi, li abbraccia, condivide questo momento anche con la compagna Laura e poi giù per l’ultima discesa.
Uno dei momenti più belli è stato questa mattina. Un momento difficile da descrivere a parole. C’era la fatica, i pensieri, la storia di questa esperienza, la spinta di Emanuele a dargli vita. Mesi e anni che si scaricano davanti ad un’alba bellissima, che ti toglie il fiato.
A Courmayeur ad aspettarlo ci sono amici, sportivi, valdostani conosciuti durante questa esperienza e anche Franca con i tipici abiti da Bèufon de Courmayeur. Daniele arriva acclamato da tutti, ricoperto di applausi e abbracci.
Mi sembra di essere immerso nell’ovatta, sia a livello fisico che mentale. Non è stato come l’ultimo Tor a cui ho partecipato, è stato più rispettoso sul mio fisico.
Si chiude così questo suo viaggio di 330 chilometri e 122 ore. Adesso “Lo spirito del Tor” è nelle mani dei ragazzi di Babel Collective, che ne realizzeranno un documentario.
Mi piace tornare dai viaggi, che ci sia un momento per tornare a casa, il luogo dove sto bene. Il viaggio adesso c’è e ci sarà per sempre, ci ripenserò spesso e so che non ce ne sarà un altro come questo. Adesso sono curioso di vedere come i ragazzi di Babel Collective lo trasformeranno in un documentario e riusciranno così a trasmetterlo anche agli altri.
Congratulazioni, Daniele!