Erano appena passati sedici mesi dalle alluvioni di maggio 2023 in Emilia-Romagna quando i primi fiumi hanno iniziato a tracimare, superando in altezza gli argini e riversando acqua e fango. I modelli di previsione avevano previsto che il ciclone Boris avrebbe portato con sé piogge consistenti, ma nessuno aveva previsto che sarebbe stato un evento addirittura peggiore di quelli del 2023. In 48 ore sono caduti 350 millimetri di pioggia e in alcune aree tra Ravenna e Brisighella ci sono stati dei picchi superiori. Per fare una comparazione, a maggio 2023 erano piovuti 400-450 millimetri di pioggia ma in due eventi distinti mentre questa volta in uno solo.
Oltre 1.200 persone hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni, per una buona parte di loro era la terza alluvione in sedici mesi, con tutto quello che comporta in termini economici, fisici e psicologici. Questa volta ci sono stati meno fiumi che hanno esondato in un’area più ristretta, ma i danni causati prima dalla tracimazione e poi dalla rottura degli argini sono stati devastanti soprattutto a Traversara nel ravennate.
In questo piccolo paese il fiume Lamone ha rotto l’argine in prossimità delle case e ha raso al suolo tre immobili oltre danneggiarne gravemente una quindicina. Molte delle persone sono state portate via con gli elicotteri perché era impossibile raggiungerle via terra per la forte corrente del fiume. A Faenza è allagato nuovamente il quartiere Borgo per la terza volta danneggiando molte case che erano appena state ristrutturate dopo le due alluvioni di maggio. Anche a Forlì il quartiere San Benedetto e Villanova sono finiti nuovamente sott’acqua mentre sull’Appennino ci sono stati danni a Modigliana e diverse frane. Nel ravennate c’è stata la situazione più complessa con numerose tracimazioni e la rottura del Lamone a Traversara e del Senio a Cotignola e anche nel bolognese il fiume Idice si è rotto nuovamente in prossimità di Budrio.
Ci sono stati tre eventi in 16 mesi che statisticamente dovevano avere tempi di ritorno di decenni, mentre il territorio non riesce più a fronteggiare i nuovi eventi atmosferici.