Medici senza frontiere in Camerun
I medici di Msf assistono un paziente del St. Mary hospital di Bamenda, nella regione nordoccidentale del Camerun. È stato aggredito per strada da uomini armati, che lo hanno torturato e gli hanno sparato cinque volte. Dal 2018, Medici senza frontiere fornisce assistenza medica e mentale alle popolazioni colpite dalle violenze in corso nel paese africano. In un contesto caratterizzato da massicci sfollamenti e ridotto accesso all’assistenza sanitaria, viene garantito supporto alle popolazioni sfollate come a quelle residenti offrendo loro assistenza sanitaria primaria e pediatrica, chirurgia traumatologica, cure materne di emergenza, trattamento delle ustioni, cure contro la violenza sessuale, consulenza psicologica e servizi di salute sessuale e riproduttiva. Viene fornito anche un servizio di ambulanza e di risposta ai focolai di malattie, supportando trenta ospedali e centri sanitari in diverse località della regione occidentale © Albert Masias/Msf
Medici senza frontiere in Afghanistan
Il 12 maggio, intorno alle 10:00 ora locale, un numero imprecisato di aggressori ha preso d’assalto il reparto maternità dell’ospedale Dasht-e-Barchi di Kabul, capitale dell’Afghanistan, supportato da Msf. Durante l’assalto, durato circa quattro ore, sono state uccise in modo sistematico sedici madri, un’ostetrica, due bambini di sette e otto anni e altre sei persone © Frederic Bonnot/Msf
Medici senza frontiere in Belgio
La mancanza di grembiuli riutilizzabili ha spinto Msf a istituire delle “zone di lavaggio” come parte della risposta Covid-19 in tre ospedali ad Anversa, in Belgio. Grazie all’esperienza acquisita in altri contesti, ad esempio Ebola, vengono seguite delle precise procedure per pulire e disinfettare i grembiuli riutilizzabili. Nei tre ospedali di Anversa sono stati lavati, disinfettati e asciugati circa 500 grembiuli al giorno. In Belgio Msf ha supportato cinque ospedali nelle province di Hainaut e Anversa, e a Bruxelles ha creato una struttura con 150 posti letto per migranti e senzatetto che necessitano di assistenza © Msf
Medici senza frontiere in Brasile
Msf e il personale sanitario locale tornano verso le barche che hanno usato per raggiungere una comunità che vive sulle rive del Lago Mirin, nell’Amazzonia brasiliana. Hanno effettuato screening e vaccinazioni di routine casa per casa © Diego Baravelli/Msf
Medici senza frontiere in Congo
Oscurata prima da Ebola e poi dalla pandemia di Covid-19, l’epidemia di morbillo nella Repubblica Democratica del Congo continua a uccidere ogni giorno. I vaccini vengono trasportati in moto da Lisala a Boso Manzi, nella provincia di Mongala, una zona a nord del paese colpita dalla malattia e difficile da raggiungere. Msf ha inviato squadre di emergenza per organizzare attività di cura e vaccinazione © Caroline Thirion/Msf
Medici senza frontiere in Sudan
La foto ritrae il confine di Hamadayet, dove chi fugge dall’Etiopia entra in Sudan attraversando il fiume. Chi arriva porta tutto ciò che può con sé; alcuni hanno il bestiame, altri non hanno più nulla. Msf lavora in Etiopia dal 1984. Per oltre trent’anni le équipe dell’associazione hanno risposto alle emergenze in tutto il paese, tra cui malnutrizione, malaria, diarrea, bisogni sanitari dei rifugiati e accesso alle cure mediche di base © Jason Rizzo/Msf
Medici senza frontiere in Grecia
Rifugiati e richiedenti asilo lasciano il campo di Moria, in Grecia, dopo che un incendio l’ha distrutto quasi totalmente. A quattro mesi di distanza, nonostante le vane promesse dell’Unione europea, più di 15mila donne, uomini e bambini sono ancora intrappolati in condizioni disumane e insicure in campi sulle isole greche. I team di Medici senza frontiere hanno riscontrato livelli preoccupanti di problemi di salute mentale: il 60 per cento dei pazienti a Samos ha manifestato pensieri suicidi e gli psicologi di Msf a Lesbo hanno trattato 49 casi di bambini che hanno tentato il suicidio nel corso dell’anno © Enri Canaj/Msf
Medici senza frontiere in Italia
Un’operatrice di Msf supporta il personale dell’ospedale Maggiore di Lodi nelle giornate difficili in cui è scoppiata la pandemia. L’esperienza degli operatori umanitari, maturata nelle aree di crisi del mondo, ha sostenuto lo sforzo del personale sanitario.
In Italia, gli operatori Msf impegnati nella risposta alla Covid-19 hanno condiviso le conoscenze acquisite nella gestione delle epidemie, in particolare in Lombardia, nel Lazio e in Sicilia. Diversi operatori partiti in missione sono in prima linea come medici del sistema sanitario nazionale © Alessio Romenzi/Msf
Medici senza frontiere in Libano
Chahadeh Tabbal, 86 anni, e sua figlia Hoda, 60 anni, nella loro casa nel quartiere Geitawi di Beirut, due mesi dopo la devastante esplosione che ha distrutto la capitale libanese. Le finestre sono andate in frantumi ma non hanno soldi per ripararle. Msf ha iniziato a lavorare in Libano nel 1976 in risposta alla guerra civile, inviando équipe mediche a sud e a Beirut. Oggi fornisce assistenza medica gratuita con oltre 600 membri del personale in tredici diverse aree del paese, dove gestisce programmi per malattie croniche, salute riproduttiva e mentale, servizi pediatrici e chirurgici, oltre a due centri per la salute materno-infantile. Msf sta rispondendo anche all’emergenza Covid attraverso attività di supporto agli ospedali e promozione della salute © Mohammad Ghannam/Msf
Medici senza frontiere in Libia
Mohammed, originario del Mali, vive in Libia dal 2015. Vuole tornare a casa ma non ha abbastanza soldi. È andato via per sfuggire al conflitto nel suo paese e per trovare lavoro e sostenere la sua famiglia. Lavora come operaio, ma poiché il suo lavoro è mal pagato raccoglie scarti e rifiuti metallici in una discarica: per ogni chilo di metallo raccolto riceve un dinaro libico (0,64 euro). Msf lavora in Libia dal 2011. Oggi i team forniscono supporto a migranti, rifugiati e richiedenti asilo in sei centri di detenzione nelle regioni occidentali e centrali della Libia, nonché a Tripoli. I servizi forniti comprendono assistenza sanitaria di base, trasferimenti negli ospedali, salute mentale, servizi di protezione e supporto per l’accesso ai bisogni di base, attraverso la distribuzione di cibo e beni di prima necessità, acqua e servizi igienico-sanitari © Giulio Piscitelli/Msf
Medici senza frontiere nel mar Mediterraneo
Souleman, sua moglie Layla e il loro figlio di due anni, Cillian, sono stati soccorsi il 23 agosto da un gommone durante la prima navigazione della Sea watch 4. Sono stati trasferiti su una nave quarantena a Palermo il 2 settembre © Hannah Wallace Bowman/Msf
Medici senza frontiere in Messico
“La Bestia”, conosciuto come il Treno della morte, è il nome di una rete di treni merce che trasportano carburante, cemento e altri prodotti lungo le ferrovie del Messico. È utilizzato anche come mezzo di trasporto da migranti e richiedenti asilo – provenienti principalmente da El Salvador, Honduras e Guatemala – che cercano di raggiungere gli Stati Uniti. Dal 2012, Msf fornisce loro cure mediche e assistenza psicologica © Léo Coulongeat/Msf
Medici senza frontiere in Nigeria
Una giovane donna prepara la cena per la famiglia in una cucina a cielo aperto del campo sfollati di Abagana, nello stato di Benue. Msf lavora in Nigeria dal 1996 e oggi fornisce cure mediche salvavita con progetti regolari in nove stati all’interno del paese, mentre équipe di emergenza rispondono allo scoppio di epidemie e altri bisogni umanitari urgenti © Scott Hamilton/Msf
Medici senza frontiere in Siria
Edifici abbandonati e distrutti nel distretto di Ariha a Idlib, in Siria. Quest’area sembra una città fantasma perché i civili sono fuggiti verso il confine turco per sfuggire agli attacchi del regime di Bashar al-Assad e dei suoi sostenitori. Medici senza frontiere lavora in Siria dal 2009 con attività dirette e supporto a distanza. Nel nord-ovest del paese supporta diversi ospedali e gestisce cliniche mobili, attività di vaccinazione, distribuzioni di beni di prima necessità e servizi igienico-sanitari. Per contrastare la diffusione della Covid-19, Msf ha modificato i sistemi di triage negli ospedali supportati e nei campi in cui lavora © Muhammed Said/Msf
Medici senza frontiere in Spagna
Le équipe di Msf sono intervenute in strutture per anziani in Italia, Spagna e Stati Uniti per consulenze sulla gestione del controllo delle infezioni. In Italia l’associazione ha lavorato in oltre cinquanta residenze sanitarie assistenziali. In ogni struttura sono state identificate aree di isolamento e di quarantena per pazienti positivi o sospetti, individuando circuiti specifici per evitare contaminazioni. Per aiutare gli operatori delle residenze a gestire un’epidemia senza precedenti, psicologi di Msf hanno attivato un servizio di supporto psicologico di cui hanno beneficiato circa 240 operatori © Olmo Calvo/Msf
Medici senza frontiere nello Yemen
Gli operatori del centro di trattamento Covid-19 di Al-Sahul, nel governatorato di Ibb, portano una bombola di ossigeno al reparto di terapia intensiva. Un paziente con sintomi Covid-19 gravi ha bisogno di circa sei bombole al giorno e un’interruzione della fornitura di ossigeno può essere mortale. Quello in Yemen è il più grande intervento di Medici senza frontiere in una zona di conflitto. Msf ha aumentato le proprie attività nel paese dall’inasprirsi della guerra nel 2015. Oggi lavora in dodici ospedali e centri sanitari e fornisce supporto a oltre venti strutture in undici governatorati: Abyan, Aden, Amran, Hajjah, Hodeidah, Ibb, Lahj, Saada, Sanaa, Shabwah e Taiz © Majd Aljunaid/Msf