Da una settimana grandi proteste stanno riempiendo le strade di numerose città polacche, dopo che la Corte costituzionale ha reso praticamente impossibile alle donne ricorrere all’aborto. Con una sentenza del 22 ottobre la Polonia ha infatti escluso la possibilità di abortire anche in caso di malformazioni del feto, rendendolo solamente legale in caso di incesto, violenza sessuale o serie minacce per la vita della madre o del feto.
Ad oggi la Polonia “vantava” già una delle legislazioni più severe in Europa in tema di aborto con una legge del 1993, che però era ritenuta incostituzionale da una schiera di parlamentari secondo cui l’interruzione di gravidanza per malformazioni andava contro la protezione della vita e, dopo anni di tentativi, sono riusciti a raggiungere questa modifica.
Sfidare il governo e la Chiesa in Polonia
Per questo motivo migliaia di persone, sfidando le restrizioni dovute alla pandemia, sono scese in piazza dalla più grande alla più piccola città del paese per protestare contro questa decisione e reclamare a gran voce il diritto all’aborto. Nel mirino delle proteste ci sono il governo – in carica dal 2015 e presieduto dal Partito diritto e giustizia (Pis), di destra e di stampo populista e conservatore -, la Corte costituzionale e la Chiesa cattolica, che ha un’influenza molto forte e radicata sulla politica e l’opinione pubblica, rappresentando probabilmente il pilastro più influente della società polacca dopo la caduta del comunismo.
Le proteste hanno quindi bloccato strade in più di 50 città, interrotto funzioni religiose, esposto slogan e cartelli anche intenzionalmente volgari, per rendere chiaro il concetto che il tempo delle “buone maniere” è terminato e che il tabù sull’affrontare la Chiesa ormai non è più valido. Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha condannato le manifestazioni, facendo intervenire l’esercito che è ricorso anche all’uso di gas lacrimogeni per disperdere la folla.
“Togliere le fondamenta a praticamente tutti gli aborti legali in Polonia equivale a un divieto e questo viola i diritti umani”, ha affermato la politica e attivista bosniaca Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa. “La decisione della Corte costituzionale comporterà aborti clandestini e all’estero per chi se lo può permettere e un calvario ancor peggiore per tutte le altre”. Nel 2019 sono state praticate 1.100 interruzioni di gravidanza in Polonia, 1.074 delle quali legate a malformazioni del feto. Quello che sarà legale rappresenta solo il 2,4 per cento del totale. Praticamente nulla.