Italiano
News
Radio
On Air
Come ascoltare
Richiesta titoli
Frequenze
Podcast
News dal pianeta Terra
Venticinque. 1997-2022
Esseri Finiti
Bis!
Copcast
Vado a trovare mio padre
Big! Colapesce e Dimartino
Oltre
Borena
Newsletter
Long Form
Ambiente
Qualità dell’aria
Cambiamenti climatici
Biodiversità
Animali
Energia
Alimentazione naturale
Le nostre ricette
Mobilità
Auto
Bici
Turismo
Economia
Arte e cultura
Musica
Libri
Cinema
Mostre
Salute
Bambini
Benessere
Tecnologia e scienza
Società
Italia
Esteri
Lifestyle
Architettura e design
Moda
Eventi
Video
Iniziative
Water Defenders Alliance
Climate Action
Bee my Future
LifeGate Way
Stay for the Planet
Trees
Impact
Consulenza
Comunicazione
Content
Media
Progetti Ambientali
Education
Chi siamo
Company
La storia
Mail
Informazioni societarie
Privacy
Cookie Policy
Termini e condizioni
Store
Newsletter
Cerca
LifeGate Radio
LifeGate Radio
News
Radio
Long Form
Agisci Ora
Impact
Home
Gallerie
Porcikomodi, il paradiso dove gli animali da reddito vivono felici
Porcikomodi, il paradiso dove gli animali da reddito vivono felici
maiali_1
Tre dei cinque maiali vietnamiti presenti nel santuario. In Italia la diffusione di questi animali è in crescita, non tutti però sono in grado di gestirli e richiedono spazio, considerato che possono raggiungere i 100 chili di peso © Giulia Brenna
maiali-fango
È chiaro che i maiali sono intelligenti ed è altrettanto chiaro che sono condannati a vite infami nelle porcilaie industriali. Il parallelo con un cane rinchiuso in un armadio è abbastanza accurato, per quanto benevolo. Le motivazioni ambientali contro il consumo di carne di maiale prodotta in allevamenti intensivi sono ineccepibili e schiaccianti, scrive Jonathan Safran Foer © Giulia Brenna
asino
Osservare gli animali che siamo abituati a mangiare o a sfruttare, giocare felici ed esprimere la propria natura è un’esperienza incredibile. Nell’immagine si vede un asino che si sfrega energicamente la schiena sull’erba con grande piacere © Giulia Brenna
capra-balle-fieno
Gli animali del santuario consumano una grande quantità di fieno. Per questo è stata lanciata l'inziativa Una balla per un amico, con 50 euro è possibile donare una balla di fieno per gli animali© Giulia Brenna
bovini
Gli animali presenti nel santuario provengono da macelli o sono statis equestrati a privati. L’importante è non intessere un rapporto economico con chi li tiene prigionieri e li considera carne da vendere al chilo. Gli animali non sono merce, gli animali non si acquistano © Giulia Brenna
pecora
Nel santuario di Porcikomodi gli animali non sono più visti come mero prodotto, ognuno di loro ha un nome © Giulia Brenna
stalle-maiali
Gli animali dormono in piccole stalle separate, questo sia per motivi di sicurezza che per poterli controllare meglio e accertarsi che tutti mangino. La foto ritrae le stalle dei maiali © Giulia Brenna
peppo
Peppo è un ibrido tra maiale e cinghiale, era orfano ed è stato raccolto quando era un cucciolo in Liguria da una ragazza che lo ha svezzato e poi lo ha portato al santuario. È arrivato che era molto piccolo quindi in breve è diventato la mascotte del santuario © Giulia Brenna
willie
Willie è un toro che è fuggito da un mattatoio e ha vissuto per mesi libero, vagando in Friluli. Era imprendibile, hanno chiamato perfino i butteri maremmani per catturarlo. Quando alla fine sono riusciti a prenderlo è stato condotto al santuario. Inizialmente era arrabbiatissimo, ora ha ancora un carattere ombroso ma sta migliorando giorno dopo giorno © Giulia Brenna
biba-peppo
Biba, una delle volontarie del santuario di Magnago, accarezza Peppo. Nel santuario, per riscattarsi da millenni di angherie, gli animali, semplicemente, si riposano. Da qui il nome del progetto: Porcikomodi © Giulia Brenna
agnello_1
Nel santuario gli animali non possono riprodursi, i maschi vengono infatti sterilizzati. I cuccioli presenti, come questo agnello, sono arrivati piccolissimi a Porcikomodi © Giulia Brenna
capre
Porcikomodi tenta di portare in salvo, concretamente, individui dal macello e dall’industria della carne e dei suoi sottoprodotti e insieme di comunicare le atroci condizioni di vita degli stessi animali in quei luoghi © Giulia Brenna