Le fonti di energia rinnovabile e i sistemi di stoccaggio e accumulo dell’energia rivoluzioneranno il settore a partire dai prossimi anni. Ma i combustibili fossili sono duri a morire a causa delle sovvenzioni. Ecco come sarà l’energia del futuro.
9 anni poi l’Europa dovrà rinunciare a tutte le fossili per centrare l’Accordo di Parigi sul clima
Un rapporto di Les Amis de la Terre indica che entro 9 anni l’Ue avrà esaurito il proprio “bonus” di emissioni di gas ad effetto serra.
Mentre i negoziati alla Cop 23 di Bonn sono in pieno svolgimento, l’organizzazione non governativa Les Amis de la Terre ha pubblicato un rapporto che mette in guardia i decisori politici dell’Unione europea. Le scelte annunciate di recente, che puntano a superare le fonti fossili ma “salvando” il gas, non sono compatibili con gli obiettivi indicati dall’Accordo di Parigi. “Bruxelles – ha spiegato l’associazione – deve immediatamente interrompere ogni sostegno e ogni finanziamento per la costruzione di nuove infrastrutture per lo sfruttamento del gas”.
“Non c’è alcuno spazio per nuovi progetti di sfruttamento del gas”
Lo studio – realizzato dal Centro Tyndall per i cambiamenti climatici dell’università di Teesside, nel Regno Unito – ha fornito anche una precisa indicazione temporale a Bruxelles: “Tenendo conto degli impegni assunti – spiegano i ricercatori – alle nazioni che compongono l’Ue rimangono solamente nove anni». È stato infatti calcolato il quantitativo totale di emissioni di gas ad effetto serra che l’Europa ha ancora “a disposizione” e che dovrebbe “spalmare” nel corso dei prossimi decenni, al fine di fare la propria parte per limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 2 gradi centigradi, entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali.
“We want European leaders to increase their climate ambitions. Instead, it’s going in the opposite direction. Europe is heading towards a gas lock in and #Fracking started in UK today.” @JagodaMunic speaking at #COP23 #ClimateJustice means an end to #DirtyEnergy pic.twitter.com/6wfgQECbKe
— Friends of the Earth (@FoEint) 13 novembre 2017
Ebbene, se verrà mantenuto il ritmo attuale, già nel 2026 dovremo smettere di utilizzare qualsiasi fonte di energia fossile: “È chiaro, perciò, che non c’è alcuno spazio per avviare nuove produzioni”, precisa il rapporto. La volontà espressa dall’Europa di finanziare altre centrali a gas, dunque, “è totalmente incompatibile con una politica climatica credibile – ha spiegato Jagoda Munic, direttrice di Les Amis de la Terre Europa -. L’industria si sforza di presentare il gas come un’energia pulita per poter salvaguardare il proprio modello di business, ma la realtà è che non c’è spazio per tale fonte nel quadro della transizione energetica di cui abbiamo bisogno”.
Citata la Trans-Adriatic Pipeline come esempio di progetto che non dovrebbe essere finanziato
L’associazione Les Amis de la Terre ha citato in questo senso la Trans-Adriatic Pipeline, ultimo tratto di un immenso gasdotto che va dal mar Caspio all’Italia, lungo 807 chilometri, di cui un centinaio sotto le acque del mare Adriatico, che dovrebbe permettere di trasportare 10 miliardi di metri cubi di gas. “Solamente il troncone italiano costerebbe 4,5 miliardi di euro, un decimo del prezzo totale dell’opera. Di tale somma, 2 miliardi di euro potrebbero essere concessi dalla Banca europea per gli investimenti nei prossimi mesi”.
Carbon Budget: la situazione non e’ confortante, la CO2 salira’ del 2% circa quest’anno, dopo essere stata stabile per gli ultimi 3 anni. Bisogna fare molto di piu’ per uscire dal carbone e dal gas e virare verso le energie rinnovabili. RT da @SteveJCornelius pic.twitter.com/n1CbDYQh1W
— Mariagrazia Midulla (@MgMidu) 13 novembre 2017
Il gasdotto non è solo: l’Unione europea si appresta a pubblicare una lista di 55 nuovi progetti che potranno ricevere finanziamenti pubblici. Secondo l’associazione ambientalista, ciascuna infrastruttura avrà una durata di vita compresa tra 40 e 50 anni: “Sovvenzionarne la costruzione significa o rinunciare agli obiettivi climatici, oppure sperperare miliardi di euro in progetti che dovranno essere chiusi entro pochi anni”.
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