L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Gas, l’Italia è pronta a sostituire la Russia con l’Algeria
L’Italia firma un accordo con l’Algeria per ottenere più gas. Per terminare una dipendenza pericolosa, si rischia di crearne un’altra analoga.
- L’Italia stringe un accordo con l’Algeria per ottenere più gas e rendersi indipendente dalla Russia.
- Attraverso il gasdotto TransMed arriveranno 9 miliardi di metri cubi di gas in più.
- Così si rischia di creare una nuova dipendenza da una paese finora allineato con la Russia.
La strategia italiana per ridurre la propria dipendenza dalle forniture di gas naturale dalla Russia passa attraverso l’Algeria. L’11 aprile 2022, infatti, il presidente del consiglio Mario Draghi, insieme al ministro degli Esteri Luigi Di Maio e a quello della Transizione energetica Roberto Cingolani, è volato nella capitale Algeri per firmare un accordo bilaterale con il paese nordafricano.
L’Algeria pomperà più gas verso l’Italia: il contratto prevede una fornitura di 9 miliardi di metri cubi di gas naturale in più, che si vanno ad aggiungere ai 21 miliardi di metri cubi importati nel 2021 secondo precedenti accordi. In questo modo l’Algeria diventa il principale fornitore di gas naturale dell’Italia: con 30 miliardi di metri cubi di gas, il paese africano supererà i 29 miliardi della Russia che nel 2021 l’avevano resa il principale paese fornitore dell’Italia.
Dove passa il gasdotto che trasporta il gas dall’Algeria all’Italia
Come diversi paesi europei, anche l’Italia – che importa il 95 per cento del proprio fabbisogno di gas dalla Russia – ha cercato un modo per rendersi indipendente dal punto di vista energetico dopo l’invasione dell’Ucraina. All’incontro tra la delegazione italiana e il presidente della repubblica algerina, Abdelmajid Tebboune, hanno preso parte anche l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi e il presidente di Sonatrach, Toufik Hakkar, l’azienda statale algerina.
Il gas che proverrà dall’Algeria passerà dal gasdotto TransMed (anche conosciuto come gasdotto “Enrico Mattei”, dal nome dell’ex-presidente dell’Eni che inaugurò le trattative per il gas algerino negli anni Cinquanta) parte dal deserto algerino, attraversa la Tunisia, il mar Mediterraneo e arriva a Mazara del Vallo, in Sicilia, per poi risalire l’Italia fino a Minerbio, in provincia di Bologna. La sua capacità è di 30 miliardi di metri cubi di gas, esattamente ciò che hanno pattuito Italia e Algeria.
Il rischio di creare una dipendenza con un altro paese instabile
L’Algeria era già diventato il primo fornitore di gas dell’Italia nei primi mesi del 2022: a gennaio, per esempio, l’Italia aveva consumato complessivamente 9,7 miliardi di metri cubi di metano, di cui soltanto 1,7 miliardi di metri cubi importati dalla Russia contro i 3 miliardi del 2021. Nel dettaglio, nel 2021, l’Italia ha consumato 76,1 miliardi di gas così suddiviso: 29,8 miliardi dalla Russia, 22,5 dall’Algeria, 7,2 dall’Azerbaigian, 6,8 dal Qatar, 3,1 dalla Libia, 1,9 dalla Norvegia, 0,8 dagli Stati Uniti e 0,3 dai Paesi Bassi.
Mario Draghi, nelle settimane passate, aveva anche sentito l’emiro del Qatar Al Thani, con l’obiettivo di trovare nuovi paesi esportatori. Dopo l’Algeria, la missione della delegazione italiana si sposterà in Congo, Angola e Mozambico alla ricerca di altro gas.
Ma di sicuro sarà l’Algeria a sostituire almeno in parte la Russia. Però, puntare in modo massiccio sul gas significa da una parte tardare ancora la transizione energetica basata sulle rinnovabili e dall’altra significa creare una nuova dipendenza: nonostante i rapporti cordiali che si sono venuti a creare tra i due paesi, l’Algeria è stata sempre allineata con Mosca, soprattutto sul piano militare e dell’intelligence. Ma soprattutto, il paese guidato da Tebboune è stato uno dei 35 paesi che si è astenuto presso le Nazioni Unite contro la Russia in relazione al conflitto in Ucraina. Dal punto di vista etico, siamo di nuovo daccapo.
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