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Il primo gatto delle nevi a idrogeno è italiano
La rivoluzione parte dalla Val Badia dove è appena entrato in funzione il primo gatto delle nevi alimentato a idrogeno. Ce lo racconta in un’intervista Anton Seeber, presidente di Prinoth.
In attesa di conoscere il destino della stagione sciistica e dei comprensori, in questo 2020 duramente segnato dalla pandemia di coronavirus, l’innovazione tecnologia finalizzata a rendere sostenibile la mobilità a 360 gradi arriva anche sulle piste da sci, con un nuovo gatto delle nevi alimentato a idrogeno.
La rivoluzione parte dalle piste dell’Alto Adige: a sviluppare il progetto è stata la Prinoth, azienda di Vipiteno specializzata proprio nella produzione di gatti delle nevi che fa capo al Gruppo Hti, di cui fa parte anche Leitner. Dal lavoro degli ingegneri dell’azienda altoatesina è infatti nato il Leitwolf h2Motion, primo gatto delle nevi al mondo con motore 100 per cento ecologico alimentato a idrogeno, insieme con l’Husky eMotion interamente elettrico, due soluzioni che guardano alla neutralità climatica dei comprensori sciistici.
Il gatto delle nevi Leitwolf h2motion in sintesi
- Potenza: 544 cavalli (400 kW)
- Alimentazione: motore elettrico alimentato a celle a combustibile a idrogeno
- Autonomia: fino a 4 ore
L’importanza della neutralità climatica dei comprensori sciistici
L’azienda ha già avviato la sperimentazione, e tra il 20 e il 21 dicembre il Leitwolf è entrato in funzione in Alta Badia, accanto alla pista Gran Risa dove si sono tenute le due gare di Coppa del mondo di sci. Abbiamo intervistato Anton Seeber, presidente del consiglio di amministrazione del Gruppo Hti, in merito a un progetto che promette di rivoluzionare il modo di muoversi e la manutenzione delle piste da sci.
Quando è nato il progetto e come è stato sviluppato?
Abbiamo concepito il Leitwolf h2Motion in poco più di dieci mesi fa. Un gruppo meraviglioso di tecnici e ingegneri ha sviluppato e costruito il prototipo di gatto delle nevi a idrogeno che sarà sulle piste fra tre o quattro anni. Uno sviluppo che ha fondamenta profonde e solide: già tra il 2003 e 2006, con una piccola turbina eolica, abbiamo iniziato a sperimentare la produzione di idrogeno per elettrolisi, cioè scindendo l’acqua nei suoi due componenti. Il nostro obiettivo è produrre con energie rinnovabili e con l’idroelettrico. D’altronde sono molte le stazioni sciistiche che hanno piccole centrali idroelettriche: potrebbero sfruttare l’energia prodotta di notte per ottenere idrogeno.
Qual è la visione futura e l’applicazione di questo nuovo mezzo a idrogeno?
La versione a idrogeno non ha nulla da invidiare alla versione diesel. Anzi: con una potenza del motore di 544 cavalli (400 kW), il nuovo prototipo supera il modello classico ed è capace di un’accelerazione ancora maggiore. L’autonomia arriva fino a quattro ore e siamo riusciti a far sì che il rifornimento del mezzo avvenga in soli venti minuti, con idrogeno a pressione di 700 bar.
Come è stato accolto il gatto delle nevi a idrogeno nei comprensori sciistici?
Noi riteniamo che possa anche essere una questione di immagine per i comprensori sciistici che useranno i nostri gatti ecologici: la coscienza ambientale si sta per fortuna sempre più risvegliando e la sostenibilità sta iniziando a diventare una discriminante nelle scelte di consumo. Il problema principale per la diffusione di mezzi di questo genere sono le infrastrutture: in Italia, nonostante le promesse, l’ascesa dell’idrogeno è in salita proprio per questo. Ci saranno presumibilmente contributi statali, come avverrà per le auto, e poi questa pandemia dovrebbe aver chiarito una volta per tutte che il concetto di costo non può prescindere dai costi ambientali e per la nostra salute. Stiamo investendo a lungo termine, che è poi il concetto stesso di sostenibilità.
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