Il 90 per cento della popolazione di Gaza vive l’insicurezza alimentare. E c’è chi mangia l’erba pur di mettere qualcosa sotto i denti, denuncia ActionAid.
- L’80 per cento delle persone nel mondo a rischio carestia sono palestinesi della Striscia di Gaza.
- La popolazione si arrangia mangiando l’erba e bevendo acqua non potabile, con il rischio di contrarre le malattie.
- Come sottolinea ActionAid, è indispensabile un cessate il fuoco immediato e permanente.
A Gaza non c’è più nessun posto dove fuggire. Più dell’85 per cento dei suoi 2,3 milioni di abitanti è stato costretto a lasciare le proprie case negli ultimi quattro mesi e molti sono stati sfollati più volte. Oggi qualche centinaia di migliaia di persone si trova ancora nel nord della Striscia, per il resto le persone sono ammassate a sud, al confine con l’Egitto.
Il sovraffollamento sta impattando anche sulla situazione alimentare della popolazione, in un contesto dove circa il 90 per cento della popolazione già rischia la fame. Al punto che, come denuncia ActionAid, le persone arrivano a mangiare erba pur di sfamarsi. E intanto il bilancio dell’offensiva militare israeliana ha superato i 27mila morti.
A Gaza non c’è cibo
L’assedio totale imposto da Israele da ormai quattro mesi ha bloccato l’importazione di cibo e acqua nella Striscia di Gaza. Ogni tanto Israele permette l’ingresso di camion con aiuti umanitari, ma l’offerta è totalmente insufficiente rispetto alla domanda. La crisi alimentare è dovuta anche al fatto che in assenza di cibo, il poco che c’è costa tantissimo. Come ha sottolineato Arif Husain del World food programme, perfino le classi medio-alte della Striscia di Gaza non possono permetterselo.
La metà delle abitazioni della Striscia è poi danneggiata o pesantemente distrutta e per la popolazione, all’85 per cento sfollata, non c’è modo di cucinare. La guerra ha anche compromesso le capacità agricole e di pesca del popolo palestinese. Il 22 per cento dei terreni agricoli sono stati distrutti dai bombardamenti e dall’invasione di terra israeliana. Circa il 70 per cento della flotta di pesca palestinese è andata persa.
Il cibo sta diventando così scarso che la gente è arrivata a mangiare l’erba, come ha riscontrato l’organizzazione non governativa ActionAid. Ogni singola persona a Gaza è ora affamata e la gente ha solo 1,5-2 litri di acqua non potabile al giorno per soddisfare tutti i bisogni primari. Senza cibo a sufficienza e senza vestiti adeguati al freddo e alle piogge, le persone sono più suscettibili alle malattie e alle infezioni che si stanno rapidamente diffondendo tra la popolazione.
Le voci da Gaza
Oggi il 90 per cento della popolazione della Striscia di Gaza si trova in stato di crisi alimentare, secondo quanto riferito dall’Onu. Un quarto della popolazione, cioè 577mila persone, si trovano in una situazione alimentare catastrofica, quella che viene chiamata rischio carestia. Uno stato in cui in tutto il mondo si trovano poco più di 700mila persone, che significa un dato drammatico: l’80 per cento delle persone nel mondo attualmente a rischio carestia sono palestinesi della Striscia di Gaza.
Iman è una madre di quattro figli che vive attualmente in un campo sfollati. Sia lei che il marito sono gravemente ipovedenti: “È molto difficile per una persona ipovedente vivere in una tenda. Non posso fare il bucato, non posso cucinare e non posso accendere il fuoco per cucinare. L’inquinamento ambientale provoca diarrea, vomito e mal di stomaco, per non parlare del disagio emotivo che stiamo affrontando. Per fortuna il pane è di nuovo disponibile, ma purtroppo non abbiamo i soldi per acquistarlo”, spiega agli operatori di ActionAid. “Ciò di cui ho bisogno in questo momento sono vestiti e cibo per i miei figli, cibo nutriente. I capelli dei bambini stanno cadendo”.
Riham Jafari, Coordinatrice Advocacy e Comunicazione di ActionAid Palestina, sottolinea che la popolazione di Gaza è stremata e affamata al punto da mangiare l’erba che sopravvive ai bombardamenti. “L’unica cosa che impedirà a questa situazione di andare ancora più fuori controllo è un cessate il fuoco immediato e permanente”, tuona Jafari. Gli ultimi negoziati per arrivarci però sono naufragati proprio in questi giorni. E i missile di Israele continuano a colpire anche i camion umanitari.
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