“Istigazione al genocidio”. Tre mesi di offensiva israeliana su Gaza

Dopo tre mesi di attacchi di Israele sulla Striscia di Gaza, le vittime sono 23mila. Un dossier ha raccolto tutta la retorica genocida delle autorità israeliane.

  • La ong Law for Palestine ha raccolto oltre 500 dichiarazioni che alludono al genocidio del popolo palestinese.
  • Istigazioni al genocidio sono arrivate dal presidente di Israele, dal premier, dal governo, da parlamentari e dall’esercito.
  • Nelle scorse settimane l’Onu aveva parlato di “atto di genocidio” in corso nella Striscia di Gaza.

Sono ormai passati oltre tre mesi dall’inizio dell’offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza, dopo l’attacco dell’organizzazione radicale palestinese Hamas del 7 ottobre. Tre mesi che si portano dietro un bilancio drammatico: oltre 23mila morti, di cui circa il 40 per cento bambini. Circa il 50 per cento degli edifici distrutti o pesantemente danneggiati. Quasi due milioni di sfollati su una popolazione totale di circa 2,2 milioni. E un’emergenza umanitaria senza precedenti.

Da più parti si è sottolineato che quello in atto nella Striscia di Gaza per mano di Israele ha sempre più le sembianze del genocidio, cioè la sistematica e intenzionale distruzione di una popolazione. Lo scorso novembre diversi esperti dell’Onu hanno firmato una dichiarazione con un messaggio molto chiaro: “il popolo palestinese nella Striscia di Gaza è a rischio genocidio”. Qualche settimana più tardi sempre dalle Nazioni Unite è arrivata una presa di posizione ancora più netta: “Le gravi violazioni commesse da Israele contro i palestinesi all’indomani del 7 ottobre, in particolare a Gaza, indicano un genocidio in atto”.

Gaza
Fossa comune a Gaza © Mohammad Fayq/Anadolu via Getty Images

L’organizzazione per i diritti umani Law for Palestine ha raccolto oltre 500 dichiarazioni rilasciate in questi tre mesi da membri del governo, dell’esercito e del parlamento israeliano che alludono in modo più o meno chiaro allo sterminio del popolo palestinese. Un insieme di prove volto a dimostrare che sì, l’intento genocida del popolo palestinese è nella mente di funzionari e personaggi pubblici israeliani. E che è arrivato il momento di iniziare a chiamare le cose con il proprio nome.

Tre mesi di guerra a Gaza

L’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza, iniziata il 7 ottobre dopo l’attacco di Hamas che ha causato 1.200 morti e la presa di centinaia di ostaggi, ha superato i tre mesi. Tre mesi che hanno stravolto la conformazione e la quotidianità della Striscia di Gaza.

Innanzitutto i bilanci. I morti nel territorio palestinese bombardato, invaso e assediato dall’esercito israeliano hanno superato quota 23mila. Di questi circa il 40 per cento è costituito da bambini, 72 da giornalisti, 142 da membri dello staff dell’Onu e 374 da medici e personale sanitario. Circa la metà degli edifici della Striscia di Gaza è andata distrutta e interi quartieri ormai non esistono più. L’85 per cento della popolazione, quasi due milioni di persone, è sfollata.

Nella prima fase dell’offensiva Israele ha bombardato pesantemente la Striscia di Gaza, poi nella seconda fase è stata la volta dell’invasione via terra del nord e dell’evacuazione della popolazione verso il sud. Ora le operazioni sono però concentrate proprio sul sud, dove è ormai ammassata la quasi totalità della popolazione e dove ogni precedente istruzione ai civili data dall’esercito israeliano è saltata. Le autorità militari israeliane hanno annunciato che dopo tre mesi di operazioni, nel nord della Striscia sono state smantellate le strutture militari di Hamas ma restano centinaia di miliziani operativi. Questo ha portato al ritiro di cinque brigate israeliane dall’area nelle prime ore del 2024.

L’istigazione al genocidio palestinese

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, lo continua a ripetere: la guerra andrà avanti fino a che non verrà cancellata Hamas e non saranno liberati gli ostaggi israeliani. La fine delle operazioni israeliane è dunque ancora lontana e visto il modo in cui esse vengono condotte, questo costituisce un problema.

La strage di bambini, giornalisti, medici e personale umanitario dimostra come gli attacchi israeliani avvengano senza filtri, spesso anche affidandosi all’intelligenza artificiale. Spesso salta la distinzione tra obiettivi militari e civili e la necessità di colpire i primi giustifica, nella logica delle autorità israeliane, le conseguenze sui secondi. Il segretario generale Antonio Guterres continua a invocare un cessate il fuoco umanitario e ha parlato della Striscia di Gaza come di un “cimitero per bambini”.

Gli alleati di Israele, in particolare gli Stati Uniti, hanno respinto al mittente le accuse da più parti di una logica genocida dietro all’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza. Eppure analizzando i discorsi e le dichiarazioni delle autorità del paese, è facile trovare allusioni in questo senso. L’organizzazione non governativa Law for Palestine ha creato un database in continuo aggiornamento dove sono riportate tutte le allusioni al genocidio palestinese fatte in questi tre mesi da politici e militari israeliani. Quello che viene definito “Un insieme di prove convincenti che denunciano la proliferazione dell’incitamento alla violenza e all’intento genocida perpetrato da funzionari e personaggi pubblici israeliani”.

Le allusioni al genocidio, dal presidente al governo

Nel dossier di Law for Palestine si trovano allusioni al genocidio fatte dalle più alte cariche dello stato di Israele. “Non ci sono civili innocenti a Gaza”, ha detto il 13 ottobre il presidente di Israele, Isaac Herzog, aggiungendo che “C’è un’intera nazione là fuori che è responsabile. Questa retorica sui civili non consapevoli, non coinvolti, non è assolutamente vera”.

Anche il premier Benjamin Netanyahu ha rilasciato dichiarazioni che alludono alla distruzione della Striscia di Gaza, senza troppi filtri. Il 7 ottobre ha definito Gaza “la città del male”, annunciando di essere pronto ad agire ovunque e con pieni potere così da trasformare “in rovina tutti i luoghi in cui Hamas si schiera e si nasconde”. Di fatto un semaforo verde ai bombardamenti indiscriminati, il lasciapassare a fare piazza pulita di abitazioni e strutture di fronte a qualsiasi sospetto di presenza di miliziani.

Nel database messo insieme da Law for Palestine si trovano dichiarazioni governative ancora più nette e allusive al genocidio del popolo palestinese. “Ho ordinato un assedio totale su Gaza. Stiamo combattendo animali umani e agiamo di conseguenza”, ha dichiarato il 9 ottobre Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano. Amichai Eliyahu, ministro del Patrimonio, il 5 novembre si è augurato il lancio di una bomba atomica sulla Striscia di Gaza, mentre Yoav Kisch, ministro dell’Educazione, parlando della popolazione gazawi il 9 ottobre ha detto che “Sono animali, non hanno il diritto di esistere. Devono essere sterminati”. 

Poi c’è Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza nazionale e tra le figure più estremiste del governo israeliano. Il 25 ottobre, quando la tragedia umanitaria a Gaza era già compiuta, ha detto: “L’unica cosa che serve far entrare a Gaza sono centinaia di tonnellate di esplosivo e nemmeno un grammo di aiuti umanitari”.

Lo sterminio palestinese invocato da parlamentari ed esercito

Come sottolinea Law for Palestine, discorsi e dichiarazioni che alludono al genocidio e alla violenza contro il popolo palestinese sono arrivate non solo dal governo e dal presidente, ma anche dal resto dei parlamentari e dall’esercito.

Il 17 novembre, a pochi giorni dal primo e unico cessate il fuoco concordato da Israele sulla Striscia di Gaza, Nissim Vaturi, vicepresidente del parlamento israeliano, ha dichiarato: “Siamo troppo umani. Gaza va bruciata adesso“. Revital Gottlieb, parlamentare israeliana, il 7 ottobre ha chiesto ai decisori del paese: “Abbattete gli edifici!! Bombardate senza distinzioni!! Basta con questa impotenza. Radete al suolo Gaza. Senza pietà! Questa volta non c’è spazio per la pietà!”. Sulla stessa lunghezza d’onda il parlamentare Boaz Bismuth, che il 16 ottobre ha sottolineato come “Non dobbiamo mostrare misericordia verso le persone crudeli, non c’è spazio per alcun gesto umanitario”. Per la parlamentare Galit Distel Atbaryan, tra l’altro ex ministra dell’Informazione fino a ottobre, “bisogna cancellare Gaza dalla faccia della Terra”, mentre Avigdor Lieberman, parlamentare, ex ministro delle Finanze ed ex vicepremier, il 30 novembre – nel mezzo del cessate il fuoco temporaneoha ripetuto quanto detto dal presidente Herzog a ottobre: “non ci sono civili palestinesi innocenti”.  

Gaza
Fossa comune a Gaza © Mohammed Fayq/Anadolu via Getty Images

Allusioni al genocidio sono poi arrivati anche dall’esercito israeliano. Dalla scritta “Se Dio vuole, colpirà civili innocenti”, lasciata dai soldati su un missile prima di lanciarlo sulla Striscia di Gaza, ai tweet dell’account ufficiale dell’esercito in cui ospedali e ambulanze sono stati definiti “obiettivi militari legittimi”. Passando, poi, per i video dei soldati israeliani che al fronte cantano in coro: “Chi non ha acqua ed elettricità? Gaza!, chi vivrà nelle tende? I Gazawi! Questa è la terra di Israele, non vogliamo la pace con Gaza”.

A inizio novembre l’Onu ha detto che il popolo palestinese è a rischio genocidio a Gaza. Sempre a novembre esperti delle Nazioni Unite hanno tuonato che “le gravi violazioni commesse da Israele contro i palestinesi all’indomani del 7 ottobre, in particolare a Gaza, indicano un genocidio in atto”. Le dichiarazioni dei rappresentanti politici e militari di Israele, raccolte nel dossier di Law for Palestine, sono difficilmente ignorabili.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati
Cosa succede in Georgia, dove la gente è tornata a protestare

Migliaia di persone sono scese in strada contro la decisione del governo di sospendere i negoziati per l’adesione all’Unione europea fino al 2028. Violenta la reazione delle forze dell’ordine. La presidente della Georgia rifiuta di lasciare il mandato finché non verranno indette nuove elezioni.