Numerose ong hanno sottolineato la situazione drammatica della popolazione palestinese a Gaza, chiedendo a Israele di rispettare il diritto umanitario.
La risposta di Israele al massacro perpetrato da Hamas sta producendo altrettanta morte e distruzione nella Striscia di Gaza. In entrambi i casi, le vittime sono civili innocenti. Le cronache in arrivo dalla Palestina sono di un ulteriore aggravarsi della crisi umanitaria che colpisce da tempo più di due milioni di persone.
Medici senza frontiere: “Situazione catastrofica a Gaza, bombardati ospedali e ambulanze”
“A Gaza, a seguito dei continui bombardamenti e attacchi aerei, la situazione è catastrofica e gli ospedali sono sopraffatti dall’elevato numero di feriti”, spiega Medici senza frontiere, i cui operatori “continuano a lavorare incessantemente per trattare le persone ferite e donare forniture mediche. Oltre ad essere attive all’ospedale di Al-Awda, dove solo lunedì sono arrivate cinquanta persone dopo l’attacco al campo di Jabalya, abbiamo allestito una clinica nel centro di Gaza e hanno inviato team chirurgici in due ospedali”.
“In soli tre giorni – racconta Léo Cans, capo-missione di Msf in Palestina – abbiamo utilizzato le scorte di forniture mediche di tre settimane. Ieri mattina abbiamo ricevuto nel nostro ospedale un ragazzo di 13 anni il cui corpo era quasi completamente ustionato dopo che una bomba è caduta vicino alla sua abitazione e ha innescato un incendio. È molto difficile trattare casi come questi nelle condizioni in cui ci troviamo ad operare e quando sono coinvolti dei bambini è molto difficile da accettare”.
“Inaccettabile una punizione collettiva a danno di un intero popolo”
I raid israeliani a Gaza hanno colpito edifici residenziali, scuole, campi rifugiati, ospedali e ambulanze. Tra questi è stato danneggiato l’ospedale Indonesian Hospital; un’ambulanza che trasportava un ferito è stata distrutta di fronte alla struttura sanitaria a altre tre state colpite.
A Gaza mancano acqua, elettricità e carburante, e alcuni ospedali – le cui attività dipendono dai generatori – hanno risorse a sufficienza solo per pochi giorni. “Le strutture mediche devono essere rispettate e su questo non si può negoziare. Questo conflitto non deve, in nessun modo, portare alla punizione collettiva della popolazione di Gaza. Tagliare le forniture di acqua, elettricità e carburante è inaccettabile”, conclude Cans.
ActionAid: “Affamare e assetare i palestinesi è un potenziale crimine di guerra”
Dello stesso avviso Marco De Ponte, segretario generale ActionAid: “Affamare e assetare un’intera popolazione, tagliando l’energia elettrica necessaria ad esempio per depurare l’acqua è un potenziale crimine di guerra, anche se ci vorranno anni per certificare le violazioni da entrambe le parti. Punire un’intera popolazione con un assedio medievale è inaccettabile”.
L’organizzazione non governativa è presente a Gaza da tempo: “Il nostro lavoro è prettamente umanitario. Se nella Striscia ci fossero israeliani, aiuteremmo anche loro, ovviamente. Quello che possiamo dire è che la situazione per i nostri colleghi sul posto è drammatica, come lo è per il resto degli oltre 2 milioni di persone che vivono lì. Per poche ore è stato possibile varcare il confine meridionale e passare in Egitto, ma anche la zona del valico di Rafah è stata bombardata. Ora la realtà è che la Striscia di Gaza è una gabbia nella quale i palestinesi sono intrappolati, senza possibilità di uscire. Eppure, constatiamo che l’informazione oggi in Italia è molto schierata, unilaterale. Non è così altrove nel mondo”.
La Striscia di Gaza una gabbia oggetto di un “assedio medievale”
Per questo, secondo De Ponte, “come da tempo spieghiamo, lo stato di Israele in quanto potenza occupante deve rispettare quanto indicato dalla Convenzione di Ginevra. E deve rispettare le normative internazionali anche nella sua reazione a Hamas. Infine, per cercare una risoluzione del conflitto c’è un’unica strada, quella della de-escalation”.
Emergency: “Attacco di Hamas bestiale, ma togliere acqua e cibo è crimine di guerra”
In un comunicato, Emergencyha sottolineato come “l’attacco bestiale e indiscriminato casa per casa, nelle strade, a un concerto verso persone innocenti che non avevano altra colpa che la loro nazionalità è un crimine di guerra che toglie il fiato per la sua brutalità e per le conseguenze che avrà su tutto il Medio Oriente. Niente può giustificarlo. Togliere acqua, cibo, elettricità (mezzi indispensabili alla sopravvivenza) a due milioni di persone che già da decenni sono sottoposte a una violazione quotidiana e sistematica dei più basilari diritti umani come reazione a quell’attacco è anche questo un crimine di guerra”.
“Durante il suo mandato – prosegue l’organizzazione non governativa italiana – Netanyahu ha perseguito una politica estera che ha ignorato sistematicamente l’esistenza e i diritti dei palestinesi, come scritto dal quotidiano israeliano Haaretz. Anche la comunità internazionale ha per anni ignorato le condizioni di vita degli abitanti della Striscia di Gaza, li ha abbandonati a loro stessi dal punto di vista umanitario, ma soprattutto politicamente”.
Amnesty International: “Si liberino tutti gli ostaggi. Embargo a Gaza è apartheid”
L’omogeneità delle reazioni delle associazioni umanitarie è confermata anche dalla posizione di Amnesty International, secondo la quale “un nuovo ciclo di violenza estrema è cominciato sabato, in Israele, a Gaza e in Cisgiordania. Il primo bilancio per i civili è tragico e il nostro pensiero va a tutte le vittime. Lanciamo un appello alla comunità internazionale affinché eserciti pressione sulle parti perché rispettino il diritto umanitario”.
Amnesty ha precisato che “colpire deliberatamente persone e infrastrutture civili, condurre attacchi sproporzionati e ciechi che uccidono o feriscono civili è un crimine di guerra. Il rapimento di civili tenuti in ostaggio da Hamas rappresenta una violazione del diritto internazionale e costituisce un crimine di guerra. Chiediamo la liberazione di tutti i civili, senza condizioni”, ha spiegato la segretaria generale Agnès Callamard. L’associazione ha ricordato inoltre che “l’embargo a Gaza si iscrive in un contesto di apartheid”.
Volker Turk dell’Unhchr: “Assedio totale mette in pericolo la vita dei civili”
Anche le Nazioni Unite hanno condannato fermamente le azioni di Hamas, e allo stesso modo la reazione di Israele: “Imporre un assedio totale mette in pericolo la vita dei civili, privandoli di beni essenziali per la sopravvivenza”, ha sottolineato Volker Turk, Alto commissario dell’Onu per i Diritti umani (Unhchr).
🔺Last night, @UNRWA HQ compound in the📍#GazaStrip sustained significant damage as a result of airstrikes nearby.
Da parte sua, l’Organizzazione mondiale della sanitàha chiesto la cessazione delle ostilità “che stanno causando inedite sofferenze a Israele e nella Striscia di Gaza, nella quale gli ospedali stanno funzionando grazie a generatori d’emergenza che nel giro di pochi giorni non saranno più utilizzabili”. L’Oms ha espresso inoltre la propria “grande preoccupazione per la salute e le condizioni degli ostaggi, inclusi civili, rapiti da Hamas il 7 ottobre”.
Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), circa 200mila persone si sono rifugiate nelle scuole. Ma già almeno due di esse sono state colpite dai raid aerei israeliani, come precisato dalla coordinatrice umanitaria per i Territori palestinesi occupati, la canadese Lynn Hastings. Allo stesso modo, l’Ufficio di coordinamento per gli Affari umanitari (Ocha) ha spiegato che il numero di profughi è il più alto dalle ostilità durate 50 giorni nel 2014, che furono le più gravi mai registrate a Gaza dal 1967.
Read my statement about on the hostilities between Palestinian armed groups in the Gaza Strip and Israel, below.
As the security and humanitarian situations continue to escalate, all parties must comply with their obligations under international humanitarian law.… pic.twitter.com/NhVkjGzkVW
Perché a Gaza, in Cisgiordania e Israele bisogna ritrovare l’umanità
Nella porzione di territorio racchiusa tra il fiume Giordano e il Mediterraneo, da troppo tempo si è persa l’umanità. L’ha persa chi ha perpetrato all’alba di sabato il barbaro massacro costato la vita a centinaia di civili innocenti israeliani. L’ha persa chi ha creato nella Striscia di Gaza una situazione assimilabile a quella di un’immensa prigione/ghetto a cielo aperto. L’ha persa la comunità internazionale che per anni ha lasciato che a “dirimere” la questione fossero le due parti in causa, nelle quali spesso a prevalere sono stati opposti estremismi. La perde oggi chi reagisce, da una parte e dall’altra, promettendo forniture di armi anziché di diplomazia. La perde chi vuole si lancia in pericolosi equilibrismi al fine di attribuire agli assassini di palestinesi e di israeliani innocenti diversa importanza, diversa gravità.
La storia non potrà mai giustificare la violenza efferata di Hamas, così come non potrà mai giustificare “l’assedio totale” di civili a Gaza né l’esistenza di forme di apartheid in Cisgiordania. Finché questo non sarà evidente a tutti a Tel Aviv, a Ramallah e allo stesso modo a Washington, a Londra, a Teheran o al Cairo, continueranno a mancare le basi per qualsivoglia forma di dialogo che possa portare davvero ad una convivenza pacifica.
Vida Diba, mente di Radical voice, ci parla della genesi della mostra che, grazie all’arte, racconta cosa significhi davvero la libertà. Ed esserne prive.
L’agenzia delle Nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva (Unfpa) e il gruppo Prada hanno lanciato un programma di formazione per le donne africane.
Il Comune di Milano lo faceva già ma smise, attendendo una legge nazionale che ancora non c’è. Non si può più rimandare: si riparte per garantire diritti.