Per incoraggiare la citizen science, gli scienziati hanno pubblicato una lista delle specie di uccelli di cui mancano testimonianze recenti.
Perché le gazze sono arrivate in città
Le gazze si stanno impadronendo delle città, causando una serie di disagi per l’ecosistema. Cosa fare per ristabilire l’equilibrio? La parola agli esperti
- Le gazze stanno invadendo il territorio metropolitano.
- La loro espansione provoca diversi problemi che vanno affrontati.
- Non è solo colpa del riscaldamento globale: altri fattori favoriscono questo fenomeno.
È stupendo vedere le gazze sfrecciare con il loro piumaggio serico alle luci del giorno o del crepuscolo. Abitanti delle campagne e delle zone più verdi della nostra penisola, da un po’ di tempo a questa parte stanno diventando una visione abituale anche in ambito metropolitano. Negli ultimi tempi, infatti, giungono sempre più frequenti, nelle varie sedi Lipu, la Lega italiana protezione uccelli, richieste da parte di pubbliche amministrazioni, soci e cittadini, preoccupati per l’aumento di questi volatili che sono protagonisti di episodi di predazione di uova e nidiacei di piccoli passeriformi. Ma le gazze, insieme ad altri corvidi, vengono anche accusate di danni alle coltivazioni e persino di interferenze con gli elettrodotti (ciò si verifica quando l’uccello costruisce i nidi sui tralicci). Il motivo della loro invadenza? I cambiamenti climatici e le variazioni di temperatura sempre più accentuate e percepibili dalle specie animali che ci circondano. Ma non finisce qui, a detta degli esperti, perché entrano in gioco anche altri fattori. Cerchiamo, perciò, di conoscere meglio la gazza e il suo mondo per misurare la portata di ciò che sta accadendo.
Le gazze “ladre” e le leggende che le accompagnano
La gazza appartiene all’ordine dei passeriformi, famiglia corvidi. La lunghezza totale è di 46 centimetri, di cui 24 corrispondono alla coda. Il peso varia tra 180 e 260 grammi. Contrariamente ad altri predatori, come i mammiferi e i falconiformi che predano principalmente animali adulti, i corvidi in generale e le gazze in particolare si cibano soprattutto di uova e nidiacei, e possono potenzialmente interferire sul tasso annuo di natalità e di sopravvivenza dei giovani uccelli. Sulla gazza sono sorte leggende e dicerie. Le sue abitudini predatorie la fanno considerare come l’uccello ladro per eccellenza. In effetti le gazze sono attirate da ciò che brilla e luccica e, spesso, nei loro nidi sono stati trovati oggetti preziosi come anelli o collane. Una delle leggende più diffuse su questo volatile narra che fu l’unico animale che si rifiutò di entrare nell’arca di Noè, preferendo restare appollaiato all’esterno. E da ciò deriva anche la credenza che se una gazza è poggiata su una casa è di buon auspicio perché l’abitazione non crollerà mai. In Irlanda, poi, dove le gazze sono particolarmente diffuse, gli anziano dicono di poter prevedere il sesso di un nascituro osservandone il volo. E in Inghilterra se si vede una sola gazza il presagio è di notizie funeste, ma se ne scorgono più di una la faccenda cambia completamente e la lieta novella diventa prossima.
L’habitat naturale e l’espansione delle gazze
“Le gazze sono essenzialmente onnivore, e durante il periodo autunno-inverno gli adulti si nutrono principalmente di sostanze vegetali come cereali, granaglie, frutti selvatici e coltivati, mentre nella stagione estiva la dieta è composta soprattutto di componenti di origine animale. Si tratta soprattutto invertebrati. Tra gli insetti in particolare coleotteri, ditteri, ortotteri e loro larve, crostacei isopodi e lombrichi, ma anche vertebrati quali rane, lucertole, serpenti, talpe, piccoli roditori, altri uccelli e loro uova. Questo volatile assolve anche al ruolo di ‘spazzino’ ricercando sia le carogne di animali selvatici e domestici morti per varie cause (per esempio lungo le strade), che resti alimentari di origine umana presso discariche ed altri cumuli di rifiuti”, spiega Marco Dinetti, responsabile ecologia urbana della Lipu. Logico, quindi, che con l’espansione dell’uomo in zone extra urbane e con il deficit delle varie amministrazioni comunali per quel che riguarda la corretta raccolta dei rifiuti, le gazze siano rapidamente arrivate alle metropoli, colonizzandone habitat che prima non erano loro riservati.
Il recente incremento demografico della gazza viene segnalato in molti paesi europei a partire dal 1965. I censimenti mostrano che i numeri più elevati si hanno in Bulgaria, Bielorussia, Ucraina, Polonia, Regno Unito e Spagna. Per alcune aree il successo ecologico e il conseguente incremento viene considerato una conseguenza del progressivo inurbamento come, per esempio, nella Polonia nordoccidentale dove la popolazione nidificante nelle città è incrementata dell’88 per cento nel periodo 1978-1992, mentre al contrario nelle aree rurali non si è evidenziato nessun aumento, oppure solo un incremento di lieve entità. In questi censimenti, non vanno dimenticate nazioni come l’Irlanda, la Germania, la Danimarca, l’Ungheria e la Russia che stanno rapidamente restringendo le campagne a favore delle zone urbane. E, naturalmente, i numeri sono alti anche nel nostro paese dove le gazze ormai sono padrone di città e hinterland.
Non è sempre colpa del clima che cambia
L’espansione delle gazze nell’habitat metropolitano non è solo una diretta conseguenza dei cambiamenti climatici. I motivi dell’incremento numerico di questa specie sono anche da ricondurre alla sua adattabilità agli habitat alterati e modificati dall’uomo, quali gli ambienti agricoli, le infrastrutture ( specialmente le strade dove si trovano animali investiti di cui cibarsi) e le aree urbane. In generale, le città attirano gli uccelli soprattutto in inverno, perché sono più calde rispetto ai territori circostanti, e vi è anche una tutela rispetto all’attività venatoria.
Ma cosa si può fare per ridurre l’impatto ambientale di questi volatili? Spiegano alla Lipu: “Riteniamo che la strada migliore per la gestione di specie problematiche come le gazze sia costituita da un adeguato approccio ecologico al problema. In questo caso il punto di partenza è la conoscenza della biologia della specie. Devono essere quindi considerati i vari aspetti scientifici, ecologici, tecnici ed economici, senza per questo rinunciare alle componenti etiche di tali questioni, ma cercando invece di limitare quelle emotive, spesso fuorvianti”.
La filosofia che ispira gli interventi di controllo si inserisce in un contesto di eccezionalità e richiede la massima selettività ed efficacia tramite il ricorso a tecniche ecologiche unite a un minor disturbo della fauna circostante. E’ importante agire sulle cause che innescano gli squilibri dell’ecosistema e le sovrappopolazioni dei volatili attraverso la ricostruzione dell’habitat naturale con un approccio sistematico (e quindi non limitandosi a creare boschetti e siepi isolate) che favorisca il ritorno dei predatori naturali. Il tutto associato ad altri interventi come, per esempio, un’attenta scelta delle specie arboree da piantumare nei filari, parchi e giardini, nonché i criteri di gestione della vegetazione.
Infine a questa politica sono da affiancare la protezione delle coltivazioni con l’utilizzo di dissuasori incruenti. E il tutto deve trovare un ovvio inserimento nell’ambito di una strategia di gestione integrata e modulata al contesto in cui si opera. Insomma, sono da auspicare interventi strutturali che non impattino sull’ambiente e sulle specie viventi che lo abitano, ma ne rispettino le modalità di vita arrivando a far coesistere la società dell’uomo con quella ben più antica e resiliente dei volatili.
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