Un nuovo, triste, primato per l’Amazzonia in Brasile. Nel gennaio appena trascorso, la foresta pluviale più grande del mondo ha registrato un nuovo record di deforestazione. La distruzione del polmone verde della Terra è un male che continua a peggiorare, nonostante le promesse del governo di Jair Bolsonaro. Nel gennaio 2022, infatti, sono stati abbattuti alberi su una superficie di 430 chilometri quadrati. Cinque volte di più rispetto a quanto registrato a gennaio 2021. Qualcosa come l’estensione di Milano, Napoli e Palermo messe assieme.
I dati sono stati raccolti attraverso l’agenzia di ricerca spaziale governativa Inpe. Ma per i ricercatori ambientali che studiano il fenomeno non si tratta di una sorpresa: da quando Jair Bolsonaro è diventato presidente nel gennaio 2019, la distruzione delle foreste è in aumento, così come l’indebolimento delle protezioni ambientali.
A chi distrugge l’Amazzonia non vengono negate le sovvenzioni
Il tasso di deforestazione è insolitamente alto anche considerando che la stagione in corso è quella delle piogge. Negli altri mesi dell’anno le cose vanno ancora peggio: l’Inpe sostiene che nel mese di ottobre 2021 siano andati distrutti 877 chilometri quadrati di foresta, il 5 per cento in più rispetto allo stesso mese del 2020. In tutto il 2021 sono spariti 9.724 chilometri quadrati di foresta, l’equivalente dell’estensione delle Marche. Si tratta del 33 per cento in più rispetto al 2020, anno che si era già rivelato estremamente critico per la salute dell’Amazzonia.
Inoltre, una recente indagine ha scoperto che diversi agricoltori in Brasile – già inclusi in passato nella lista nera della deforestazione dell’Amazzonia – sono stati autorizzati a ricevere prestiti sovvenzionati dal governo per acquistare trattori e altre dotazioni tecniche. I prestiti sono stati concessi dalla Banca nazionale per lo sviluppo economico e sociale (Bndes), attraverso un programma di misure per favorire l’agricoltura e gli allevamenti.
In tre anni la deforestazione in Brasile è cresciuta del 52 per cento
La conservazione dell’Amazzonia – minacciata dall’espansione degli allevamenti e dalla coltivazione di soia – è fondamentale per frenare gli effetti dei cambiamenti climatici, grazie alla grande quantità di gas serra assorbiti dalle sue piante. La notizia del record negativo arriva a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione di un altro studio, questa volta di Greenpeace, sui primi tre anni di Jair Bolsonaro come presidente del Brasile. Tre anni in cui la deforestazione dell’Amazzonia è cresciuta del 52,9 per cento rispetto al triennio precedente. Il che ha comportato un aumento delle emissioni pari al 10 per cento.
Il ministero dell’Ambiente brasiliano ha commentato che fare confronti sui singoli mesi è fuorviante e che tra agosto e gennaio la deforestazione è leggermente diminuita rispetto allo stesso periodo di un anno fa. “Il governo federale sta agendo con più forza nel 2022 per combattere i crimini ambientali”, è stato il commento del ministero, riportato dall’agenzia stampa Reuters.
The forest is burning! Last month, Brazil recorded the most fires in the Amazon in 14 years for the month of June. Fire is used by the agribusiness in the deforestation process, as seen on this shocking video by photographer and videographer Kamikia Kisedje. pic.twitter.com/9Y7vOExLli
La deforestazione cesserà quando non ci sarà più Bolsonaro
Di fronte alla pressione internazionale, il Brasile si è impegnato a porre fine alla deforestazione illegale entro il 2028 e ha firmato un patto globale durante la Cop26, per fermare la distruzione delle foreste entro il 2030. Subito dopo questi impegni, l’Inpe ha però pubblicato dati che mostrano come il tasso di disboscamento nel 2021 nell’Amazzonia brasiliana abbia raggiunto il punto l’apice degli ultimi 15 anni. Il mese di gennaio 2022 dimostra che si tratta di una distruzione in costante crescita.
Per i ricercatori, sebbene i toni di Bolsonaro siano apparentemente cambiati, le sue politiche rimangono le stesse. In diversi sostengono che la deforestazione smetterà di aumentare solo se Bolsonaro perderà le elezioni presidenziali, previste nel prossimo mese di ottobre.
La lotta del popolo indigeno brasiliano Karipuna è la stessa di altri popoli indigeni che chiamano l’Amazzonia come casa. Abbiamo incontrato il loro leader Adriano Karipuna.
A sostenerlo sono otto organizzazioni in difesa dei diritti umani. Il presidente Bolsonaro è accusato di non difendere le popolazioni indigene in Brasile.
Un pescatore ha confessato di aver ucciso i due uomini. Arrestato anche il fratello. Il Brasile piange le ennesime vittime della violenza in Amazzonia.
In Brasile sono scomparsi il giornalista britannico Dom Phillips e un avvocato dei popoli indigeni. Avevano ricevuto minacce di morte pochi giorni prima.
Aprile è il mese della resistenza e della lotta indigena. In migliaia hanno marciato a Brasilia per la protezione dei loro diritti e contro le politiche di Bolsonaro.
Dopo un periodo di relativa tregua, ad aprile la deforestazione nell’Amazzonia brasiliana ha segnato un +43 per cento rispetto allo stesso mese del 2020.