Non necessario osservare il Pakistan o l’Africa subsahariana per rendersi conto degli impatti che i cambiamenti climatici avranno (e hanno già) sul mondo del lavoro. Tutti noi abbiamo osservato ponendoci interrogativi, in questi giorni di caldo estremo, chi è costretto a lavorare in condizioni ai limiti del sopportabile: in cantieri stradali, edili, effettuando consegne a domicilio o effettuando traslochi. L’aumento della temperatura media globale non farà che rendere le condizioni attuali sempre più frequenti. Per questo, i sindacati si stanno attrezzando per negoziare con le imprese regole che tutelino chi lavora.
L’emergenza #caldo va fronteggiata con interventi immediati, la situazione è ad alto rischio per i lavoratori. La Cassa integrazione per temperature elevate va resa immediatamente fruibile.https://t.co/JqrfCUwzLC
Un caso emblematico, in questo senso, è quello che ha visto protagonista la città di Genova. Nello scorso mese di luglio, come riportato dall’agenzia Ansa, enti di controllo, sindacati e associazioni datoriali avevano siglato un accordo per stabilire linee guida e misure di prevenzione in caso di ondate di caldo.
Nel documento, in particolare, si fa riferimento non soltanto all’aumento delle turnazioni del personale, ma anche alle informazioni sui possibili problemi di salute da fornire ai lavoratori. E, soprattutto, si indica la possibilità di arrivare all’attivazione della cassa integrazione ordinaria, qualora le condizioni di lavoro siano giudicate proibitive. Per quelli che possono essere considerati “ammortizzatori sociali climatici”.
“Un primo passo a tutela di tutti i settori in caso di caldo estremo”
“È stato un lavoro complesso – aveva commentato il prefetto Renato Franceschelli – e, forse, è il primo documento che ha la pretesa di inglobare tutte le problematiche legate ai lavori in condizioni estreme, sia per il caldo che per il freddo. Ora datori di lavoro, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, ma anche enti pubblici, Inail e Inps, avranno linee guida cui attenersi”.
Per comprendere quale sia la soglia oltre la quale lavorare diventa impossibile, è stato chiesto il sostegno dell’Arpa Liguria, alla quale è stato demandato (assieme al ministero della Salute) il compito di calcolare – basandosi principalmente su temperature e tassi di umidità – il momento in cui è necessario far scattare misure di tutela. “Un primo passo a tutela di tutti i settori, ma soprattutto per quelli più esposti agli effetti dei cambiamenti climatici. L’auspicio è che l’intesa diventi strutturale”, hanno sottolineato i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil.
Per le aziende adattamento e mitigazione sono cruciali
Una scelta lungimirante quella operata un mese fa in Liguria. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, infatti, a Genova sono arrivate a 400 le richieste di cassa integrazione per il caldo eccessivo in questi giorni di temperature estreme. “L’anno scorso anche le aziende strutturate erano frenate perché c’era il dubbio che l’Inps non riconoscesse la cassa integrazione – spiega a Genova24.it Federico Pezzoli, segretario ligure della Fillea Cgil -. Quest’anno il meccanismo sta funzionando, vuol dire che abbiamo fatto breccia. Sappiamo che diverse imprese stanno attingendo alla misura, anche se si tratta dell’extrema ratio. Noi cerchiamo di sensibilizzare anche le ditte più piccole a rimodulare gli orari, aumentare le pause, mettere a disposizione acqua fredda e sali minerali”.
I cambiamenti climatici non risparmieranno nessuno. Per le imprese, adattarsi è fondamentale. Così come, per quelle responsabili di grandi quantitativi di emissioni di gas ad effetto serra, fare tutto ciò che è possibile per ridurle, mitigando il riscaldamento globale.
Non era mai accaduto che la temperatura media globale in un intero anno solare fosse di oltre 1,5 gradi centigradi superiore ai livelli pre-industriali.
Secondo i dati preliminari il 2023 è stato un anno anomalo, in cui l’assorbimento netto della CO2 da parte degli ecosistemi terrestri si è quasi azzerato.
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