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Il 14 agosto di un anno fa avveniva a Genova il crollo del ponte Morandi, il viadotto sul Polcevera: una tragedia che provocò 43 vittime e 566 sfollati. Dopo 12 mesi di dolore, lavori e indagini, oggi è il tempo del ricordo. In attesa del nuovo ponte che sarà pronto nel 2020.
Era nata come una vigilia di Ferragosto anomala, battuta da una forte pioggia su quasi tutta la penisola: sarebbe diventata qualcosa di molto peggio, la giornata di una sciagura che oggi viene ricordata per la prima volta, ma che lo sarà a lungo. Il 14 agosto di un anno fa, intorno a mezzogiorno, crollava sotto i colpi del nubifragio ma soprattutto dell’usura e dell’incuria il viadotto sul Polcevera, meglio noto come ponte Morandi, trafficatissimo tratto di strada sospeso nel vuoto nel cuore di Genova, coinvolgendo diverse auto in transito e rovinando anche su alcune delle abitazioni attigue, che da allora sono rimaste distrutte e inagibili.
Le squadre dei Vigili del fuoco si attivarono in massa in brevissimo tempo, furono impiegati anche i team usar e cinofili, ma alla fine la conta delle vittime fu impietosa: 43 morti, decine di feriti, 566 sfollati. L’estate spensierata degli italiani, di fatti, finì in quel momento. Su tutti, spiccò il messaggio di cordoglio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “È una tragedia assurda quella che ha colpito Genova e l’Italia intera. Nessuna autorità potrà sottrarsi a un esercizio di piena responsabilità: lo esigono le famiglie delle tante vittime, lo esige la coscienza della nostra comunità nazionale. Gli italiani hanno diritto a infrastrutture moderne ed efficienti”.
Crollo del Ponte #Morandi a #Genova, la dichiarazione del Presidente #Mattarella: pic.twitter.com/TECYwW6BiR
— Quirinale (@Quirinale) August 14, 2018
E da subito si mossero, lo Stato e le istituzioni: il governo proclamò immediatamente il lutto nazionale e la Regione Liguria chiese e ottenne il riconoscimento dello stato di emergenza. Ma solamente i famigliari di 19 delle vittime acconsentirono ai funerali di Stato, che si tennero il 19 agosto nel padiglione blu della Fiera di Genova, officiati dal cardinale Angelo Bagnasco e anche, per due delle vittime di fede musulmana, dell’imam di Genova. Furono 9mila le persone partecipanti, in un clima di cordoglio e commozione. Già alla fine di agosto furono consegnati agli sfollati della zona rossa, quella direttamente interessata dal crollo, i primi alloggi provvisori.
La Procura di Genova avviò immediatamente un’inchiesta per disastro colposo e omicidio plurimo, poi anche attentato colposo alla sicurezza dei trasporti , e mancato rispetto della normativa antinfortunistica: “non è stata una fatalità” a provocare il crollo del ponte, dichiarò immediatamente il procurato capo Francesco Cozzi. Nel mirino, naturalmente, finirono subito i mancati controlli e interventi strutturali sul ponte, inaugurato nel 1967, subito imputate dal governo Autostrade per l’Italia, la società per azioni del gruppo Atlantia beneficiaria della concessione (il viadotto sul Polcevera è infatti a tutti gli effetti un tratto dell’Autostrada A10). Tra gli indagati ci sono 73 persone, fisiche o giuridiche. Il procedimento naturalmente è tuttora in corso, così come aperto, prima della crisi di governo, era il dibattito all’interno della maggioranza sulla revoca o la rinegoziazione della concessione ad Autostrade per l’Italia.
Il 28 settembre scorso il governo ha emanato il cosiddetto decreto Genova, che nominava il sindaco di Genova Marco Bucci commissario straordinario per la la ricostruzione, e soprattutto ha stabilito tre cose importanti:
Decreto Genova attuato a metà: mancano 12 decreti (6 già scaduti) https://t.co/3RoqpFJxou pic.twitter.com/UfQdvEmcZI
— finanza24 (@finanza24) August 13, 2019
Parte intanto il dibattito su come dovrà essere il nuovo ponte Morandi: per alcuni architetti è possibile intervenire sulla struttura preesistente, per altri bisogna ripensare il tutto anche concettualmente, creando una struttura completamente nuova e perfettamente inserita nel contesto cittadino. Tra questi ultimi c’è Renzo Piano, che ha presentato una proposta che alla fine diventerà la base del nuovo progetto, affidato alle imprese Salini Impregilo, Fincantieri e Italferr. Alle 9:37 di venerdì 28 giugno sono stati demoliti gli ultimi due piloni del ponte Morandi, il 10 e l’11, ed è stato ufficialmente dato il via alla ricostruzione, anche se i primi lavori erano già iniziati da qualche settimana: la riapertura al transito del ponte è prevista a tempo di record, già per il 15 aprile del 2020.
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