Alternative für Deutschland (Afd) si è affermata soprattutto tra gli operai e nell’ex Germania dell’Est. Dietro ci sono ragioni storiche ed economiche.
Alternative für Deutschland (Afd) ha ottenuto più del 20 per cento dei voti e 152 seggi, 69 in più delle ultime elezioni.
Il partito si è affermato soprattutto tra gli operai e nell’ex Germania dell’Est, un tempo appartenente al blocco comunista.
Dietro al successo di Afd nel territorio dell’ex Ddr ci sono ragioni culturali, storiche e soprattutto economiche.
Domenica 23 febbraio in Germania ci sono state le elezioni parlamentari e ad affermarsi è stato il centrodestra, con la vittoria dell’Unione Cristiano-Democratica di Germania (Cdu). Quest’ultima dovrà formare una coalizione di governo che è molto probabile includerà il Partito Socialdemocratico di Germania (Spd), di centrosinistra, oltre che l’ala bavarese dello stesso Cdu, cioè il Csu.
Chi rimarrà fuori dal governo, oltre probabilmente ai Verdi, è Alternative für Deutschland (Afd), il partito di estrema destra tedesco. Quest’ultimo ha ottenuto un risultato storico alle elezioni piazzandosi secondo, con un consenso superiore al 20 per cento. Un consenso arrivato soprattutto nel territorio dell’ex Germania dell’Est. Secondo gli analisti, la presa di Afd in quel territorio ha origini storiche, che hanno a che fare con il modo in cui la cittadinanza si è abituata ad approcciarsi alla politica dai tempi dell’influenza sovietica e con le disparità economiche rispetto alla parte occidentale del paese.
Era dal 1990, l’anno della riunificazione, che in Germania non andava così tanta gente a votare come alle elezioni parlamentari del 23 febbraio. L’affluenza è stata infatti dell’82,5 per cento, che per rendere l’idea è oltre 20 punti percentuali in più rispetto alle ultime elezioni parlamentari italiane.
Il partito che ha ottenuto più voti, il 28,5 per cento, è stato l’Unione Cristiano-Democratica di Germania (Cdu), di centrodestra e guidato un tempo dall’ex cancelliera Angela Merkel. Il Cdu, insieme alla sua ala bavarese Csu, ha ottenuto 202 seggi parlamentari su 630 e ha ottenuto l’incarico di formare un governo. Probabilmente lo farà con il partito del cancelliere uscente Olaf Scholz, il Partito Socialdemocratico di Germania (Spd), di centrosinistra, che ha ottenuto il 16,4 per cento dei voti e 120 seggi, 86 in meno rispetto alle ultime elezioni. Chi dovrebbe restare fuori dall’esecutivo sono i Verdi, che dopo il successo dell’ultima chiamata alle urne ora hanno preso l’11 per cento dei voti e 85 seggi, perdendone 33. E gli estremisti di destra di Alternative für Deutschland (Afd), su cui il Cdu ha già messo il veto a ogni alleanza.
#Germany's political map has shifted. In the west, the CDU/CSU (black) dominated nearly all constituencies, while in the east, the far-right AfD (blue) claimed most of the votes. pic.twitter.com/djYH8bQlbF
Afd è nato nel 2013 da alcuni fuoriusciti dalla Cdu e si è affermato come un partito estremista e reazionario, fondato sulla retorica nazionalista e xenofoba, sull’opposizione al multiculturalismo e sulla battaglia ai diritti civili come quello all’aborto, ammiccando di tanto in tanto anche alla storia nazista del paese. Dopo aver vinto nel settembre scorso le elezioni regionali nella Turingia, nella Germania dell’Est, ora alle elezioni parlamentari nazionali il partito si è affermato come seconda forza politica del paese, ottenendo più del 20 per cento dei consensi e 152 seggi, 69 più dell’ultima tornata elettorale.
Secondo le elaborazioni dei voti, le donne hanno votato più a sinistra degli uomini, mentre tra i giovani under 24 il primo partito è Linke, partito di sinistra che a livello nazionale ha ottenuto l’8,7 per cento dei consensi. Osservando i voti ottenuti da Afd, sono due i criteri che spiccano, uno di tipo professionale e l’altro geografico. Il partito di estrema destra è stato il più votato dagli operai, con un 38 per cento che stacca di 16 punti percentuali la Cdu. Ed è stato di gran lunga anche il più votato nella ex Germania dell’Est, a conferma della vittoria alle elezioni regionali della Turingia dello scorso anno.
Perché l’ex Germania dell’Est vota Afd
Le ragioni che stanno dietro il grande successo dell’estrema destra nell’ex Germania dell’Est, un territorio fino a 35 anni corrispondente alla comunista Repubblica Democratica Tedesca (Ddr), sono numerose. E hanno natura culturale, politica ed economica.
La Germania orientale è la parte più povera del paese. Quando nel 1990 c’è stata la riunificazione, la parte occidentale aveva un’economia fiorente, industrie a pieno ritmo, alta occupazione, mentre la parte orientale, che arrivava da decenni di economia pianificata e dalla crisi finanziaria data dal crollo dell’Unione Sovietica, non se la passava molto bene. Dall’Ovest, lì dove dominavano partiti come l’Unione Cristiano-Democratica di Germania (Cdu) e il Partito Socialdemocratico di Germania (Spd), la promessa è sempre stata quella di un allineamento e di una spartizione del benessere economico, che però nei fatti non si è mai verificato in pieno. Oggi la performance economica della parte orientale della Germania è al 75-80 per cento di quella della parte occidentale, i risparmi del residente medio orientale sono un terzo degli altri e i beni privati posseduti la metà, mentre il tasso di disoccupazioneè superiore al 7 per cento contro il 5 per cento del territorio occidentale.
Queste difficoltà economiche, che vanno avanti da decenni, hanno fatto sì che nella parte orientale del paese i grandi partiti di centrodestra e centrosinistra, dominanti a Ovest, abbiano sempre fatto fatica a ottenere grandi consensi. Già questo aiuta a spiegare l’exploit di Alternative für Deutschland (Afd) nell’area. Allo stesso tempo, le difficoltà economiche sono diventate la giustificazione per trovare nemici contro cui puntare il dito, in quella guerra tra poveri che spesso si innesca in queste situazioni. Le persone migranti, arrivate in grandi numeri in Germania negli ultimi anni dopo che nel 2015 la cancelliera Angela Merkel decise di dare ospitalità a un milione di siriani, si sono trasformate nel capro espiatorio dei problemi economici e sociali della Germania per le fasce più povere della popolazione e chi come Afd si è fatto rappresentante delle istanze xenofobe e nazionaliste ha ottenuto grande consenso tra queste sacche elettorali, come mostra l’altissimo numero di voti raccolti tra gli operai. Già nel 1992 a Rostock un gruppo di estremisti di destra aveva attaccato, tra gli applausi dei cittadini presenti, alcuni profughi del Vietnam e del Mozamibico, accusati di rubare loro il lavoro e le scarse opportunità disponibili.
La presa della dialettica xenofoba e nazionalista nell’ex Germania dell’Est è data anche dal fatto che quest’ultima presenta un territorio più rurale rispetto all’urbanizzata parte occidentale. E dove dunque le dinamiche del multiculturalismo, tipiche proprio delle grandi città, si sono fatte sentire meno storicamente, alimentando così una maggiore “paura dell’altro”. C’è poi anche un discorso storico-culturale dietro il successo dell’estrema destra. La Germania per lunghi decenni ha fatto i conti con il suo passato nazista, con leggi ad hoc e operazioni di memoria volte a creare un ambiente poco fertile al replicarsi di esperienze lontanamente simili. Ma è un po’ come se l’ex Germania dell’Est, con il suo passato di appartenenza al blocco sovietico, si sia sempre sentita estranea a quella storia. “Il regime della Germania dell’Est ha sempre trattato il passato fascista condiviso dal paese come qualcosa di esteriorizzato e separato dallo stato socialista che avevano costruito”, sottolineaAlan McDougall, professore di storia tedesca all’università di Guelph. E questo ha reso meno un tabù l’affiliazione e il voto a partiti come Afd, che in alcuni casi hanno anche richiamato direttamente l’epoca hitleriana.
Infine, proprio per il diverso trascorso storico, c’è un modo differente di concepire la politica tra la parte occidentale e quella orientale della Germania. Come scrive il magazine New Lines in una lunga analisi sul tema, “l’inesperienza in materia di governance democratica e di infrastrutture della società civile, unita a una cultura politica che non tollerava il dissenso, ha reso la regione dell’Est vulnerabile ai populisti i cui programmi si basano sull’identificazione e la persecuzione di un nemico pubblico, reale o immaginario”. Anche il giornale inglese The Guardian, citando la storica Christina Morina, evidenzia che l’esperienza storica di pseudo-democrazia della Germania dell’Est è una delle spiegazioni del perché l’Afd sia riuscito con i suoi toni populisti a mobilitare così tanti elettori nel territorio.
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