L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
I ghiacciai delle Alpi stanno scomparendo. E il Cervino che si sgretola ne è il simbolo
Nessun ghiacciaio sotto ai 3.500 metri entro il 2050 e due terzi persi entro il 2100. Cosa succederà sulle Alpi, dove i ghiacciai si sciolgono e cime come il Cervino si sgretolano a causa del clima che cambia.
I ghiacci del mondo si stanno inesorabilmente sciogliendo, dall’Antartide all’Artico, dove la Groenlandia ha perso 11 miliardi di tonnellate di calotta in un solo giorno, fino all’Himalaya, dove le cime più alte del mondo si stanno sciogliendo due volte più velocemente. Ma anche le montagne dietro casa, le Alpi, sono vittima delle temperature in aumento e i loro ghiacciai registrano tassi di ritirata senza precedenti.
Sulle Alpi non ci sarà ghiaccio sotto i 3.500 e due terzi dei ghiacciai scompariranno entro il 2100
Solo negli ultimi 100 anni i ghiacciai delle Alpi si sono infatti dimezzati. Di questo volume perso, il 70 per cento si è registrato solo negli ultimi 30 anni, come affermato dal glaciologo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) Renato Colucci. Secondo l’esperto, inoltre, non vedremo più ghiacciai alpini al di sotto dei 3.500 metri, che saranno destinati a scomparire entro due o tre decenni. E di quelli sopra i 4.000 metri, la metà si scioglierà entro il 2050.
Se prendiamo la media delle temperature degli ultimi 15 anni, questa non è compatibile con l’esistenza dei ghiacciai sotto i 3.500 metri.Renato Colucci, glaciologo
Infatti, se le temperature continueranno a salire, i ghiacciai eterni delle Alpi orientali e centrali potrebbero ridursi notevolmente se non addirittura sparire, rimanendo solo sulle Alpi occidentali, che sono le più elevate. In questo senso, uno studio condotto dall’Eth University di Zurigo mostra come il riscaldamento del Pianeta stia già condannando le Alpi in tutta Europa e presenta due scenari. Nel peggiore dei casi, ovvero se non si farà nulla per fermare la crisi climatica, si stima che più del 90 per cento dei ghiacciai delle Alpi potrebbe scomparire entro il 2100. In pratica, quasi non ne rimarrebbero. Nel caso invece i paesi riuscissero a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, diminuendo quindi notevolmente le proprie emissioni, due terzi dei ghiacciai in Europa andranno comunque persi entro il 2100. Una condanna in ogni caso.
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Temperature inedite sulle Alpi
Sono previsioni drammatiche ma che forse non arrivano così inaspettate dopo le ondate di calore di quest’estate che hanno fatto registrare una serie di record di temperature in diversi paesi in tutto il mondo, in moltissime città, e persino sulle cime delle Alpi. A fine giugno, ad esempio, la temperatura al rifugio più alto d’Europa, la capanna Margherita a 4.554 metri, ha raggiunto i dieci gradi senza mai scendere sotto lo zero per diversi giorni. Una temperatura che gli esperti stimano dieci volte maggiore rispetto alle medie di questo periodo. Insieme ai termometri troppo alti ci sono stati altri campanelli d’allarme, come ad esempio i laghi glaciali sopra tra i 3.000 e i 4.000 metri trovati da alcuni alpinisti, dove dovrebbe esserci solo una distesa di neve e ghiaccio, oppure la situazione critica di una delle cime più iconiche delle Alpi, il monte Cervino.
I ghiacciai delle Alpi in Europa e la loro evoluzione recente sono alcuni degli indicatori più chiari dei cambiamenti climatici in atto.Daniel Farinotti, glaciologo, Eth University di Zurigo
Il Cervino si sta sgretolando
Quello che sta accadendo sul Cervino potrebbe essere un po’ il simbolo della piaga che sta colpendo tutto l’arco alpino. Con l’aumento delle temperature, infatti, insieme ai ghiacciai si scioglie anche il permafrost, ovvero il terreno che rimane perennemente ghiacciato, di solito al di sopra dei 2.500 metri di quota. Se il permafrost si scioglie, la roccia sottostante perde stabilità, sgretolandosi.
“Quando le montagne si sciolgono d’estate, la rigidità diminuisce e i sedimenti del terreno diventano mollicci e traballanti per via dell’acqua”, ha affermato Jan Beutel dell’Eth University. “Le crepe si espandono e si muovono. Alcune continuano a muoversi nella stessa direzione per anni e quando a un certo punto è troppo, si spezzano”. Per spiegare questo fenomeno gli scienziati dell’università di Zurigo che monitorano la montagna hanno paragonato lo sciogliersi del Cervino al gelato alla stracciatella, pieno di striature di cioccolato: quando i pezzi di cioccolato diventano più molli, il gelato perde forza. E lo stesso accade sulle montagne. Proprio per questo motivo sono stati installati 50 sensori di movimento sul versante svizzero della montagna, a 3.592 metri, per monitorare la più o meno stabilità della roccia, prevedendo in questo senso le frane che stanno già aumentando di frequenza.
Il Cervino non crollerà, ma avrà dei cambiamenti significativi nella sua forma iconica.Jan Beutel, ricercatore, Eth University di Zurigo
Quest’estate il Cervino ha visto i suoi ghiacciai sciogliersi notevolmente e un segnale di questo è arrivato anche a valle, quando la località di Zermatt – che si trova ai suoi piedi nel lato svizzero – è stata protagonista di una piccola alluvione senza pioggia. Infatti, con lo sciogliersi di una parte di ghiacciaio a causa delle temperature elevate, la cittadina è stata travolta dall’acqua. La stessa Svizzera ha visto inoltre il suo ghiacciaio più grande, che è anche il più esteso delle Alpi, l’Aletsch glacier, ritirarsi di oltre 3 chilometri dal 1870.
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Ad aggravare la situazione dei ghiacciai, inoltre, c’è il fenomeno dall’albedo, ovvero la capacità che hanno di riflettere la luce. Con la perdita dello strato superficiale di neve, i ghiacciai rimangono scoperti e diventano più neri a causa delle polveri che vi si sedimentano – come sta già accadendo sulla catena dell’Ortles-Cevedale allo Stelvio. Scurendosi assorbono più calore (il bianco è il colore che riflette di più, il nero quello di meno), diventando più vulnerabili e aumentando così la velocità di scioglimento.
Se i ghiacciai si sciolgono, le crisi idriche aumentano
Non solo sciogliendosi i ghiacciai cambieranno per sempre la morfologia di creste, cime e valli, ma avranno conseguenze importanti sulla vita delle persone. Infatti, pur trovandosi a centinaia di chilometri di distanza, città e interi territori dipendono dalle riserve d’acqua dei ghiacciai per la loro sopravvivenza e il loro ritirarsi comprometterà la sicurezza idrica di milioni di persone. Esempi di questo fenomeno stanno già accadendo ad esempio ai piedi delle Ande, in Cile, in Ecuador e in Perù, oppure sull’Himalaya, dove gli abitanti di Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Cina, India, Myanmar, Nepal e Pakistan dipendono dai suoi ghiacciai per l’approvvigionamento idrico: solo lì, un miliardo di persone.
Salvare le Alpi
Che un primo punto di non ritorno sia stato oltrepassato è certo, ma ciò non significa che tutto è perduto e che è ora di gettare la spugna. Anzi, i paesi devono impegnarsi ancor di più nel ridurre le proprie emissioni di CO2 e neutralizzare il proprio impatto sul Pianeta per cercare di uscire da questo circolo vizioso che a volte sembra non fermarsi. Facendolo si possono ancora salvare i ghiacciai sui tetti del mondo e limitare l’impatto dei cambiamenti sulle persone che da questi dipendono. Dall’alpinista che sfida la montagna, al malgaro che la chiama casa, a chi grazie alla loro acqua sopravvive.
Il futuro di questi ghiacciai è a rischio, ma c’è ancora la possibilità di limitare le perdite future.Daniel Farinotti, glaciologo, Eth University
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