La notizia è di quelle capaci, potenzialmente, di modificare non soltanto numerose ipotesi avanzate dalla scienza, ma anche la vita concreta di milioni di persone. Secondo uno studio internazionale pubblicato lunedì 7 febbraio dalla rivista Nature Geoscience, i ghiacciai di tutto il mondo conterrebbero molta meno acqua di quanto finora immaginato. Il che, se confermato, rappresenterebbe una buona notizia dal punto di vista dalla risalita del livello degli oceani, ma una pessima prospettiva in termini di disponibilità di acqua dolce sulla Terra.
The world’s glaciers may contain less water than previously believed, a new study has found, suggesting that freshwater supplies could peak sooner than anticipated for millions of people who depend on glacial melt for drinking water and everyday use. https://t.co/8ojWXf4P5Dpic.twitter.com/J6mSeqISgi
L’analisi si è basata su osservazioni satellitari: circa 800mila fotografie che hanno permesso di misurare la velocità di slittamento e lo spessore di oltre 250mila ghiacciai montani, ovvero il 98% di quelli esistenti sul Pianeta. La conclusione alla quale sono giunti i ricercatori è che il volume d’acqua complessivo sia circa il 20 per cento più basso rispetto a quanto ipotizzato.
Grazie a tali analisi è stato possibile creare una sorta di “atlante dei ghiacciai”, e di fornire informazioni sulle loro masse: finora, solamente l’1 per cento era stato misurato, grazie a rilevamenti effettuati in profondità. “Ora – ha spiegato Mathieu Morlighem, docente di Scienze della Terra a Dortmouth (Stati Uniti) – grazie alle immagini satellitari siamo in grado di seguire il movimento di questi ghiacciai e dedurre la quantità di acqua che essi conservano”.
Più acqua sull’Himalaya, meno nelle Ande tropicali
La revisione complessiva al ribasso, tuttavia, non è uniforme. I ghiacciai della catena dell’Himalaya, ad esempio, conterrebbero il 37 per cento in più di acqua rispetto a quanto immaginato (anche se il ritmo di fusione è particolarmente elevato, come confermato da un’altro studio).
Mentre per le Ande tropicali dell’America Latina i dati indicano un 23 per cento in meno. Con conseguenze dirette, nei prossimi decenni, per abitanti di metropoli come La Paz in Bolivia o Santiago in Cile. La mancanza di acqua dolce potrebbe infatti provocare problemi approvvigionamento elettrico, per via delle difficoltà che le centrali idroelettriche potrebbero riscontrare. Ma a patire le conseguenze peggiori potrebbe essere, come facilmente immaginabile, l’agricoltura.
The survey encompassed 98% of areas on Earth that were covered in glaciers from 2017 to 2018.
It found wide variations in ice volume and freshwater reservoirs that hundreds of millions of people depend on for drinking water, agriculture and electricity generation pic.twitter.com/MZvQOWPQ4C
Ma lo studio non considera Groenlandia e Antartide
Dal punto di vista della risalita del livello degli oceani, dovuta al riscaldamento globale, si tratterebbe di una buona notizia. Ma il “guadagno” garantito dalla minore quantità di acqua presente nei ghiacciai alpini sarà del tutto marginale. Lo studio non considera infatti le calotte della Groenlandia e dell’Antartide, la cui fusione sarà la prima causa del fenomeno.
Inoltre, gli stessi scienziati autori dello studio sottolineano come la conoscenza del volume dei ghiacciai e delle riserve di acqua dolce resti comunque ancora, allo stato attuale, imprecisa. Occorrerebbe infatti affiancare studi sul campo alle osservazioni satellitari per confermare le conclusioni.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.
Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.
Alcune buone notizie e qualche passo indietro nelle misure previste dal nuovo provvedimento del Consiglio dei ministri, in attesa del testo definitivo.