I ghiacciai della Nuova Zelanda nell’Isola del Sud sono sotto osservazione dal 1977.
Gli studi recenti confermano un ritiro progressivo dei ghiacciai neozelandesi.
Secondo gli scienziati potrebbero scomparire entro dieci anni.
I ghiacciai della Nuova Zelanda, soprattutto quelli presenti nell’Isola del Sud, sono in pessime condizioni di salute. Gli scienziati che hanno partecipato al più recente studio del National institute of water and atmospheric research (Niwa) di Auckland hanno definito i ghiacciai neozelandesi “sempre più piccoli e scheletrici”. Le previsioni negative degli ultimi anni che prospettavano un progressivo ritiro delle masse di ghiaccio dalle vette sono state confermate: il riscaldamento globale ha fatto diminuire l’area dei ghiacciai neozelandesi. Nel prossimo futuro la condizione di questi paesaggi è destinata ad aggravarsi ancora, secondo gli stessi autori della ricerca.
L’importanza del livello delle nevi
Ogni anno alla fine dell’estate nell’emisfero australe, ovvero a marzo, Niwa compie un’indagine per registrare la presenza di neve in oltre 50 ghiacciai dell’Isola del Sud. La ricerca è in corso al 1977 e da allora ha sempre fatto registrare una continua perdita di neve e ghiaccio. Per analizzare lo stato dei ghiacciai neozelandesi, gli scienziati fanno affidamento allo snowline: con questo termine si intende il livello delle nevi dell’inverno precedente. Maggiore è l’altitudine delle nevi rimaste, minore è l’ampiezza del ghiacciaio. Tramite foto scattate da elicotteri, droni e con rivelazioni sul posto, il team di Niwa ha osservato un livello di snowline sempre più vicino alle vette, nonché la formazione di nuovi laghi in altitudine: due dati che confermano l’ablazione dei ghiacciai della Nuova Zelanda. “Ci aspettavamo che i livelli delle nevicate invernali fossero alti a causa del clima caldo che abbiamo avuto e, purtroppo, il nostro istinto è stato confermato”, ha affermato il dottor Andrew Lorrey, uno dei principali scienziati di Niwa.
Da quando l’indagine è iniziata, il clima globale si è innalzato di circa 1,1 gradi centigradi. E le isole della Nuova Zelanda – oltre quella del Sud, c’è l’Isola del Nord con la capitale Wellington e altre 700 isole – non sono state immuni dal recente innalzamento globale delle temperature: Niwa riporta che il 2021 è stato l’anno più caldo mai registrato nella nazione oceanica. Perfino gli scienziati non nascondono lo sconforto: “Gran parte della neve invernale si è sciolta, lasciando molto ghiaccio esposto. Sembra essere un altro anno negativo per i nostri ghiacciai; continua la tendenza degli ultimi anni ed è scoraggiante vedere il declino in corso”.
“We can change the script, we know what’s driving it and it’s us” – NIWA’s Dr Andrew Lorrey spoke to @ThePanelRNZ about the continued loss of snow and ice revealed by the latest survey of more than 50 South Island glaciers. https://t.co/aUVjRBh9f1
Il progressivo ritiro dei ghiacciai in Nuova Zelanda
Sulle cause del ritiro dei ghiacciai in Nuova Zelanda non ci sono dubbi. Le aree glaciali stanno soffrendo a causa delle temperature estive estremamente calde, esacerbate da un’ondata recente di caldo provocata dai venti marini. Niwa stima che più di un terzo del volume di ghiaccio è andato perso dalle locali Alpi meridionali da quando è iniziata l’indagine. “Quello che stiamo vedendo è un evidente ritiro che è senza dubbio dovuto al cambiamento climatico. In un decennio prevediamo che molti dei nostri amati e importanti ghiacciai saranno scomparsi”, ha detto Lorrey.
Il progressivo ridimensionamento avrà impatti di ampia portata per l’economia neozelandese. Oltre all’alterazione degli splendidi e storici paesaggi, che incidono sui mezzi di sussistenza delle persone che fanno affidamento su questi luoghi per il turismo, ci saranno ripercussioni anche sulla quantità di acqua da disgelo disponibile durante i periodi di siccità.
“Tutto ciò sottolinea l’urgenza di rallentare il cambiamento climatico perché gli impatti diventeranno sempre più costosi e difficili da evitare”, conclude Lorrey. Anche la remota Nuova Zelanda, nota ovunque per le sue meraviglie naturali, deve fare i conti con il riscaldamento globale di cui sta già subendo i danni; un campanello d’allarme che continua a risuonare in tutto il mondo.
Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.