La storia e le trasformazioni dei ghiacciai della Valle d’Aosta, in mostra al Forte di Bard

4 anni e 4 ghiacciai: tanto durerà il progetto L’adieu des glaciers per raccontare il Monte Rosa, il Cervino, il Gran Paradiso e il Monte Bianco.

Il titolo del progetto dovrebbe già metterci in allarme: “L’adieu des glaciers: ricerca fotografica e scientifica“. Sembra inevitabile quindi dover dire addio ai ghiacciai, e in mostra ne abbiamo la constatazione scientifica, sopportata dalla documentazione fotografica. Un progetto pensato per svilupparsi nell’arco di quattro anni, uno per ciascuna realtà fisica e culturale connotativa della Valle d’Aosta. Si parte dal massiccio del Monte Rosa raccontato al Forte di Bard sino al 6 gennaio 2021.

Mostra Bard ghiacciai
Vetta del Castore 4220 metri, Monte Rosa, Trofeo Mezzalama. 5 maggio 1997 © Davide Camisasca

Perché è necessario parlare dei ghiacciai italiani

Oggi parlare della situazione dell’alta montagna in Italia significa monitorare lo stato delle trasformazioni che stanno avvenendo sotto gli occhi di tutti ma, nonostante questo, nel silenzio di molti. I ghiacciai infatti rispondono in modo diretto e rapido al cambiamento climatico modificando la propria massa e le proprie caratteristiche morfologiche e dinamiche: si registra così il progressivo arretramento delle fronti glaciali, l’incremento delle zone crepacciate, la formazione di depressioni e di laghi sulla superficie, l’aumento dell’instabilità di seracchi pensili.

Scientificamente sappiamo che dal termine della Piccola età glaciale (ossia la fase di espansione dei ghiacciai alpini protrattasi dal 1300 al 1850 circa), la superficie dei ghiacciai dell’arco alpino si è ridotta di circa due terzi. In particolare, in 30 anni (quindi dagli anni Ottanta a oggi) la superficie dei ghiacciai italiani è diminuita del 40 per cento, mentre il numero dei ghiacciai è aumentato a causa dell’intensa frammentazione dei ghiacciai più grandi che riducendosi si dividono in singoli ghiacciai più piccoli. Il panorama è preoccupante e sono poche le attenzioni e quindi le azioni risolutive messe in atto per frenare la progressione di questo fenomeno. L’arte, la fotografia documentale e d’archivio e la ricerca scientifica si sono unite per questo progetto al fine di portare alla ribalta del grande pubblico ciò che riguarda tutti.

Il Forte di Bard diventa un luogo di ricerca 

La prima mostra dedicata al Monte Rosa inaugura questa nuova veste del Forte di Bard come vero e proprio laboratorio di analisi delle trasformazioni climatiche, ambientali e antropiche in atto sulle principali aree d’alta quota della valle. Non vi è posto migliore dove riunire e analizzare, grazie a un duplice binario, scientifico e fotografico, il fascino degli ambienti glaciali, unici e straordinari, ma anche la loro estrema fragilità. In particolare Il Monte Rosa: ricerca fotografica e scientifica presenta 100 opere fotografiche che raffigurano ambienti naturali e antropizzati, contesti e sodalizi storico-culturali, imprese scientifiche realizzate nel corso degli ultimi 150 anni e attualmente collezionate presso Enti pubblici, Università, Centri di ricerca, Associazioni, Fondazioni e privati che permettono di delineare l’identità glaciale del Monte Rosa.

Di particolare impatto per l’immediatezza sono i confronti fotografici esposti in mostra: una ripresa fatta dal Monte Barbeston da Francesco Negri nel 1896 e, nel 2019 dal medesimo punto di vista, da Enrico Peyrot e un’altra inequivocabile esemplificazione visiva dei cambiamenti climatici a livello globale, è rappresentata nella fotografia panoramica realizzata da Alberto De Agostini nel 1931 del ghiacciaio Upsala nell’America del Sud e, dal medesimo punto di vista, dalla ripresa a colori di Fabiano Ventura del 2016. Ventura è responsabile del progetto Sulle tracce dei ghiacciai, che attraverso il confronto fotografico, testimonia le variazioni climatiche in atto in tutto il pianeta. Nel 2020 il progetto coinvolge proprio le Alpi.

Ghiacciai mostra Forte Bard
Il Gruppo del Monte Rosa, dalla Gobba di Rollin allo Stolemberg, 1896 e 2019 © Francesco Neri e Enrico Peyrot/Archivi Regione autonoma Valle d’Aosta e archivi Peyrot

Questa è solo la prima tappa di un grande e ambizioso percorso che porterà al Forte di Bard altre 3 mostre e quindi ricerche su Cervino, Gran Paradiso e Monte Bianco. Fino al 2023 quindi in valle l’attenzione sarà tutta per i ghiacciai e la loro attuale drammatica situazione.

La mostra al Forte di Bard in Valle d’Aosta è aperta sino al 6 gennaio 2021 da martedì a venerdì dalle 10:00 alle 18:00, sabato, domenica e festivi sino alle 19:00, il biglietto costa 8 €.

 

 

 

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