Anche l’ultimo ghiacciaio del Venezuela non c’è più
L'ultimo ghiacciaio del Venezuela, il ghiacciaio La Corona, non c'è più
Il ghiacciaio La Corona, o ghiacciao di Humboldt, si è ridotto così tanto da essere stato riclassificato. Il Venezuela è il primo paese in epoca moderna ad aver perso tutti i suoi ghiacciai.
L'ultimo ghiacciaio del Venezuela, il ghiacciaio La Corona, non c'è più
Il ghiacciaio La Corona, o ghiacciaio Humboldt, era l’ultimo del Venezuela, dopo che tutti gli altri sono scomparsi prima del 2011
La sua superficie si è ridotta a meno di 2 ettari e non ha più accumulo né movimento verso valle: è stato quindi riclassificato a nevaio dagli scienziati
Questo ghiacciaio è un simbolo di ciò che sta accadendo alla criosfera globale a causa dell’aumento delle temperature a causa del riscaldamento globale
Il Venezuela non ha più ghiacciai. Anche l’ultimo, il ghiacciaio La Corona, sul picco di Humboldt, non c’è più. O meglio, si è ridotto così tanto che gli scienziati lo hanno riclassificato perché non ha più le caratteristiche per essere definito tale, ma solo un nevaio. Così, il paese sudamericano non ha più ghiacciai, e si pensa sia il primo al mondo ad averli persi tutti nell’era moderna.
#Venezuela has officially lost its last glacier after La Corona glacier on Humboldt peak, 4,900 meters above sea level, became too small to be classed as a #glacier.
This makes Venezuela the first country in the Andes mountain range to lose all its glaciers. https://t.co/BJyqouUjMY
— International Cryosphere Climate Initiative (@ICCInet) May 6, 2024
I ghiacciai perduti del Venezuela
Il Venezuela ospitava sei ghiacciai sulla cordigliera della Sierra Nevada di Merida, al di sopra dei 5.000 metri. La maggior parte di questi era già scomparsa entro i primi anni duemila. Quello de La Corona, vicino al Pico Humboldt, la seconda montagna più alta del paese (4.925 metri), era quindi l’ultimo e, tenuto sotto monitoraggio, si pensava potesse sopravvivere ancora per anni.
A causa dei disordini all’interno del paese, però, gli scienziati non hanno potuto negli ultimi anni proseguire i monitoraggi, riprendendoli solo più recentemente. Ora, nell’ultimo monitoraggio in quota, gli scienziati si sono trovati di fronte un triste panorama: il ghiacciaio La Corona si è ristretto a meno di 2 ettari (0,02 chilometri quadrati), dai suoi originari 450 ettari (4,5 chilometri quadrati).
“Il ghiacciaio di Humboldt non ha un’area di accumulo e sta solo perdendo superficie. Non ha quindi dinamiche di espansione”, ha commentato l’ecologista Luis Daniel Llambi di Adaptation at Altitude, un programma di adattamento climatico nelle Ande e ricercatore presso l’Università delle Ande. Per questo, è stato riclassificato a “nevaio”.
Il ghiacciaio di Humboldt mostra ciò che accadrà a causa della crisi climatica
“Il Venezuela è uno specchio di quello che continuerà ad accadere da nord a sud se i ghiacciai continueranno a ritirarsi sulle Ande, dalla Colombia e l’Ecuador fino al Perù e la Bolivia”, ha affermato Llambi. Sulle Ande tra gli anni ‘80 e i primi dieci del 2000 si è infatti registrata una media decennale di aumento delle temperature di 0,5 gradi, causando un tasso di accumulo di neve negativo, secondo i dati pubblicati dall’International cryosphere climate initiative. Inoltre, complice la presenza del fenomeno climatico de El Niño, in Venezuela ci sono stati picchi di temperature di 3 o 4 gradi superiori rispetto alla media tra il 1991-2020.
Il ghiacciaio La Corona è anche un simbolo di quello che sta succedendo e succederà in tutto il mondo. Con l’aumento delle temperature dovute al riscaldamento globale, la perdita di ghiaccio sta aumentando. Ad esempio, si stima che i ghiacciai delle Alpi al di sotto dei 3.500 metri scompariranno entro il 2050. La scomparsa dei ghiacciai ha impatti enormi sugli ecosistemi montani e sulla vita delle persone che dipendono da essi.
“La perdita del ghiacciaio La Corona è molto di più di semplice perdita di ghiaccio. È la perdita di numerosi servizi ecosistemici che il ghiacciaio fornisce, dagli habitat dei microrganismi fino agli ambienti di elevato valore culturale”, ha commentato la glaciologa Caroline Clason. “Per me il più grande impatto della scomparsa dei ghiacciai è culturale”, ha infatti affermato Llambi. “I ghiacciai erano una parte essenziale dell’identità culturale del paese, e per le sue attività legate alla montagna, incluso il turismo”.
Che un paese di montagna perda tutti i propri ghiacciai è un forte segno che l’impatto della crisi climatica è già oltre quello che pensiamo essere sotto al nostro controllo. E che il tempo da perdere è ormai finito.
“La perdita di tutti i ghiacciai del Venezuela simbolizza davvero i cambiamenti che ci dobbiamo aspettare di vedere nella criosfera globale a causa della continua crisi climatica”, ha detto Clason. “Da glaciologa, è un reminder straziante del perché facciamo questo lavoro e di cosa è in gioco per l’ambiente e la società”.
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