Circa 40.000 persone hanno sostenuto le richieste indigene, che si oppongono a un progetto di revisione del trattato fondativo della Nuova Zelanda.
Ghouta orientale, denunciato l’uso di bombe al cloro. La Russia proclama una “tregua quotidiana”
Nel Ghouta orientale l’appello delle Nazioni Unite ha fatto diminuire i raid, ma Assad ha avviato le manovre di terra. Denunciato l’uso di armi chimiche.
Aggiornamento ore 19:25 – La Russia ha ordinato l’instaurazione, a partire da martedì 27 febbraio, di una tregua umanitaria quotidiana. “Su ordine del presidente Vladimir Putin e con l’obiettivo di evitare le perdite tra i civili del Ghouta orientale, una sospensione delle ostilità sarà effettuata ogni giorno dalle 9 alle 14”, ha annunciato in un comunicato il ministero della Difesa di Mosca.
La risoluzione approvata dalle Nazioni Unite nella serata di sabato, con la quale viene chiesto di sospendere le ostilità nel Ghouta orientale e in altre aree della Siria, per ragioni umanitarie, non ha bloccato i raid ma li ha fatti per lo meno diminuire. È quanto riferisce la stampa internazionale: il bilancio della giornata di domenica indicato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani parla infatti di “soli” quattordici civili uccisi: il numero meno importante da quando sono stati avviati i bombardamenti (costati la vita a più di 500 persone). Tuttavia, le notizie inquietanti in arrivo dalla nazione in guerra dal 2011 non smettono di moltiplicarsi.
L’opposizione denuncia l’uso di bombe al cloro nel Ghouta Orientale
Tra le vittime, infatti, figurerebbe un bambino, deceduto per asfissia in seguito ad un possibile attacco con bombe al cloro, agente chimico che già in passato sarebbe stato utilizzato dall’esercito di Bashar al-Assad. Secondo il “governo” dell’opposizione al regime – la cui sede è a Gaziantep, in Turchia – l’attacco avrebbe provocato gravi difficoltà respiratorie in altri 17 casi, fortunatamente curati in tempo. Un medico presente nel Ghouta orientale ha confermato all’agenzia Afp di aver avvertito “odore di cloro proveniente dai vestiti e dalla pelle della maggior parte dei pazienti trattati. Molti presentano problemi respiratori o irritazioni degli occhi o dermatologiche”. La stessa informazione è stata riferita alla Bbc da un membro della Syrian american medical society. Fonti vicine al governo di Damasco non esitano invece a definire le notizie come fake news.
Assieme al sospetto di bombardamenti chimici, a preoccupare è poi l’escalation militare. A fronte di una diminuzione dei raid, infatti, le truppe dell’esercito governativo hanno ordinato le prime manovre di terra in vista di una possibile invasione della zona ribelle. Almeno due scontri sono stati già registrati nei pressi di Nashabiyé, borgo agricolo situato nell’estremità sud-est del Ghouta orientale, e nella città di Harasta.
Prime manovre terrestri ai margini della zona ribelle
Sull’esito delle due battaglie le informazioni che giungono dai media controllati da Damasco e dai gruppi armati che combattono l’esercito regolare sono diametralmente opposte. Difficile inoltre comprendere se gli attacchi siano stati lanciati come principio di un’offensiva imminente su larga scala o piuttosto per testare le capacità di resistenza dei ribelli.
Syrian government used Chlorine gas in aerial bombardment campaign in Eastern Ghouta, health officials say https://t.co/SChsZ8s1TX pic.twitter.com/nG7CMXv1RS
— Al Jazeera English (@AJEnglish) February 26, 2018
Secondo quanto riferito dal quotidiano Le Monde, che cita informazioni raccolte sul campo, i due principali gruppi anti-governativi presenti nel Ghouta orientale – Jaich Al-Islam e Faylaq Al-Rahmane – temono il peggio e ritengono che il voto favorevole della Russia alla risoluzione delle Nazioni Unite rappresenti solo un mezzo utile per placare le nazioni che non sostengono Assad. Per questo, starebbero riflettendo ad un documento nel quale intimerebbero ufficialmente al gruppo terroristico Hayat Tahrir Al-Sham, vicino ad Al Qaeda, di abbandonare la zona. Un’iniziativa che consentirebbe di fornire un’argomentazione in più alle diplomazie occidentali, aumentando la pressione su Mosca e Damasco.
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