Alla Cop 24 di Katowice sono state approvate le regole che dovrebbero rendere operativo l’Accordo di Parigi. Ma che non convincono le ong ecologiste.
La Giamaica è il primo paese caraibico a rafforzare i propri impegni climatici
Nuovi impegni a cinque anni dalla firma dell’Accordo di Parigi. La Giamaica è l’unica, insieme ad altri 10 paesi, ad aver rafforzato i propri impegni nella riduzione delle emissioni.
La Giamaica è diventata la prima nazione caraibica a presentare un piano d’azione sul clima aggiornato, come richiesto dall’Accordo di Parigi, aggiungendo obiettivi ambiziosi per quanto riguarda la silvicoltura e migliorando i target per la riduzione delle emissioni: meno 25 per cento entro il 2030.
“Il nostro recente impegno ricalca la volontà di continuare il nostro percorso per avere uno sviluppo sostenibile e un’economia a basse emissioni di CO2”, ha detto l’ambasciatore per la Giamaica alle Nazioni Unite E. Courtenay Rattray durante l’evento Building a clean and resilient recovery from the Covid-19 crisis in support of climate action and the sustainable development goals, organizzato dal Word resource institute. “Per fare questo ridurremo la nostra dipendenza dai combustibili fossili. Il rinnovo dei nostri Contributi nazionali volontari (Ndc) rappresenta un aumento del 60 per cento dei nostri obiettivi climatici rispetto agli impegni presi cinque anni fa”.
La Giamaica ridurrà le emissioni di un quarto
La piccola nazione caraibica sta già subendo gli effetti dei cambiamenti climatici, registrando uragani sempre più intensi alternati a periodi siccitosi, oltre a dover fronteggiare l’aumento del livello dei mari. Per questo motivo il governo ha deciso di dare un forte impulso alle proprie ambizioni climatiche.
Nello specifico è previsto che le emissioni diminuiscano tra l’1,8 e le 2 milioni di tonnellate rispetto ai livelli previsti dallo scenario “Business as usual”, ovvero quello senza interventi. Il precedente impegno del paese si fermava tra 1,1 e 1,5 milioni di tonnellate di riduzione.
Cosa prevedono i contributi nazionali volontari
Con l’Accordo di Parigi i paesi firmatari hanno accettato di preparare e comunicare un contributo aggiornato a livello nazionale (gli Ndc appunto) ogni cinque anni, per riflettere i progressi verso la sua massima ambizione possibile. Ad oggi solo 11 paesi li hanno aggiornati: tra questi la Norvegia, il Giappone, il Cile e la Nuova Zelanda e da soli rappresentano il 2,9 per cento delle emissioni globali. Sono invece 33 (Ue inclusa) gli stati che hanno annunciato di voler aggiornare i propri piani entro il 2020.
“Nonostante la grave pressione economica che la Giamaica sta affrontando a causa della crisi Covid-19, questa piccola nazione in via di sviluppo sta dimostrando la leadership sui cambiamenti climatici di cui il mondo ha bisogno in questo momento”, ha detto Helen Mountford, vice president of Climate & Economics del World resources institute. “L’impegno per il clima include importanti misure rispetto a quelle di cinque anni fa, che offriranno opportunità cruciali per generare posti di lavoro e prospettive di sviluppo per i suoi cittadini”.
Mostrando come la “ripresa verde” sia probabilmente l’unica strada da perseguire per uscire dalla crisi sistemica causata dalla recente pandemia. “Se una piccola nazione insulare come la Giamaica può aumentare il proprio sforzo climatico in questo momento, sicuramente le grandi economie possono fare lo stesso”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Gli studi più recenti sul riscaldamento globale fotografano una realtà preoccupante. Ancor più di quanto previsto dal Quinto rapporto dell’Ipcc del 2014.
Gli ultimi avvertimenti da parte della comunità scientifica sull’aumento delle emissioni e sugli effetti di queste sui cambiamenti climatici, stanno finalmente avendo effetto, sia sull’opinione pubblica che sulla politica. Ma ci troviamo di fronte ad una moneta a due facce, diametralmente opposte: se agiremo ora, potremmo tornare a livelli e condizioni climatiche migliori di oggi.
Il dramma che vive la città di Valencia è soltanto un assaggio di ciò che rischiamo senza un’azione immediata e drastica sul clima.
Le emissioni di gas serra continuano a crescere senza sosta e senza paura. Perché i primi a essere incoscienti e a sfidare il clima siamo noi.
Con le promesse attuali dei governi sul clima, il riscaldamento globale toccherà i 2,6 gradi nella migliore delle ipotesi; 3,1 gradi nella peggiore.
L’ennesima alluvione in Emilia-Romagna è un segnale della crisi climatica sempre più presente, aggravata da urbanizzazione e consumo di suolo.
Cosa pensa Donald Trump del cambiamento climatico. Con le sue stesse parole. Davvero. Secondo il Sierra Club, sta per diventare l’unico leader mondiale a non credere ai cambiamenti climatici causati dall’uomo.
Il 4 novembre è una data storica per la lotta ai cambiamenti climatici: entra in vigore l’Accordo di Parigi. Ora tocca alla politica dare segnali importanti nella riduzione delle emissioni di CO2.