In Messico sono stati uccisi tre giornalisti nel mese di gennaio 2022, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Si tratta di José Luis Gamboa Arenas, Alfonso Margarito Martínez Esquivel e Lourdes Maldonado López.
In diverse città del paese, centinaia di persone – tra loro colleghi e semplici cittadini – sono scese in strada per chiedere al governo di proteggerei giornalisti e fare giustizia.
Il Messico è il paese più pericoloso per l’incolumità dei professionisti dell’informazione. Di frequente i delitti rimangono impuniti.
José Luis Gamboa Arenas, Alfonso Margarito Martínez Esquivel e Lourdes Maldonado López erano tutti e tre giornalisti. Sono stati uccisi a gennaio, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Inaccettabile, anche per uno stato come il Messico dove la violenza nei confronti degli operatori dell’informazione è frequente e spesso impunita. Tant’è che, in diverse città del paese, centinaia di persone – tra loro colleghi e semplici cittadini – sono scese in strada, nella serata di martedì 25 gennaio. Con candele, striscioni e fiori tra le mani, hanno chiesto allo Stato di tutelare i giornalisti e fare giustizia.
A spate of journalist killings has deeply shaken #Mexico’s embattled press corps, leading to a wave of nationwide protests and underscoring the country’s position as one of the world’s deadliest for media workers.https://t.co/4UvfKcD7Expic.twitter.com/xO4lAMauNs
— Committee to Protect Journalists (@pressfreedom) January 26, 2022
I tre omicidi che hanno scosso l’opinione pubblica
Tutto è cominciato il 10 gennaio, quando il corpo di José Luis Gamboa Arenas, accoltellato, è stato rinvenuto nei pressi di Veracruz. Gamboa aveva fondato due testate online, Inforegio e La Noticia, e di recente aveva espresso critiche attraverso i social media nei confronti della presunta incapacità delle autorità locali di affrontare la criminalità organizzata. Esattamente una settimana dopo, il 17 gennaio, Margarito Martínezsi trovava nella sua casa di Tijuana quando è stato freddato da diversi colpi di pistola. Era un fotoreporter con più di vent’anni di esperienza. L’ultima vittima è una donna, Lourdes Maldonado López. Era già stata inserita in un programma di protezione governativo, a causa delle minacce subite in passato, ma non è stato sufficiente. Le hanno sparato nella sua auto, quando aveva appena raggiunto la sua abitazione a Tijuana.
Il Messico è il paese più rischioso per i giornalisti
Anche in un paese che negli ultimi anni è stato alle prese con un’impennata di crimini, con oltre 30mila omicidi accertati soltanto nel 2021, il susseguirsi di tre episodi così gravi nell’arco di pochi giorni non può essere liquidato come un caso. Tanto più perché spesso gli operatori dell’informazione vengono colpiti con precisione chirurgica.
“La brutalità in corso contro i giornalisti in questo paese è una diretta conseguenza della riluttanza e dell’incapacità delle autorità di combattere l’impunità che alimenta questi omicidi”, ha dichiarato tramite una nota Jan-Albert Hootsen, rappresentante per il Messico del Committee to Protect Journalists, un’organizzazione indipendente con sede a New. Stando alle indagini condotte dall’organizzazione, nel solo 2021 ci sono stati tre omicidi accertati altri sei che al momento sono oggetto d’indagine. Anche Reporter senza frontiere considera il Messico come lo stato più pericoloso in assoluto, con 7 omicidi di giornalisti sui 46 accertati a livello globale dal 1° gennaio al 1° dicembre 2021.
’You can't kill the truth by killing journalists’: Protests are underway in Mexico after the murder of journalist Lourdes Maldonado, the third reporter to be killed in the country this month https://t.co/f5thkD2ZJ8pic.twitter.com/1uNDIsyGlt
Da qui la scelta di centinaia di persone, giornalisti e non, di scendere in piazza in diverse città chiedendo al governo di agire in modo più incisivo. “Ci si sente un bersaglio facile”, conferma Aline Corpus, corrispondente di una testata nazionale, durante la veglia nella città di Tijuana. Il presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador, ha assicurato che la sua amministrazione farà tutto il possibile per garantire una maggiore sicurezza. Più volte, sottolinea però il New York Times, ha screditato i mass media, bollandoli come diffusori di fake news e criticando personalmente alcuni giornalisti.
Drogata e stuprata per anni, Gisèle Pelicot ha trasformato il processo sulle violenze che ha subìto in un j’accuse “a una società machista e patriarcale che banalizza lo stupro”.