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Ancora giornalisti in prigione in Egitto. Il presidente del sindacato condannato a due anni di carcere
Il presidente del sindacato dei giornalisti egiziano, Yahya Qalash e i membri del suo consiglio di amministrazione Khaled el-Balshy e Gamal Abdel Rahim sono stati condannati oggi a due anni di carcere. Avevano nascosto due giornalisti ricercati dalla polizia L’accusa che ha portato a questa prima condanna è per favoreggiamento nei confronti di Amr Badr
Il presidente del sindacato dei giornalisti egiziano, Yahya Qalash e i membri del suo consiglio di amministrazione Khaled el-Balshy e Gamal Abdel Rahim sono stati condannati oggi a due anni di carcere.
Avevano nascosto due giornalisti ricercati dalla polizia
L’accusa che ha portato a questa prima condanna è per favoreggiamento nei confronti di Amr Badr e Mahmud al Saqqa, altri due giornalisti arrestati in un blitz della polizia nella sede del sindacato nel centro del Cairo lo scorso primo maggio. Qalash, el-Balshy e Rahim sono stati giudicati colpevoli di aver aiutato i due giornalisti a sottrarsi al mandato d’arresto, nascondendoli. Lo riferisce il sito web del quotidiano locale “al Ahram”.
La corte di Qasr el Nil Misdemeanor, al Cairo, ha imposto una cauzione equivalente a circa mille dollari.
La sentenza, contro cui è possibile ricorrere in appello, è considerata un duro colpo alla libertà di stampa in Egitto.
Già a maggio i tre giornalisti e sindacalisti, durante la fase inquisitoria, erano stati trattenuti per due giorni in una stazione di polizia e avevano rifiutato di pagare, anche allora, la cauzione. “Abbiamo rifiutato di pagarla perché le accuse sono collegate alla pubblicazione di articoli, cosa che non dovrebbe mai costituire motivo né di imprigionamento, né di cauzione” dichiarò allora el-Balshy.
L’appello contro la sentenza a due anni di carcere
Yahya Qalash, insieme al capo della commissione per le libertà Khaled el-Balshi e il segretario generale Gamal Abdel Rahim, impugneranno “entro 10 giorni” in appello la sentenza a due anni di carcere inflitta oggi in primo grado. L’appello è curato dall’avvocato del sindacato, Sayed Abou Zeid. Qalash, Balshi e Gamal – comunque attualmente tutti a piede libero – sono stati giudicati colpevoli di aver aiutato i due giornalisti Badr e al Saqqa a sottrarsi al mandato d’arresto spiccato per il presunto ruolo di questi ultimi nelle proteste anti-governative contro la cessione delle isole Tiran e Sanafir, nel Mar Rosso, all’Arabia Saudita.
I tre, assenti oggi dalla blindatissima aula del tribunale che li ha condannati, potranno continuare ad evitare il carcere con il pagamento di 10 mila sterline egiziane a testa. “Abbiamo facoltà di ricorrere in appello entro dieci giorni senza pagare la cauzione, ma la somma deve essere pagata prima che il tribunale definisca una data per l’appello”, ha precisato l’avvocato. La sentenza è stata emanata oggi dalla corte di Qasr el Nil Misdemeanor. I giornalisti che intendevano seguire il processo sono stati espulsi dall’aula. Ingente il dispositivo della sicurezza attorno al tribunale situato nel quartiere di Abdeen, nella parte orientale del centro del Cairo.
La posizione del Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj)
Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) ovviamente condanna la sentenza a due anni di carcere inflitta ai tre dirigenti del sindacato dei giornalisti egiziani con l’accusa di aver nascosto dei ricercati. “Le autorità stanno punendo la voce più influente della libertà di stampa in Egitto per il lavoro a protezione dei giornalisti da molestie, minacce e arresti – ha detto Sherif Mansour, coordinatore del programma per il Medio Oriente e il Nord a Africa – chiediamo alle autorità egiziane di lasciare che il sindacato dei giornalisti e tutti i membri della stampa svolgano il proprio lavoro senza timore di rappresaglie”. Il Committee to Protect Journalists è un’organizzazione indipendente e non a scopo di lucro, con sede a New York, il cui obiettivo è difendere la libertà di stampa e i diritti dei giornalisti in tutto il mondo.
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