Le temperature impazzite hanno conseguenze anche sull’ecosistema marino: le sardine si sono rimpicciolite, ma anche vongole e seppie sono a rischio.
Le crisi che affrontiamo oggi affondano le radici nell’insostenibile produzione del nostro cibo
Le crisi del clima, del suolo e della fame sono profondamente legate al modello insostenibile con cui produciamo il nostro cibo, che ha effetti sulla nostra salute e quella del Pianeta. In occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, l’editoriale di Navdanya International.
La celebrazione della Giornata mondiale dell’alimentazione quest’anno cade a breve distanza dalla pubblicazione di un preoccupante rapporto sulle condizioni del nostro Pianeta a cura del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Ipcc). Gli autori rilevano che se le emissioni di gas serra continueranno al ritmo attuale, entro il 2040 l’atmosfera si riscalderà fino 1,5 gradi al di sopra di quelli che sono considerati i livelli dell’era preindustriale. I rischi connessi a questo fenomeno sono molteplici: inondazioni nelle coste, intensificazione della siccità, aumento degli incendi boschivi, ulteriore carenza di cibo e crescita della povertà.
Cambiamenti climatici e Obiettivi di sviluppo sostenibile
Anche gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) sono menzionati nel rapporto in relazione ai cambiamenti climatici. L’obiettivo numero 13 richiede azioni urgenti per affrontare i cambiamenti climatici e i suoi effetti, come aumentare la resilienza e la capacità di adattamento al clima. Sono inoltre citati negli obiettivi legati alla povertà, alla fame, alle città e all’istruzione. Occorre infatti controllare, ridurre o prevenire le emissioni antropogeniche di gas a effetto serra in tutti i settori pertinenti, compresi l’energia, i trasporti, l’industria, l’agricoltura, la silvicoltura e nei settori di gestione dei rifiuti. Senza dimenticare di lavorare per la conservazione e la valorizzazione della biomassa, delle foreste, dei mari e degli oceani, oltre ad altre risorse terrestri, costiere e marine.
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Il rapporto inoltre afferma che l’aumento delle temperature significherebbe un’intensificazione del ricorso alle tecnologie create per rimuovere le emissioni di CO2 dall’atmosfera. L’efficacia di tali tecniche non è però stata dimostrata su larga scala e alcune di esse possono comportare rischi significativi per lo sviluppo sostenibile. La soluzione alla crisi climatica non può dunque essere a breve termine e concepita con lo stesso paradigma ideologico che ha creato il problema intervenendo goffamente nell’aggiustare i danni. Oltre a ciò, nonostante le chiare indicazioni delle Nazioni Unite e l’accordo di Parigi, le politiche territoriali e nazionali molto spesso si muovono in direzione opposta.
Un sistema sbagliato
La crisi del suolo, la crisi del clima, la crisi degli ecosistemi, delle migrazioni forzate, della fame, dell’inquinamento, la crisi agraria, lo sfaldamento dei territori e delle comunità, la crisi sanitaria e alimentare sono tutte profondamente interconnesse e affondano le proprie radici nel paradigma estrattivista e al modo in cui il nostro cibo viene oggi prodotto e distribuito, come Navdanya International ha evidenziato nel rapporto Terra Viva. Abbiamo trasformato la biosfera eliminando il 70 per cento della prateria, il 50 per cento della savana, il 45 per cento della foresta decidua temperata, e il 27 per cento della foresta tropicale, il tutto per fare spazio all’agricoltura industriale, che contribuisce tra il 24 e il 33 per cento delle emissioni globali di gas serra.
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Il modello tecnologico ed economico dominante, basato sui combustibili fossili, non prende in considerazione la limitatezza delle risorse e sta devastando il pianeta, separando la Terra dai cicli di rinnovamento e dalle leggi di rendimento ecologico. La caratteristica essenziale di questo paradigma è vedere noi stessi e la vita non come parte del tutto, ma separati e isolati. Infatti, sono tre le percezioni illusorie di separazione che impediscono la trasformazione del modo in cui percepiamo e intendiamo il suolo e il territorio, il cibo e il lavoro, l’economia e la democrazia. La prima è che gli esseri umani sono separati dalla Terra; la seconda è che la creazione di ricchezza nel mercato è separata dal contributo degli altri (la natura, i lavoratori, le donne, le generazioni precedenti); e la terza è che le azioni sono separate dalle conseguenze e i diritti sono separati dalle responsabilità.
Il rapporto tra alimentazione e salute
Lo stesso approccio lineare e meccanicistico, che radicalmente rifiuta di affrontare le crisi globali in modo sistemico e multisettoriale risulta evidente nel modo in cui al giorno d’oggi ancora si affronta il tema delle connessioni tra i sistemi agro-alimentari e la nostra salute. Come evidenziato nel manifesto “Food for Health” (cibo per la salute) a cura di Navdanya International, l’agricoltura e i processi di trasformazione industriali sono all’origine di due questioni essenziali per la nostra salute. La prima riguarda la perdita della biodiversità e quindi della diversità dei nutrienti nelle nostre diete. La seconda concerne il costo che paghiamo in termini di salute a causa delle sostanze tossiche e dei contaminanti presenti negli alimenti.
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Per ottenere una maggiore resa, l’agricoltura industriale immette nel suolo, nell’acqua e nell’aria sostanze tossiche che in un modo o nell’altro entrano nella catena alimentare e minacciano la salute umana. La trasformazione industriale degli alimenti comporta, infine, un ulteriore processo di impoverimento. Le diete basate su alimenti di scarsa qualità e dal basso valore nutrizionale possono infatti provocare una lunga serie di malattie croniche. Si tratta di malattie spesso ritenute correlate allo stile di vita, ma che sono in realtà causate da sistemi alimentari inadeguati.
La Giornata mondiale dell’agricoltura
Nella Giornata mondiale dell’alimentazione è imperativa una riflessione da parte tutti gli attori del sistema alimentare e sanitario. Un approccio alternativo ed efficace alla sicurezza alimentare esiste, e si basa sulla biodiversità, combina quantità e qualità e massimizza i benefici per la salute del Pianeta e delle persone. Sostituisce le tendenze distruttive con politiche, pratiche e conoscenze che assicurano invece il rinnovamento inteso come una ritrovata resilienza dei sistemi alimentari naturali, che lavorano in armonia con la natura, si basano sulla sovranità alimentare e sul riportare i semi nelle mani degli agricoltori, sono rispettosi degli impatti ambientali e contribuiscono a prevenire il riscaldamento globale dovuto alle emissioni di gas serra prodotte dall’agricoltura industriale e dal commercio su lunga distanza.
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Il diritto alla salute può diventare effettivo solo se anche il diritto a una buona alimentazione viene riconosciuto e rispettato. Trasformare i nostri sistemi alimentari è cruciale non solo per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030 ma anche per assicurare la salute delle persone e del Pianeta.
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