Acqua

Giornata mondiale dell’acqua 2018, per garantirci un futuro dobbiamo tornare alle origini

Quest’anno la Giornata mondiale dell’acqua vuole farci riflettere sull’esistenza di soluzioni semplici e naturali per salvaguardare un bene tanto prezioso. E gli italiani, che uso ne fanno?

I camaleonti cambiano colore per mimetizzarsi. I cavalli riposano in piedi per essere pronti a fuggire dai predatori. Le ossa rotte si riparano, le ferite si rimarginano, i rami spezzati ricrescono. La natura sa come risolvere i problemi e non dobbiamo temere di affidarci a lei: è il messaggio della Giornata mondiale dell’acqua 2018. Il tema di quest’anno, infatti, è Nature for water; l’obiettivo è quello di dimostrare che le soluzioni basate sulla natura sono le più efficaci per salvaguardare le risorse idriche. Tra soli vent’anni, oltre cinque miliardi di persone rischiano di non avere abbastanza acqua a causa degli effetti dei cambiamenti climatici: la siccità può essere prevenuta tramite la riforestazione e la bonifica delle zone paludose, mentre le inondazioni si possono contrastare con il ripristino degli ecosistemi fluviali e la costruzione di “infrastrutture” verdi quali “muri” di alberi e “argini” di mangrovie.

Scopo della Giornata mondiale dell’acqua, che si celebra il 22 marzo di ogni anno da quando le Nazioni Unite l’hanno istituita nel 1993, è anche quello di ricordarci che non tutti hanno accesso all’acqua potabile. Garantirla all’intera popolazione mondiale è uno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030. L’acqua è una componente essenziale dell’organismo umano, ricopre oltre il 70 per cento del nostro pianeta ed è essenziale alla vita di qualunque essere vivente: il cammello, quando è assetato, può arrivare a berne oltre cento litri nel giro di una decina di minuti.

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Donne in fila per l’acqua potabile nella provincia di Henan in Cina © Vcg/Getty Images

Le abitudini degli italiani in fatto di acqua

In occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2018, LifeGate ha presentato a Milano il quarto Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile. Novità di quest’anno è l’analisi dei comportamenti degli italiani in merito al consumo di acqua, realizzata in collaborazione con l’Istituto di ricerca Eumetra MR e con il supporto di Culligan, azienda leader nei sistemi di depurazione che offre soluzioni pratiche ed economiche per trattare l’acqua del rubinetto, ridurre i costi a carico delle famiglie e l’impatto sull’ambiente.

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Eumetra MR ha preparato un questionario da sottoporre a 800 adulti statisticamente rappresentativi della popolazione. Dalle loro risposte è emerso che a casa il 67 per cento degli italiani beve acqua minerale in bottiglie di plastica, percentuale che sale al 78 per cento se si mangia fuori. Questo perché circa metà della popolazione ritiene che l’acqua in bottiglia sia più sicura. La scelta del vetro non è molto diffusa nelle abitazioni (25 per cento), ma cresce nei luoghi pubblici (64 per cento).

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I risultati dell’indagine realizzata da LifeGate nell’ambito del quarto Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile © LifeGate

L’acqua in bottiglia è davvero più sicura?

Un team di ricercatori della State University of New York at Fredonia ha trovato nell’acqua in bottiglia una quantità di microplastiche quasi doppia rispetto a quella rilevata nell’acqua del rubinetto. L’analisi, commissionata da Orb Media, ha interessato 259 bottiglie di 11 marche diverse provenienti da cinque continenti. Solo 17 erano prive di plastica. Le altre contenevano in media 10,4 particelle per litro, a differenza dell’acqua del rubinetto che ne conteneva 4,45 per litro. Alla luce di questa scoperta l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato di voler condurre un’indagine sui potenziali rischi per la salute dell’uomo.

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Il 93 per cento delle bottiglie d’acqua analizzate dai ricercatori conteneva microplastiche © Ingimage

Se l’acqua del rubinetto fosse più sicura, molte persone ne farebbero uso 

Se l’Oms dimostrasse che l’acqua del rubinetto è più sicura di quella in bottiglia, il 68 per cento degli italiani sarebbe disposto a cambiare le proprie abitudini. La Commissione europea ha recentemente stilato delle proposte per migliorare la qualità dell’acqua potabile in tutta l’Unione: si punta ad aggiornare l’elenco dei parametri microbiologici, a modernizzare il sistema di monitoraggio, a migliorare il servizio e a fornire al consumatore informazioni dettagliate riguardo alle caratteristiche del prodotto.

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In molte città italiane ci sono distributori di acqua potabile © Culligan

Bere acqua del rubinetto è una scelta in linea coi principi dell’economia circolare

Rinunciare all’acqua in bottiglia e bere quella del rubinetto potrebbe sembrare un ritorno al passato, in realtà è ciò che potrà garantirci un futuro. È una scelta in linea con i principi dell’economia circolare, perché non comporta la produzione di rifiuti né l’emissione di CO2 derivante dalla produzione e dal trasporto delle bottiglie d’acqua minerale. Il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans ricorda che da bambino, quando ha vissuto in Italia, “a volte si rischiava la salute bevendo acqua del rubinetto. Oggi non è più così, ma nel paese si è creata una cultura che resiste”. Eppure, l’acqua del rubinetto è sottoposta a decine di monitoraggi quotidiani. Dobbiamo fidarci della natura, che è in grado di offrirci tutto ciò di cui abbiamo bisogno ed è perfetta così com’è.

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