La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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L’edizione di quest’anno è dedicata allo stretto legame tra la biodiversità, il cibo e la nostra salute.
Da 66 milioni di anni a questa parte, ovvero da quando un meteorite si abbatté sul pianeta, ponendo fine al dominio dei dinosauri non-aviani, la vita sulla Terra non aveva mai dovuto far fronte ad un tasso di estinzione così rapido come quello cui è sottoposta oggi a causa dell’Homo sapiens, la cui espansione ha dato origine alla sesta estinzione di massa della storia. L’attuale tasso di estinzione, secondo uno studio pubblicato nel 2015, è di circa cento volte più elevato del normale e si stima che almeno metà delle specie potrebbe estinguersi entro la fine del secolo. La scomparsa di animali e piante, oltre a privarci della loro bellezza, mette a rischio la nostra stessa sopravvivenza, dato che la biodiversità ci offre un incredibile numero di servizi indispensabili.
Proprio per ricordare l’importanza della biodiversità, e il filo rosso che ad essa ci lega indissolubilmente, il 22 maggio si celebra la Giornata mondiale della biodiversità, istituita dalle Nazioni Unite nel 1993. La data è stata scelta per ricordare l’adozione della Convenzione sulla diversità biologica, avvenuta il 22 maggio 1992. Il tema dell’edizione del 2019 è “la nostra biodiversità, il nostro cibo, la nostra salute”. L’obiettivo è focalizzare l’attenzione sulla necessità di rendere più sostenibili i nostri sistemi di produzione alimentari per preservare gli ecosistemi da cui dipendiamo. “La diversità biologica è vitale per la salute e il benessere umano – ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. – Esorto tutti, governi, imprese e società civile, a intraprendere azioni urgenti per proteggere e gestire in modo sostenibile la fragile e vitale rete della vita del nostro unico e solo pianeta”.
Negli ultimi decenni si è assistito ad una progressiva omologazione dei regimi alimentari a livello globale, con un inevitabile impoverimento delle nostre diete. Negli ultimi cento anni oltre il 90 per cento delle varietà coltivate è scomparso dai campi degli agricoltori, numerose razze di animali domestici sono andate perdute e in tutte le 17 principali zone di pesca del mondo gli animali vengono catturati a ritmi insostenibili. L’omogeneizzazione degli alimenti e il declino delle culture indigene sta inoltre condannando all’oblio un inestimabile bagaglio di conoscenze tradizionali e locali legate all’alimentazione e alla medicina tradizionale. La perdita di diete variegate è direttamente collegata al crescente numero di malattie o fattori di rischio per la salute, come diabete, obesità e malnutrizione.
È ormai evidente che le scelte alimentari che facciamo hanno una ricaduta sul pianeta, con gravi conseguenze sulla nostra e sulle altre specie, sia animali che vegetali. Il consumo di carne è tra le principali cause dell’attuale sfacelo ambientale: il 14,5 per cento delle emissioni di origine antropogenica è causato dal settore dell’allevamento, il 26 per cento del suolo terrestre viene utilizzato per il pascolo del bestiame e l’attuale sistema di produzione alimentare minaccia la sopravvivenza di 26mila specie di piante e animali. In occasione della Giornata mondiale della biodiversità, Istituto Oikos, organizzazione non-profit impegnata per proteggere la biodiversità e promuovere forme di sviluppo sostenibile, ha lanciato la campagna di sensibilizzazione #èunmacello! e una petizione a sostegno di modelli di produzione più sostenibili. “Istituto Oikos invita tutti i cittadini a firmare una petizione che chiede al governo italiano e all’Unione europea di sostenere, attraverso politiche e incentivi, modelli di agricoltura e allevamento più ecologici, che rispettino standard ambientali più alti e tutelino il benessere degli animali e della salute umana”.
Dal 23 maggio al 3 giugno avrebbe dovuto svolgersi a Colombo, in Sri Lanka, la Cop 18, la diciottesima conferenza delle parti dedicata alla biodiversità. La conferenza è stata invece rimandata, probabilmente a settembre, per motivi di sicurezza, in seguito agli attentati che lo scorso 23 aprile hanno insanguinato al nazione asiatica, causando oltre 250 morti e centinaia di feriti. La Cop 18 è destinata ad essere la più grande riunione della conferenza delle parti nella storia della Cites. “Attendiamo con impazienza di ospitare la Cop 18 e di mostrare l’impegno dello Sri Lanka nel garantire la conservazione delle specie in pericolo”, ha dichiarato il ministro del Turismo e della fauna selvatica dello Sri Lanka, John Amaratunga.
Se, come ha scritto il biologo e naturalista Edward Wilson, “ogni specie vivente è un capolavoro della vita”, ogni estinzione che provochiamo rappresenta un fallimento per la nostra specie, le cui conseguenze ricadranno sulle future generazioni.
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